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Cancelli fascisti e aperte falsità: non potremo avere una società sana se non rifondando media che facciano il loro mestiere

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La stituazione della stampa italiana, o dei media in generale, ha raggiunto punte di ridicolo mai viste all’inizio di questa campagna elettorale. Devono sorreggere un sistema politico burocratico fallimentare e francamente odiato nel paese, e , nel farlo, raggiungo punte di piaggeria che ormai fanno ridere.

Ad esempio oggi Berizzi, repubblica , ci regala questa perla:

Francamente chi se ne importa se a Codroipo una persona ha voluto riprodurre il profilo del Benito sul suo cancello di casa, e ancora meno chi se ne frega se questo cancello è a 20 km da udine, sede della Pattuglia Acrobatica Nazionale. Solo una persone che ha le idee ben poco chiare può  vedere un collegamento fra queste cose, ma ormai i giornali italiani , soprattutto gruppo DEGI, sembrano ben infarciti di tali personaggi. Se avessi riprodotto il profilo di Mao avremmo dovuto temere un’infiltrazione comunista cinese e che la PAN fosse in mano di Pechino? Se avesse riprodotto Quetzalcoatl, il serpente piumato, dovevamo preoccuparci che l’aviazione fosse in mano ad un culto azteco che praticava il sacrificio umano?

Ormai però la china è quella, anzi vediamo un peggiorare continuo della situazione. La Stampa è passata dal pubblicare un fake di livello mondiale, condannando gli attacchi russi mettendo in prima pagina, i danni degli attacchi ucraini senza neppure poi cogliere l’occasione poi per scusarsi e giocandosi qualche collaboratore con ancora un pizzico di serietà, alla scoop dei giorni scorsi sulla base di un riassunto di informativa che attaccava la Lega per gli eventuali contatti con Mosca vendendo poi clamorosamente smentita dal sottosegretario con delega ai Servizi Segreti Gabrielli e senza essere in grado di dire se questa velina sia stata passata da Topolino, da un servizio segreto straniero o da qualche barba finta italiana manovrata. Un’operazione di pura disinformazione che ha fatto sorridere perfino Travaglio, ma che ormai è tipica di un’informazione.

Prima di tutto bisogna tagliare il cordone ombelicale fra finanziamento pubblico, dello stato o europeo, e stampa: deve essere ben chiaro che cosa è un aiuto diffuso alla comunicazione, aperto veramente a tutti, e cosa è invece il pagamento della comunicazione, che si porta dietro, ovviamente, i contenuti da comunicare. Perché, fra calo dei lettori e peso sempre maggiore dei finanziamenti per le campagne pubblicitarie e di comunicazione nazionali e europei, questi organi si sono sempre più trasformati da informazione a propaganda. Quindi c’è un grosso spazio  vuoto, quello di fare informazione vera e normale. Quella che in Italia , a parte qualche eccezione, manca completamente.

 

 

 


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