Attualità
Chi ha incastrato Roger Rabbit?
Riceviamo e pubblichiamo un articolo di Gennaro Varone, Sostituto Procuratore della Repubblica a Pescara
Mani Pulite prende avvio nello stesso anno di Maastricht: 1992. La caduta del blocco sovietico è del 1989. E’ Giulio Andreotti il presidente del Consiglio di Maastricht, Claudio Martelli è vice presidente del consiglio, tutta la nomenklatura della prima Repubblica è schierata il quel governo: De Michelis agli Esteri, Claudio martelli alla Giustizia, Cirino Pomicino al Bilancio, Carli al Tesoro. Perché sottoscrivono un accordo che sta per distruggere ciò che hanno faticosamente costruito e difeso?
In Italia abbiamo un rapporto Politica-Finanza (fondato sul finanziamento a partito politico) saldamente nelle mani della politica, del Pentapartito, sino al 1989. Soltanto perché la Finanza, timorosa del blocco sovietico, lo ha permesso. La DC prima; poi il Pentapartito, hanno costruito un parastato fortissimo, con Banche Pubbliche (collocatarie dei Titoli di Debito Pubblico), tutti i più grandi enti fornitori di servizi in mano pubblica (ENEL, Poste, TELECOM, ENI). La politica si sentiva invincibile. Ma la spinta neoliberista della grande Finanza inizia a farsi sentire. I grandi Finanziatori dei partiti politici vogliono la Stabilità dei Prezzi, la Recessione e la Deflazione: perché li arricchisce.
Non più soltanto Appalti (queste sono briciole); ma una scelta politica nuova (già iniziata nel 1981, quando la Banca di Italia fu autorizzata dal ministro Andreatta a non acquistare più i Titoli di Stato, provocando l’inizio delle recessione e l’impennata del Debito Pubblico). Sino al 1989 il pentapartito aveva garantito contro la minaccia sovietica. Ora che la minaccia sovietica non c’è più, il pentapartito non è più “indispensabile“. Ma i Big Politici dell’epoca, non hanno capito che un’epoca è finita e si sopravvalutano. Scelgono di accondiscendere alle richieste, sempre pensando di essere loro i Padroni, di poter ‘controllare’ la Finanza ed il nuovo corso che stanno dando alla storia italiana.
E sottoscrivono Maastricht. E’ il 7 febbraio 1992. Si sbagliano.
La Finanza vuole comandare LEI. Ha permesso alla politica di essere padrona, soltanto perché “conveniva così“, nel breve periodo. Ma la regola “chi paga, comanda” non l’ha mai dimenticata. (Dal libro di Michael Crichton “Rising Sun”: chi paga comanda”). Per questo quel mondo politico si sgretola, con l’indagine Mani Pulite. Perché non era forte in sé. E’ la Finanza a comandare. La politica pensava di essere invincibile, ma senza il blocco culturale/sociale indotto dal Potere Finanziario era ben poca cosa.
Mani Pulite (nata per caso il 17 febbraio 1992, ma un’occasione si sarebbe, prima o poi, presentata) diventa, innanzitutto, un fenomeno culturale senza precedenti: dietro una campagna di stampa ‘alzo-zero’ contro i corrotti, che ben presto diventa uno slogan senza precedenti; campagna di stampa e”culturale” che soltanto una élite finanziaria poteva accendere e far propagare. Che non ci appartiene davvero: tant’è che oggi, non si indigna più nessuno.
Non che i giornalisti fossero pagati per dire certe cose; ma, una volta acceso il sacro fuoco della lotta all’odioso furbetto che intasca mazzette (in un’Italia che, improvvidamente, gli ultimi governi avevano sottoposto a “cure” di austerità, nella erronea convinzione di essere i Re del Gioco); ebbene, questo fuoco si è naturalmente propagato: anche in chi, in tutta coscienza, non si è reso conto di essere parte di uno scacchiere molto più ampio.
