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Caso YPF: l’Argentina deve pagare subito 16 miliardi di Usd agli ex azionisti. Dove li prenderà?

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Il tribunale statunitense ha respinto la richiesta dell’Argentina di ritardare la  presentazione delle garanzie di pagamento nella causa multimiliardaria sull’esproprio di YPF. Il governo ha ora tempo per pagare fino al 10 gennaio. Se non lo farà, scatteranno gli ordini di sequestro dei beni argentini e non si tratta di quattro soldi.

Il giudice Loretta Preska, che ha ordinato il pagamento di 16 miliardi di dollari, ha dato al governo tempo fino al 10 gennaio per depositare azioni della compagnia petrolifera per l’intero ammontare della sentenza.

Ma gli avvocati argentini avevano chiesto una sospensione o una proroga di altri 90 giorni di tale obbligo. “A causa delle difficilissime condizioni economiche e della necessità di attuare riforme urgenti, l’Argentina non è in grado di impegnare beni come deposito di garanzia per 16 miliardi di dollari”, si legge nella memoria, in cui si afferma che tale importo rappresenta il 32% del bilancio 2023, al tasso di cambio ufficiale.

Gli avvocati hanno insistito sul fatto che il governo di Javier Milei ha appena iniziato il suo mandato e, sebbene abbia nominato Rodolfo Barra come Procuratore Generale del Tesoro, la nomina della persona incaricata delle controversie internazionali contro il paese è ancora in sospeso”.

“Circostanze eccezionali giustificano il rinvio al 22 febbraio – e non al 23 gennaio – della scadenza per le argomentazioni dell’appello” davanti al tribunale di New York, si legge nella memoria presentata al giudice di New York.

Una causa che parte dalla nazionalizzazione del 2012

La causa parte da un’azione legale a seguito della nazionalizzazione del 2012, quando lo stato argentino riacquistò il controllo della compagnia petrolifera, che era stato precedentemente privatizzata e parzialmente ceduta a Repoil dal presidente Menem. A settembre la Burford capital, che aveva acquisito i diritti da due precedenti azionisti di YPF, ha vinto una causa in cui, complessivamente, diventava titolare di un credito di 16 milardi nei confronti del governo argentino.

La sentenza sull’esproprio di YPF è la più alta contro uno stato nella storia. Il 26 ottobre, l’Argentina ha chiesto di sospendere l’esecuzione della sentenza definitiva da 16,1 miliardi di dollari e di appellarla senza vincoli o di imporre una sentenza provvisoria.

Ma il giudice Preska si è detto sorpreso dalla richiesta di proroga, che prevedeva una richiesta di 30 giorni per familiarizzare con il caso. Se questa sentenza è così critica, si potrebbe pensare che il nuovo governo le dedicherà un’attenzione immediata”, ha dichiarato Preska.

Pertanto, il governo ha tempo per pagare fino al 10 gennaio. Se non lo farà, inizierà la procedura di pignoramento.

In campagna elettorale entrambe le parti non hanno parlato di questo enorme problema, che ora rischia di creare ancora più problemi al governo del neopresidente Milei. Tra l’altro l’esponente politico si è sempre posto come difensore dell’iniziativa privata, per cui dovrà trovare qualche metodo per soddisfare le richieste del tribunale americano.


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