C’è un fenomeno, già in essere all’epoca del Governo Conte, che non è per nulla mutato sotto il Governo Draghi. Ci riferiamo al modo in cui i politici approcciano il tema del Recovery Fund; al modo in cui se lo raccontano tra loro; al modo in cui lo decantano ai cittadini. E questo fenomeno non pertiene tanto alla dimensione economica o finanziaria – come ci si potrebbe attendere dal tema in discussione – quanto piuttosto all’ambito linguistico, psicologico e comunicativo.
Ci riferiamo a quell’aspetto oggi definito “narrazione, “racconto” o “storytelling”, come se fosse tutta roba inventata nel XXI secolo. Mentre, invece, è una strategia vecchia come il mondo, solo diversamente designata e riconducibile all’ampia categoria della cosiddetta “propaganda”. “Propagandare” significa, grossomodo, imbellettare qualcosa per renderlo più attraente di quanto non sia. La politica è, per elezione (subito dopo il commercio), il terreno prediletto dai maghi della propaganda. Ebbene, c’è un solo modo per smascherare il gioco dei propagandisti: svelare i trucchi di cui essi si servono.
Ci riferiamo a quell’aspetto oggi definito “narrazione, “racconto” o “storytelling”, come se fosse tutta roba inventata nel XXI secolo. Mentre, invece, è una strategia vecchia come il mondo, solo diversamente designata e riconducibile all’ampia categoria della cosiddetta “propaganda”. “Propagandare” significa, grossomodo, imbellettare qualcosa per renderlo più attraente di quanto non sia. La politica è, per elezione (subito dopo il commercio), il terreno prediletto dai maghi della propaganda. Ebbene, c’è un solo modo per smascherare il gioco dei propagandisti: svelare i trucchi di cui essi si servono.