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Breve storia delle unioni monetarie, tramite esempi non esaustivi.

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unione

Anche in preparazione dei lavori del convegno del 3/10 , “Un piano B per l’Euro”, abbiamo deciso di pubblicare un articolo relativo alle unioni monetarie nella storia. Non abbiamo pretesa di essere esaustivi, in quanto il tema potrebbe riempire vari libri, ma cercheremo di fornire alcuni esempi della funzionalità di questi istituzione,  del perchè ebbero successo o terminarono.

Premesse metodologiche.

Prima di tutto non considereremo le unioni monetarie avvenute sulla base della forza del cannone, della conquista militare. Valuteremo unioni monetarie effettuate con un certo grado di libertà da parte delle diverse parti, almeno formale. Quindi valuteremo il grado di formalizzazione delle unioni stesse, essendo consapevoli che esistono unioni informali , formalizzate da trattati e formalizzate da trattati con la creazione di organi centrali per l’emissione ed il controllo della moneta. Nel caso di unioni fallite cercheremo di identificarne, brevemente , i motivi che le hanno minate.

 

Il precursore medievale

Durante il medioevo in Italia vi furono diversi accordi fra i vari liberi comuni per creare sistemi monetari condivisi fra più città su base concordata. Uno dei più famosi è la convenzione monetaria del 1254, con la quale i liberi comuni di Tortona, Pavia, Bergamo, Brescia Parma e Piacenza si accordarono per una monetazione omogenea. Le monete che dovevano essere emesse erano i “Grossi”, del valored i 4 denari imperiali ciascuno, i “Mezzani” o “Piccoli” del valore di mezzo denaro Imperiale ed i “Quattrini” o “Medaglie”, monete spicciole di uso comune. L’unione era di tipo formale in quando ci si basava su una convenzione o trattato che definiva la circolazione libera delle monete nei vari territori , il peso ed il saggio, ma ogni comune si riservava il diritto di battere moneta. Notiamo che la convenzione riuniva comuni che avevano avuto posizione diverse nelle recenti guerre dei comuni contro Federico II: Pavia baluardo imperiale, Parma baluardo guelfo.Purtroppo la convenzione non ebbe vita lunga sia per le vicende politiche dei vari comuni, sia perchè, dalle monete ritrovare, pare che il saggio non sia stato sempre rispettato.

grosso tortonese (dritto)

Grosso tortonese (diritto)

grosso di pavia rovescio

Grosso di Pavia (rovescio)

Unioni monetarie storiche non più esistenti.

Consideriamo alcune unioni monetarie storicamente rilevanti, ma non più esistenti. Per quanto riguarda le unioni legate a stati coloniali, faremo solo qualche esempio rapido.

Gulden o Fiorino della Germania meridionale.

german_states_bavaria_2_gulden_1855

Quest’unione fu particolarmente lunga e terminò per ragioni politiche. nel 1754  Bavaria, Baden,Württemberg, Frankfurt ed Hohenzollern si accordarono per utilizzare un sistema monetario comune. Si trattava di stati confinanti con sistemi economici simili, per cui l’operazione fu relativamente semplice.  Si trattava solo di un’unità di conto, senza emissione di monete relative, ma solo di banconote e senza un’autorità bancaria comune. Nell’ottocento il valore del Fiorino fu più volte aggiustato in modo da essere facilmente cambiato con il Tallero prussiano. La Moneta cessò nel 1873 con l’entrata di questi paesi nell’Impero Germanico e l’adozione del Marco Imperiale.

Tallero della Germania del Nord.

thaler

Con la creazione della Confederazione tedesca del Nord il Tallero prussiano divenne la moneta comune di quell’aerea. L’unione cessò con la creazione dell’Impero Germanico e l’adozione del Marco Imperiale.

