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Bruxelles tira tardi e firma cambiali: 90 miliardi di debito per Kiev, Mercosur congelato e i “furbi” di Visegrad non pagano

Bruxelles, accordo nella notte: 90 miliardi di nuovo debito per Kiev, Mercosur rinviato. Merz paga il conto, Macron esulta, e i paesi dell’Est si sfilano dal rischio.

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Erano le tre del mattino a Bruxelles. Mentre la maggior parte dei cittadini europei dormiva sonni tranquilli (o agitati, viste le prospettive economiche), i leader dell’Unione Europea stavano concludendo l’ennesima maratona negoziale a base di smørrebrød danesi e caffè lungo. Il risultato? Un accordo che è un capolavoro di ingegneria finanziaria creativa, o forse, più banalmente, il classico “calcio al barattolo” che sposta i problemi reali a data da destinarsi, caricando il tutto sulla carta di credito comune.

Friedrich Merz, il Cancelliere tedesco in carica da maggio, che avrebbe voluto un vertice rapido ed efficiente alla tedesca, ha dovuto imparare a sue spese che i tempi di Bruxelles sono dilatati e che le vittorie, in Europa, sono spesso vittorie di Pirro.

Il Grande Prestito: Debito Comune (ancora)

Il cuore dell’accordo è un prestito massiccio da 90 miliardi di euro all’Ucraina per il biennio 2026-2027. Ma attenzione al meccanismo, perché è qui che si nasconde il diavolo, e anche i dettagli contabili che piacciono tanto a noi.

Non si tratta di soldi “trovati” nel bilancio, né di un prelievo diretto dai conti correnti degli oligarchi russi (almeno, non subito). L’Unione Europea emetterà nuovo debito comune. Sì, avete letto bene. Nonostante le resistenze dei frugali, la Commissione andrà sui mercati a chiedere soldi, garantiti dal bilancio a lungo termine dell’UE.

La narrazione ufficiale è degna di un romanzo fantasy, ma noioso:

  1. L’UE si indebita per 90 miliardi.
  2. I soldi vanno a Kiev per coprire il buco di bilancio e le spese militari.
  3. Kiev ripagherà il prestito usando le riparazioni di guerra che la Russia pagherà in futuro.
  4. Se la Russia si rifiuterà di pagare (ipotesi che a Bruxelles considerano evidentemente remota, o forse fanno finta), allora l’UE userà gli asset russi congelati come collaterale.

È un piano perfetto, se non fosse che si basa interamente sulla volontà di Mosca di collaborare o sulla capacità dell’UE di forzare la mano a una potenza nucleare a guerra finita. Come ha notato un diplomatico con una certa dose di cinismo, citando il film Frozen: “Vorrei credere che alla fine tutto si sciolga e ci sia un lieto fine”, ma la realtà potrebbe essere ben diversa.

I tre dell’Ave Maria (che si sfilano)

Mentre 24 paesi si impegnavano a garantire questo nuovo debito, tre si sono alzati dal tavolo, hanno salutato cordialmente e si sono chiamati fuori. Ungheria, Slovacchia e Repubblica Ceca hanno ottenuto l’esenzione.

Il blocco di Visegrad (o ciò che ne resta) ha giocato d’astuzia: niente garanzie sui debiti comuni per la guerra.

  • Il vantaggio per loro: Se il piano salta e la Russia non paga, i contribuenti di Budapest, Bratislava e Praga non dovranno sborsare un centesimo per coprire il default ucraino.
  • Il vantaggio per l’UE: Lasciandoli andare via, si è evitata la paralisi dell’unanimità.

È il trionfo dell’Europa a geometria variabile, o forse l’inizio della fine della solidarietà finanziaria obbligatoria. Fatto sta che Orban, Fico e Babiš tornano a casa senza nuove passività per i loro bilanci nazionali.

Immagine ufficiale del meeting EUCO

La Germania paga, la Francia sorride

Chi esce davvero ammaccato da questa notte insonne è Friedrich Merz. Il Cancelliere tedesco, che puntava a una confisca diretta degli asset russi per non gravare sul bilancio federale tedesco, si trova invece con un pacchetto di debito garantito dal bilancio UE. E chi è il primo contributore del bilancio UE? Esatto: la Germania.

Merz ha dovuto ingoiare il rospo. “Se la Russia non paga, useremo i beni congelati”, ha tuonato in conferenza stampa, cercando di salvare la faccia. Ma la verità è che, per ora, il rischio di credito è tutto sui libri contabili europei, e quindi tedeschi.

Dall’altra parte, Emmanuel Macron, che tutti davano per “anatra zoppa”, ha portato a casa un risultato politico non indifferente. Ha ottenuto quello che voleva: più debito comune (il sogno proibito dell’Eliseo per mutualizzare i problemi francesi) e, soprattutto, il rinvio dell’accordo con il Mercosur.

Mercosur: vittoria tattica di Parigi e Roma

Sul fronte commerciale, la partita è finita 2 a 0 per la coppia franco-italiana contro la Germania. Merz premeva per firmare subito l’accordo di libero scambio con il Sud America. L’industria tedesca ne ha disperatamente bisogno. Ma Macron e la premier italiana Meloni, assediati dalle proteste degli agricoltori e con un’opinione pubblica ostile, hanno ottenuto un rinvio a metà gennaio.

Sembra poco, solo tre settimane. Ma in politica tre settimane sono un’era geologica.

