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Cina: record nell’export di derivati del petrolio all’estero

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L’aumento delle quote di esportazione dei carburanti e la forte domanda internazionale hanno spinto le spedizioni cinesi all’estero di prodotti raffinati a un’impennata del 36% su base annua nel mese di settembre, raggiungendo il livello più alto dal giugno dello scorso anno, come hanno mostrato lunedì i dati ufficiali cinesi.

Nello stesso tempo la Cina ha visto le sue importazioni di greggio calare del 2% su base annua a settembre, a circa 9,79 milioni di barili al giorno (bpd), secondo i dati dell’Amministrazione generale delle dogane cinese citati da Reuters, pur essendo superiori a quelli dell’agosto nel 2022.

La scarsa domanda interna e l’indebolimento dei margini hanno spinto le raffinerie indipendenti, le cosiddette “teapo”, a mantenere ridotti i tassi di lavorazione del carburante.Però, grazie al ritorno in funzione delle grandi raffinerie statali dopo le manutenzioni programmate estive, la produzione delle raffinerie in Cina ha registrato il primo aumento su base annua dal novembre dello scorso anno. Secondo i dati dell’Ufficio nazionale di statistica, citati da Reuters lunedì, la produzione delle raffinerie in Cina è aumentata dell’1,9% a settembre rispetto allo stesso mese del 2021, attestandosi a circa 13,82 milioni di bpd. Si tratta di un valore molto più alto rispetto alla produzione delle raffinerie di 12,64 milioni di bpd nell’agosto 2022.

Le più alte esportazioni di carburanti a settembre degli ultimi 15 mesi arrivano proprio quando la Cina, alla fine di settembre, ha rilasciato ai suoi raffinatori le più grandi quote di esportazione di carburanti per quest’anno. Le autorità cinesi hanno assegnato 15 milioni di tonnellate di nuove quote di esportazione di carburante alle principali raffinerie, che potrebbero essere prorogate all’inizio del prossimo anno.

La nuova serie di quote di esportazione di carburante era ampiamente attesa, in un’azione vista come un tentativo da parte della Cina di rilanciare l’attività economica del Paese, che dalla primavera ha sofferto per le chiusure improvvise del COVID e per una crisi immobiliare.

Allo stesso tempo, i venditori di carburante asiatici starebbero aumentando le spedizioni di gasolio verso l’Europa, affamata di energia, beneficiando del premio che gli acquirenti europei sono disposti a pagare per il carburante in un contesto di crescente deficit globale e regionale. La Cina quindi si è avviata a sostituire, con un extra-utile, la Russia come fornitore di distillati all’Occidente. La guerra è sempre un buon affare per qualcuno.

 


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