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Caccia di sesta generazione: la Corea sfida i giganti, dai “Mostri” cinesi al GCAP

Una drammatica corsa al dominio dei cieli. Dalla scommessa della Corea del Sud ai misteriosi prototipi cinesi J-36, fino al ruolo da protagonista dell’Italia con il programma GCAP. Chi vincerà la guerra del futuro?

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La corsa globale al dominio dei cieli di sesta generazione subisce un’accelerazione improvvisa e drammatica. Mentre la Corea del Sud annuncia ufficialmente il suo ingresso nella competizione, con l’ambizione di trasformare il suo caccia di successo in una macchina da guerra futuristica, dalla Cina emergono immagini che suggeriscono test già in corso su prototipi rivoluzionari. In questo scacchiere ad altissima tecnologia, l’Europa non sta a guardare, con l’Italia in prima linea nel programma Global Combat Air Programme (GCAP) insieme a Regno Unito e Giappone, un’alleanza strategica che si contrappone al progetto franco-tedesco-spagnolo e ai colossi americani.

La Scommessa di Seoul: dal KF-21 Boramae alla Sesta Generazione

La dichiarazione arriva direttamente dal Paris Air Show per bocca di Shin Dong-hak, top manager di Korea Aerospace Industries (KAI). La Corea del Sud sfrutterà la solida base del suo caccia di generazione 4.5, il KF-21 Boramae, per compiere un balzo tecnologico verso la sesta generazione. Il Boramae, che vedrà la luce operativa entro il 2026, è già un concentrato di tecnologia avanzata, e vanta anche una collaborazione per lo sviluppo con gli Emirati Arabi Uniti.

Il piano sudcoreano è tanto ambizioso quanto rapido: entro il 2030, il KF-21 riceverà un upgrade stealth (diventando di 5ª generazione) per poi evolvere, entro la metà degli anni ’30, in un sistema di sesta generazione. Le parole chiave sono quelle che stanno definendo la guerra del futuro: intelligenza artificiale per assistere il pilota, integrazione totale con sciami di droni da combattimento gregari (Manned-Unmanned Teaming) e una “iper-connessione” tra terra, aria e spazio. “Il concetto di sesta generazione è già implementato nel KF-21,” ha affermato Shin, delineando una transizione che si preannuncia “la più rapida” sulla scena mondiale.

Si tratta di un programma molto ambizioso, quasi unico, perché gli altri paesi hanno preferto progettare  i

I “Mostri” Segreti di Pechino: il J-36 e il J-50

Ovviamente questi sviluppi sono soprattutto dedicati al contenimento di Pechino, ma le cose non vanno, in quel campo, coem dovrebbero, perché mentre Seoul annuncia, Pechino agisce. Recenti immagini satellitari e foto “rubate” hanno svelato ciò che l’Occidente temeva: la Cina non solo è in gara, ma potrebbe essere in vantaggio. Dagli stabilimenti della Chengdu Aircraft Corporation è emerso un velivolo dal design avveniristico, senza coda e con una forma triangolare, che è stato provvisoriamente battezzato J-36.

Chengdu J-36

Le analisi più recenti, basate su scatti più nitidi, dipingono un quadro allarmante: il J-36 sarebbe un “mostro dei cieli”, un ibrido tra caccia e bombardiere strategico, con un abitacolo a due posti – indispensabile per gestire la complessità dei sistemi d’arma e il coordinamento dei droni – e forse addirittura tre motori. Accanto a questo, un secondo prototipo, lo J-50 della Shenyang Aircraft Corporation, sarebbe in fase di sviluppo per l’impiego sulle portaerei. La rapidità cinese è sbalorditiva e punta a mettere in servizio questi velivoli già nel corso del prossimo decennio, sconvolgendo gli equilibri strategici.

La Risposta Americana e la Competizione Europea

Gli Stati Uniti, ovviamente, non sono impreparati. Il programma Next Generation Air Dominance (NGAD) dell’US Air Force è in pieno sviluppo, con un contratto assegnato a Boeing per la realizzazione del caccia che dovrebbe portare la sigla F-47. Parallelamente, la US Navy persegue il suo programma F/A-XX, sebbene recenti notizie indichino possibili rallentamenti dovuti a restrizioni di budget.

Rendering di un prototipo F/A-XX Boeing

In questo contesto si inseriscono i due grandi progetti europei. Da una parte il Future Combat Air System (FCAS), che unisce Francia, Germania e Spagna, ma che sembra attraversare una fase di difficoltà, con tensioni tra i partner industriali. Dall’altra, il programma a cui l’Italia ha legato il suo futuro: il Global Combat Air Programme (GCAP), che recentemente ha visto la nascita della joint venture destinata al suo sviluppo, Edgewing.

Il GCAP: l’Asse Italo-Nippo-Britannico per la Sovranità Tecnologica

Il GCAP rappresenta per l’Italia una scommessa strategica cruciale. Insieme a Regno Unito e Giappone, il nostro Paese sta sviluppando non solo un aereo, ma un “sistema di sistemi” che entrerà in servizio nel 2035. La Commissione Europea ha recentemente dato il via libera alla joint venture che vedrà la partecipazione di colossi come Leonardo, BAE Systems e Mitsubishi Heavy Industries, supportate da un ecosistema di aziende nazionali di primo piano come MBDA Italia, Elettronica e Avio Aero.

L’obiettivo è garantire la piena sovranità tecnologica, superando i limiti di programmi passati, e sviluppare una piattaforma che sia all’avanguardia per capacità di carico, raggio d’azione e integrazione con le nuove tecnologie. Il GCAP non è solo un progetto industriale, ma un pilastro della politica di difesa e della proiezione strategica dell’Italia nei decenni a venire, in un mondo dove la guerra per il dominio dei cieli si combatte oggi nei laboratori di ricerca e sulle piste di prova segrete.


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