L’unione monetaria latina.

lira oro

Nel 1865 Francia, Italia , Belgio e Svizzera si accordarono per utilizzare uno standard di coniazione comune, prendendo come base il Franco Francese in oro. Le emissioni furono stabilite come bimetalliche, in oro ed in argento, con un cambio fisso pari a 15,5 ad uno fra i due metalli. Un franco UML in argento era pari a 4,5 grammi d’argento o 0,290322 di oro. Inoltre si stabilirono saggi uguali per le monete in argento (900/1000 per quelle di maggior valore, 835/1000 per le più piccole). La finalità di questo trattato era chiara: si voleva facilitare la circolazione dei beni fra i diversi stati interessati: lire italiane potevano essere accettate senza problemi in Francia, e viceversa franchi francesi in Italia, senza nessun problema, in quanto il valore intrinseco delle monete era uguale. La UML fu un grande successo e diede al franco una rilevanza monetaria mondiale. Questo non solo per la politica coloniale dei paesi partecipanti, ma anche per adesioni volontarie, complete o parziali di numerosi stati, anche extraeuropei: Grecia, Turchia, Romania , Bulgaria, Serbia, granducato di Finlandia, Colombia e Venezuela vi aderirono direttamente. Altri territori acquisirono lo standard senza aderirvi. L’Austria-Ungheria, che aveva uno standard solo aureo, non poté aderirvi, ma fece un accordo ad hoc per rendere omogenee le proprie monete auree. Lo Stato Pontificio vi aderì, ma ne nacque uno scandalo in quanto il Cardinale di stato Antonelli, con il benestare di Napoleone III,  emise grandi quantità di monete d’argento aventi un saggio di metallo prezioso inferiore a quanto prescritto dalla UML. Le monete vaticane quindi vennero praticamente espulse dal UML, e la breccia di Porta Pia risolse il problema in modo definitivo.

La UML fu scossa da fluttuazioni e tensioni dovute essenzialmente al modificarsi del rapporto di valore reale fra oro ed argento: il rapporto 1 a 15,5 era stato fissato al termine di un periodo di relativa scarsità dell”argento per cui con il passare del tempo, e lo svalutarsi del metallo meno prezioso, divenne sempre più difficile mantenere il rapporto di cambio, con un progressivo aumento delle emissioni in argento che richiese nuove limitazioni. La legge di Gresham rese più rara la circolazione dei pezzi in oro.  Le monete metalliche non riuscirono mai a sostituire la cartamoneta, che continuò ad essere emessa. Inoltre alcuni stati minori, come abbiamo visto per lo Stato della Chiesa, approfittarono truffaldinamente dello standard per emettere monete di minor valore intrinseco da scambiare con altre di valore corretto. Comunque la UML terminò con la prima guerra mondiale, quando tutti i belligeranti, per finanziale le spese militari, emisero grandi quantità di cartamoneta interrompendone la convertibilità. nel dopoguerra ci furono tentativi di reintrodurre gli standard della UML, ma ciò non era più possibile per la svalutazione dell’argento. Progressivamente tutti gli stati denunciarono la convenzione che terminò nel 1927.

L’Unione Monetaria Latina fu un successo dal punto di vista dell’accelerazione dei commerci internazionali fra i partecipanti. essendo legata ai metalli preziosi inoltre non poneva grossi problemi di politica monetaria. D’altro canto questo stesso legame ne causò prima l’instabilità e quindi la fine.

L’Unione Monetaria Scandinava.

Two_20kr_gold_coins

L’unione monetaria scandinava fu modellata sulla base della UML fra Danimarca, Svezia e Norvegia, ma basata solo sul gold standard. Praticamente, come nella UML le monete dei tre stati si collegarono in cambio fisso le une alle altre. Questa unione, basata su un solo metallo, si rivelò stabile, ma anch’essa giunse a termine con il primo conflitto mondiale, quando le politiche fiscali deidiversi stati si divisero.

Unioni monetarie coloniali.

Durante il periodo coloniale i paesi dominanti stabilirono unioni monetaria per favorire i commerci nelle aree a loro sottoposte. Usualmente il controllo di queste unioni monetarie era rimesso alle banche centrali dei paesi dominanti, o comunque era strettamente sottomesso al paese colonialista. Questo non fu sempre un elemento negativo, ma sicuramente non vi era nessun elemento di carattere democratico nella gestione di questi stati. ne facciamo due esempi.