  • Il governo francese “passa il Natale” senza dover spiegare ai suoi contadini perché verranno inondati di carne sudamericana.
  • L’Italia guadagna tempo per negoziare compensazioni o clausole di salvaguardia, magari usando il trattato come leva per ottenere flessibilità sul bilancio.

Marine Le Pen ha già bollato la vittoria di Macron come effimera, ma intanto il trattato non è stato firmato. E con le elezioni e le crisi che incombono, quel “metà gennaio” potrebbe diventare febbraio, poi marzo, in un classico slittamento all’italiana (o alla bruxellese). O almeno così spera Macron per evitare l’ennesima rivolta degli agricoltori.

La questione degli Asset Russi: il cane che si morde la coda

La vera sconfitta tecnica, però, è della Commissione e del “partito della confisca”. Belgio, Italia e Francia (più tiepida) hanno frenato sull’uso immediato dei capitali russi congelati. Perché?

Semplice: paura.

Il Belgio ospita Euroclear, dove giacciono quasi 200 miliardi di asset russi.1 Una confisca diretta esporrebbe il Belgio (e l’Eurozona) a ritorsioni legali infinite, attacchi speculativi sulla valuta e cause internazionali che potrebbero minare la fiducia nell’euro come valuta di riserva.

La soluzione trovata è un compromesso barocco:

  • Non li tocchiamo ora (così le banche sono tranquille).
  • Li usiamo come minaccia futura.
  • Se Mosca non paga le riparazioni, allora (e solo allora) attiveremo il meccanismo di prelievo.

È una scommessa sul futuro. Si evita la provocazione estrema oggi, sperando di avere il coltello dalla parte del manico domani. Ma se domani la geopolitica sarà cambiata?  Se Mosca dovesse raggiungere un accordo di Pace che vede questi soldi utilizzati diversamente?  Se comunque si opponesse davanti alle corti internazionali? Perché il piano funzioni si dà per scontato che, in qualche modo, ci sia un accordo con Putin, il che richiederebbe un cambio diplomatico della Germania, che si sente al limite della dichiarazione di guerra.

 Chi vince e chi perde

Alla fine della fiera, o meglio, alla fine della cena a base di pudding di riso, ecco la tabella dei vincitori e dei vinti di questo vertice:

AttoreRisultatoAnalisi
Ursula von der LeyenVittoriaIl bilancio della Commissione si gonfia, il suo potere di spesa aumenta. Più debito gestito da Bruxelles significa più centralizzazione.
Emmanuel MacronVittoria TatticaBlocca il Mercosur (per ora), ottiene il debito comune. Sopravvive politicamente un altro giorno.
Visegrad (CZ, HU, SK)Vittoria StrategicaSi sfilano dai rischi del debito ucraino. Mantengono la sovranità, zero costi.
Giorgia MeloniPareggio/VittoriaOttiene il rinvio del Mercosur, protegge il sistema bancario evitando il sequestro diretto degli asset russi.
Friedrich MerzSconfittaVoleva i soldi russi, ottiene debito tedesco. Voleva il Mercosur, ottiene un rinvio. Benvenuto a Bruxelles, Cancelliere.
Il Contribuente UESconfittaSi trova con 90 miliardi di debito in più sulle spalle, garantiti dalle tasse future.

L’Europa chiude il 2025 come lo aveva iniziato: indebitandosi per risolvere problemi che non riesce a gestire politicamente, rinviando le decisioni difficili e sperando che, alla fine, paghi qualcun altro. Magari Putin. Ma se Putin non paga, indovinate a chi toccherà presentare il conto?


Domande e risposte

Cosa succede se la Russia si rifiuta di pagare le riparazioni di guerra?

Se Mosca dovesse rifiutarsi di pagare volontariamente (scenario molto probabile), l’Unione Europea ha stabilito che utilizzerà gli asset russi attualmente congelati (circa 200 miliardi, per lo più in Belgio) per ripagare il prestito. Tuttavia, questo apre a enormi incognite legali e alla possibilità di ritorsioni finanziarie contro l’Eurozona, motivo per cui la decisione è stata tecnicamente rinviata al futuro, trasformando gli asset in una sorta di garanzia collaterale postuma.

Perché Ungheria, Slovacchia e Repubblica Ceca non partecipano al prestito?

Questi tre paesi si sono opposti all’idea di contrarre debito comune per finanziare la guerra. Per evitare il loro veto, che avrebbe bloccato l’intera operazione (che richiede l’unanimità), è stato concesso loro un “opt-out”. In pratica, il debito viene emesso a nome dell’UE, ma garantito solo dai bilanci degli altri 24 stati membri. Questo permette ai tre paesi di Visegrad di non rischiare nulla finanziariamente nel caso in cui l’Ucraina non riesca a ripagare il debito.

Il trattato commerciale Mercosur è saltato definitivamente?

No, tecnicamente è stato solo rinviato a “metà gennaio”. È una mossa tattica voluta da Francia e Italia per calmare le proteste degli agricoltori e superare il periodo natalizio senza tensioni sociali. Tuttavia, come spesso accade nell’UE, un rinvio può trasformarsi in uno stallo prolungato. Le condizioni politiche in Francia rendono l’approvazione molto difficile, e il rinvio serve a Macron per guadagnare tempo e forse cercare di rinegoziare parti dell’accordo o affossarlo silenziosamente più avanti.

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