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Cina: le “Case deL cavolo” a prezzo stracciato. Crisi immobiliare imminente

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In Cina la piccola città di Hegang, nella provincia di Heilongjiang, sta facendo notizia per le sue “Cabbage house” “Case dei cavoli”. Si tratta di abitazioni di dimensione media per gli standard cinesi, circa 55mq, che vengono vendute “Usate” a prezzi stracciati. Una famiglia della classe media cinese può comprare un appartamento del genere con tre mesi di stipendio, 30 mila yuan, poco più di 4.100 euro. Un prezzo realmente stracciato per le “Case cavolo” perfino per i metri cinesi.

Questo fenomeno del calo del prezzo delle abitazioni si sta ripetendo in altre medie città del delta dello Yang-Tse e del Fiume delle Perle, cioè le aree fortemente popolate a monte di Hong Kong e di Shanghai. Zone che erano state al centro dell’esplosione immobiliare degli anni passati. Le “Case cavolo” sono case “Usate”, concetto che per noi, abituati a vendere immobili di pregio con centinaia di anni di storia, ha poco senso, ma che mostra la dicotomia illogica del mercato cinese: in oriente il valore immobiliare è nelle case “Nuove”, mai abitate, mentre crolla per le case “Usate”, che sono già state abitate. Questo fa si che il valore immobiliare sia posto in case sostanzialmente inutili, perché non destinate ad essere abitate. Quando lo fossero vedrebbero cadere il proprio valore.

Il fenomeno pare non sia limitate a Hegang, ma si stia diffondendo un po’ in tutte le citta di medie dimensioni del sud. Il PCC ha investito molto nello sviluppo economico nel nord-ovest, e pagarne lo scotto è stato soprattutto il sud, a partire dalle citta medio piccole. Quelle grandi, infatti, riescono a godere del vantaggio di un sistema creditizio più benevolo. Le città di terza fila invece sentono direttamente l’impatto della crisi immobiliare in modo diretto.

questo fenomeno si accompagna al fallimento della politica monetaria della PBOC nel rilancio dei valori del mercato immobiliare. La People’s Bank of China ha recentemente ridotto più volte RRR e tassi di interesse e ha allentato la politica monetaria, ma l’effetto vi è stato solo sul mercato azionario.  Un nuovo rapporto di ricerca sul mercato immobiliare mostra che a gennaio di quest’anno il volume complessivo delle transazioni di edifici residenziali in 29 città chiave della Cina è diminuito di quasi il 50% rispetto al periodo equivalente dello scorso anno.

Secondo un rapporto pubblicato dal Crane Real Estate Research Center il primo giorno del primo mese lunare (1 febbraio), il volume complessivo delle transazioni di 29 città chiave in Cina è stato di 14,29 milioni di metri quadrati, una diminuzione anno su anno di 46%. Il volume totale delle transazioni nelle quattro città di Pechino, Shanghai, Guangzhou e Shenzhen è stato di 2,85 milioni di metri quadrati, in calo rispettivamente del 38% e del 21%. Solo Shanghai è un caso speciale, con 1,3 milioni di metri quadrati di transazioni in un solo mese, in crescita del 43% su base mensile, toccando un nuovo massimo da febbraio dello scorso anno. Per quanto riguarda le città di secondo e terzo livello, il volume totale delle transazioni è stato di 11,43 milioni di metri quadrati, in calo del 41% su base mensile e del 47% su base annua, e il volume delle transazioni è stato dimezzato. Questo non fa che confermare quello che abbiamo scritto poco sopra: la crisi del mercato immobiliare cinese è partita, ma per ora è strisciante e quasi invisibile, perché colpisce soprattutto le piccole città. 

Considerando come le famiglie cinesi hanno investito in passato la propria ricchezza, soprattutto negli immobili, è un elemento non indifferenze per l’economia di Pechino


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