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Energia

Cina: aumenta l’import di petrolio a Novembre, frutto di una maggiore domanda

Approfittando degli sconti garantiti da Arabia Saudita e Iraq la Cina ha aumenttato gli acquisti di Petrolio a Novembre. Curiosamente non dall’Iran. Comunque gli stimoli un po’ stanno funzionando

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Raffineria cinese

Le importazioni di greggio in Cina sono aumentate il mese scorso per la prima volta in sette mesi, grazie al calo dei prezzi che ha stimolato una maggiore domanda.

La media giornaliera delle importazioni a novembre si è attestata a 11,81 milioni di barili, ha riferito la Reuters, citando i dati doganali della Cina. Il totale del mese è stato di 48,52 milioni di tonnellate di greggio, il 14,3% in più rispetto a un anno fa.

La Reuters ha sottolineato che i raffinatori cinesi hanno probabilmente approfittato dei tagli ai prezzi effettuati dall’Arabia Saudita e dall’Iraq – due dei principali fornitori – e hanno colmato il vuoto lasciato dal petrolio iraniano a causa dei minori carichi di novembre.

Il tasso di importazioni di petrolio per l’anno in corso, tuttavia, rimane in calo rispetto al 2023 ed è probabile che anche il dato relativo all’intero 2024 sia inferiore al totale del 2023. Questo probabilmente alimenterà il pessimismo dei trader sulla domanda futura, anche se la Cina raddoppia gli stimoli per accelerare la sua crescita economica.

Per il resto dell’anno, le importazioni rimarranno probabilmente più elevate. La Cina ha emesso una quota extra di importazione di greggio di circa 116.800 barili al giorno per quest’anno e c’è una direttiva per aggiungere 8 milioni di tonnellate di petrolio alle scorte di emergenza del Paese.

Nel frattempo, le raffinerie cinesi non se la passano bene. I tassi di produzione sono scesi per sette mesi di fila fino a ottobre, con un calo totale annuo dal 2023 al 4,6%. A seguito della serie di cali mensili, la media dei tassi di funzionamento delle raffinerie per i primi dieci mesi dell’anno ha registrato un calo annuo del 2%, per una media giornaliera di 14,14 milioni di barili.

Secondo una società di consulenza energetica locale che ha parlato con Reuters il mese scorso, il calo è legato alle interruzioni di manutenzione e ai fallimenti di tre raffinerie di proprietà di Sinochem. Inoltre, le raffinerie indipendenti, le cosiddette teapot, hanno operato a tassi molto più bassi della media in ottobre, circa il 58,7% contro il 77% di un anno fa.

L’ultimo stimolo, incentrato su una politica monetaria più allentata, mira a stimolare l’attività industriale, il che potrebbe favorire le raffinerie nel 2025.


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