Questo fenomeno culturale “a furor di popolo” (furore che, ben presto, si spegnerà: in quegli stessi che l’avevano alimentato: vedi Lega Nord e AN dell‘epoca) induce e sostiene le “confessioni” degli imprenditori; su cui, in definitiva fonda la ‘fortuna’ dell’inchiesta. Le confessioni vengono rese non per paura del carcere, ma perché si avverte che c’è un “via libera”. Il carcere non è che una messa all’indice, in un periodo di indignazione opportunamente fomentata. Tanto è vero che “oggi” il carcere non fa più paura a nessuno. Si sceglie di parlare sapendo che costerà soltanto qualche giorno di arresti domiciliari e un mesetto di San Vittore. Ma si sceglie di parlare perché c’è un “via libera“.
C’è anche qualche morto, che (a torto) è scaricato sulla responsabilità della magistratura penale. Chi muore, muore perché il Sistema lo ha consegnato quale vittima sacrificale al nuovo corso della Storia. Gardini e Moroni si suicidano “prima” che gli venissero notificati ordini di arresto. Poi, sui singoli si può anche discettare di responsabilità, personalismi non sempre disinteressati. Ma qui guardiamo il fenomeno nelle sue cause radicali. E’ il prezzo da pagare per liberarsi di una classe politica che ostacolava il percorso della Grande Finanza; un classe politica che, pur intascando mazzette personali e finanziamenti ai partiti, aveva reso grande l’Italia e creato una rete pubblica la quale, con tutte le sue inefficienze e personalismi, garantiva servizi a basso costo alla popolazione.
I partiti dell’opposizione cavalcano, abbastanza scioccamente, il fenomeno per scopi puramente egoistici: ricordiamo senz’altro alcuni personaggi che inneggiavano a Di Pietro, quando faceva arrestare i rivali politici e lo hanno crocifisso quando, saliti al potere, pretendevano che si fermasse. Di Pietro, dal canto suo, da magistrato, pretendeva di continuare la sua azione, senza avere capito che il clima era cambiato e che quella azione non era stata un ‘suo‘ merito.
Il primo partito di opposizione (il PCI) ha intravisto la possibilità di ribaltare la maggioranza politica, grazie a quella inaspettata azione della magistratura penale, con la chiara coscienza che non ce l’avrebbe mai fatta politicamente: perché l‘Italia e l‘Europa non sono marxiste; ed ha iniziato a studiare da neoliberista, nel tentativo (oggi riuscitogli) di proporsi come “quello che fa le stesse cose della destra, soltanto meglio e senza tangenti“.
La stessa magistratura ha avvertito quel “via libera” ed ha sostenuto il nuovo corso, illudendosi di esserne protagonista: con le carcerazioni, spessissimo confermate sino in Cassazione, ma con motivazioni che, “oggi“, mutato il clima, nessuno si sognerebbe neppure astrattamente di condividere, pena la disciplinare; nella sentita e genuina convinzione di dover applicare la legge.
Il giudizio storico che si può dare sulla vicenda, tuttavia, è che la legge la si sia “applicata” soltanto tra il 1992 ed il 1994: il tempo di rovesciare una classe politica che, con tutti i suoi difetti, MAI avrebbe permesso (per ragioni egoistiche, ma anche sociali) lo smantellamento della struttura pubblica cui abbiamo assistito dal 1994 in avanti: svendita delle Banche Pubbliche Italiane, Privatizzazioni “a palla“; e, soprattutto, MAI avrebbe permesso l’ingresso nell’eurozona alle condizioni del 2002.
Poi il clima muta, il “via libera” cessa, i rubinetti delle confessioni si chiudono, ci scopriamo tutti nuovamente garantisti e il nuovo corso della Storia torna sotterraneo, come prima. E non ne sappiamo più nulla. L’ingresso del Privato in ogni settore della vita sociale ha costituito un gravissimo peggioramento delle condizioni di vita: prezzi esorbitanti per la povera gente, servizi spesso più inefficienti, senza possibilità di reclami (in genere, una voce telefonica registrata con musichetta di Mozart ed attese di qualche ora), una totale perdita delle garanzie, una totale perdita dei controlli e più raffinate forme di corruzione, difficilmente snidabili nei gangli delle società private: che agiscono secondo logiche proprie e con una compartimentazione dei ranghi molto più stretta, che non nel pubblico.
Dietro minaccia di licenziamento privato, quale dipendente mai assumerà la difesa del consumatore o l’iniziativa di denunciare o collaborare per svelare le frodi che si commettono? E siamo ad oggi.
Gennaro Varone, Sostituto Procuratore della Repubblica a Pescara
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