Attualità
Caso Guidi – Boschi: l’ennesima prova che il potere economico si impone sulla democrazia.
Le dimissioni del Ministro Federica Guidi, a seguito della diffusione dell’intercettazione in cui si impegnava a cercare di far passare un emendamento per sbloccare la costruzione di un impianto in località Tempa Rossa, precisamente il Centro Olio della Total nell’area di Corleto Perticara (Potenza), hanno dimostrato per l’ennesima volta come la democrazia sia ormai completamente allo sbando, schiacciata dalla forza del potere economico, che impone le proprie decisioni in ogni campo. Dalla finanza alla banche, passando, come abbiamo visto, per l’energia. Tutti settori di primario interesse pubblico in cui la democrazia (ergo la sovranità popolare) dovrebbe sempre prevalere.
Specificatamente nell’intercettazione pubblicata, l’ormai ex Ministro, ha affermato in merito alla costruzione dell’impianto: “dovremmo riuscire a mettere dentro al Senato, se è d’accordo anche Mariaelena, quell’emendamento”. Con tale frase si è coinvolta nello scandalo anche la Boschi, che ancora era nell’occhio del ciclone per la vicenda di Banca Etruria.
Francamente, e veniamo al nocciolo di questo articolo, non mi interessa gridare alla corruzione o allo scandalo. Mi da anzi fastidio chi la mette solo su questo piano. Non siamo di fronte ad una singola mela marcia o ad una serie di mele marce, all’interno di uno Stato di diritto. La verità è ben diversa e certamente più grave: l’intero sistema politico nazionale è asservito esclusivamente al potere economico, è una mera questione di rapporti di forza, la democrazia, prendendo spunto dal titolo del mio libro, è tramontata.
Le leggi nascono proprio in conseguenza di tali rapporti, ed oggi questa maledetta forza è tutta in mano ai detentori del potere economico poiché si è smesso di porre ad esso il necessario freno. Tale freno non può arrivare attraverso le indagini della Magistratura, che per definizione possono esistere solo dopo che i reati si sono verificati e certamente non colpire mai tutti coloro che lo meriterebbero, lasciando sacche d’impunità ampiamente maggioritarie in un sistema di malaffare necessariamente endemico poiché strutturale. Inoltre la Magistratura è inefficace anche perché oggi ignora costantemente, per chiara ignoranza funzionale, delitti molto più gravi della corruzione, quelli contro la personalità dello Stato (241 e ss. c.p.), ovvero quelle azioni volte a cedere la nostra sovranità, sempre in favore del potere economico (di cui l’UE è la rappresentante in Europa), che sono alla radice della fine della democrazia nel Paese.
Dunque il freno allo strapotere finanziario può arrivare solo dal ripristino di un ordinamento democratico, che faccia in modo che il potere economico non raggiunga mai più un peso politico tale da imporre la sua volontà su quei cittadini a cui invece la sovranità dovrebbe appartenere (art. 1 Cost.).
Oggi dunque suona tristemente paradossale che ci stupiamo del caso del Ministro Guidi e non ci accorgiamo che l’intero Governo, appoggiato da un Parlamento composto in violazione dei principi di rappresentatività democratica (cfr. Cass. 8878/2014), e dunque incapace di svolgere la sua funzione di indirizzo e direzione dell’esecutivo stesso, è addirittura stato scelto dai poteri economici e dunque ne fa gli interessi con ogni mezzo.
Durante l’Assemblea Costituente, i nostri Padri Fondatori, gente a cui i Ministri odierni non sarebbero degni neppure di allacciare le scarpe, ci ammonivano sui pericoli della situazione che proprio oggi stiamo vivendo, rammentandoci anche che proprio il potere economico senza controlli fu la causa della guerra mondiale, furono le sofferenze economiche a generare i nazionalismi. Gustavo Ghidini ad esempio così si esprimeva nel 1947:
“Se si lascia libero sfogo alla legge della libera concorrenza e alla libera iniziativa animata solo dal fine del profitto personale, si arriva pur sempre al super capitalismo e così a quelle conseguenze che lo stesso onorevole Maffioli depreca, fra le quali primeggia la guerra tremenda che fu la rovina di tanti popoli (omissis…).
È possibile parlare di un progetto social-comunista quando si afferma all’articolo 38 che la proprietà privata è assicurata e garantita e all’articolo 39 che l’iniziativa privata è libera? (n.d.a. – obiezione classica degli ignoranti funzionali quando ci si esprime così)
Non è dunque un progetto social-comunista. È vero che sono affermati vincoli e limiti al diritto di proprietà. Ci sono limiti, perché non si vuole che si formino delle grandi concentrazioni di proprietà che sottraggono all’iniziativa privata grandi strati di produttori e costituiscono a un tempo delle potenze economiche tali che, se anche potessero condurre ad un grado di produttività più elevato, portano altresì a quella potenza politica che, non avendo altro intento che il vantaggio patrimoniale privato, disconosce e travolge gli interessi materiali, morali e politici della collettività scatenando quelle conflagrazioni che ci hanno portato alla miseria attuale”.
E come non ricordare le parole, sempre del 1947, di Aldo Moro: “è effettivamente insostenibile la concezione liberale in materia economica, in quanto vi è necessità di un controllo in funzione dell’ordinamento più completo dell’economia mondiale, anche e soprattutto per raggiungere il maggiore benessere possibile. Quando si dice controllo della economia, non si intende che lo Stato debba essere il gestore di tutte le attività economiche, ma ci si riferisce allo Stato nella complessità dei suoi poteri e quindi in gran parte allo Stato che non esclude le iniziative individuali, ma le coordina, le disciplina e le orienta”.
Tutto questo era stato trasfuso nel modello economico della nostra Costituzione e dunque negli artt. dal 41 al 47 (rapporti economici). Nella nostra Repubblica, l’iniziativa privata è in linea di principio libera, ma non può mai svolgersi in contrasto con l’interesse pubblico, altresì la proprietà privata è riconosciuta, ma parimenti è riconosciuto il suo fine sociale e l’obbligo di garantirla a tutti, mettendo così al bando quelle concentrazioni di capitale che oggi hanno messo fine alle democrazie e stanno portando il mondo rapidamente verso il baratro.
Ci si riempe la bocca con la parola “pace”, ma potrà mai esserci pace in un mondo dove l’1% della popolazione detiene il 99% della ricchezza? Il nostro destino, senza una presa di coscienza collettiva, è scritto, gli imperi crollano ed il sangue scorre a fiumi.
Ed allora il problema sono davvero la Boschi, la Guidi o l’inutile Renzi? No. Il problema è più ampio, come diceva Calamandrei, la Costituzione è solo un pezzo di Carta. Se i popoli smettono di difenderla essa diviene inutile.
Serve una maggioranza parlamentare che faccia l’opposto di ciò che Renzi e la sua banda compiono oggi in favore dei suoi mandanti. Lui deforma la Costituzione con intenti eversivi per consegnarci alla dittatura finanziaria, noi invece vorremo ripristinarne la concreta applicazione, stralciando altresì le modifiche già compiute (ad esempio il pareggio in bilancio) che la hanno allontanata per sempre dagli obiettivi di quello splendido testo che era stato promulgato nel 1948.
Avv. Marco Mori – blog Scenarieconomici – membro di Alternativa per l’Italia – Autore de “Il tramonto della democrazia – analisi giuridica della genesi di una dittatura europea” disponibile su ibs – clicca qui
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