Two_shilling_coin_from_British_West_Africa (1)

  • British west Africa Pound, sterlina inglese dell’Africa occidentale, emessa sotto controllo di Londra per Liberia, Ghana, Niger, Nigeria,  Sierra Leone e Cameroon Inglese. Questa valuta fu in circolazione dal 1912 al 1958 e cessò con l’indipendenza di questi stati
  • La Piastra dell’Indocina Francese, emessa dalla banca dell’Indocina, durante il periodo coloniale francese, dal XIX  secolo al 1953. In questo caso l’emissione fu, a partire dalla fine dell’ottocento, anche sotto forma di banconote. Per curiosità il termine “Piastra” si rifà ai dobloni spagnoli che giunsero dal XVI secolo nelle Filippine e , per la loro qualità, divennero molto utilizzati nell’area. Il diverso regime di cambio della Piastra verso la fine del regime coloniale a seconda del luogo di cambio (circa 10 franchi per piastra in Indocina, 17 franchi per piastra in Francia), causo uno scandalo finanziario e fu una delle vie di finanziamento dei Viet Minh.

French_Indochina_100_Piastres

 

Queste unioni monetarie erano create sulla base dell’egemonia coloniale di un paese su un’area determinata, per cui la politica monetaria veniva stabilita sulla base degli interessi del colonialista, per quanto fosse suo vantaggio che le aree economiche controllate crescessero in modo ordinato con una politica economica sana. Essendo legate alla sudditanza politica, queste unioni monetarie terminarono con la fine del regime coloniale stesso.

Conclusioni.

Le unioni monetarie storiche formalizzate hanno avuto un buon successo nel favorire l’interscambio commerciale nelle aree di competenza, ma hanno avuto fine per :

  • Fattori di carattere politico , quali la fusione degli stati che ne facevano parte in un singolo organo politico o, al contrario, indipendenza politica completa dei partecipanti dalla potenza egemone.
  • Fattori di politica economica , come la necessità di perseguire politiche fiscali divergenti fra i singoli stati.
  • Fattori di politica monetaria, come la necessità di operare una politica monetaria fortemente espansiva da parte di alcuni stati, con l’abbandono quindi degli standard legati ai metalli preziosi.

Le unioni monetarie del passato comunque erano semplificate dal fatto che i sistemi monetari erano basati sui metalli preziosi, quindi l’unificazione monetaria era principalmente basata sulla fissazione di standard qualitativi e quantitativi comuni. Nonostante questo Spesso la vita di queste unioni fu complessa, soprattutto quando il numero di partecipanti fu numeroso e la circolazione bimetallica, per cui entravano in gioco anche le variazioni dei valori fra i singoli metalli preziosi.

 

Unioni monetarie esistenti oggi, a parte l’euro. 

Vediamo un breve elenco delle unioni monetarie attuali ,del loro grado di formalizzazione e qualche accenno di funzionamento.

  • Franco dell’Africa centro occidentale. Unione monetaria sotto il controllo della Banca centrale degli stati dell’Africa Occidentale e della Banca centrale centrafricana. Ne fanno parte : Benin, Burkina Faso, Costa d’Avorio, Guinea Bissau, Mali , Niger, Senegal, Togo, Camerun, Repubblica Centrafricana, Repubblica del Congo, Guinea Equatoriale, Ciad e Gabon. Si tratta di paesi ex coloniali francesi le cui valute, prima della nascita dell’Euro, erano unite al franco francese. Questo gruppo di stati è diviso in due sottogruppi, “Franco dell’Africa occidentale” e “Franco dell’Africa centrale”. Queste due valute sono a cambio fisso, ma l’una non può circolare nell’area dell’altra. Attualmente si tratta di una moneta a cambio fisso con l’euro.
  • Franco del Pacifico Francese. Utilizzato da Tahiti, dalla Nuova Caledonia e da Wallis e Fotuna. Moneta collegata all’euro  e , in precedenza, con il Franco Francese, su base formale.
  • Dollaro dei Caraibi dell’est. Si tratta di una moneta comune ad una serie di isole -stato dei caraibi dell’Est (Aruba, Anguilla, Antigua, Grenada,Saint Kitt e Nevis, Montserrat, Santa Lucia, Saint Vincent e le Grenadines). Si tratta di piccole isole-stato, con una popolazione pari, fra tutte, a 626.000 abitanti.
  • Dollaro Australiano. Si tratta di un’unione informale dell’Australia con diverse isole degli oceani Pacifico ed Indiano ed altri territori australi dove è accettato il dollaro australiano. Christmas Island, Norfolk , Kiribati, Cocos, Tuvalu, Nauru.
  • Sterlina Inglese. La sterlina è un’unione monetaria formale ed informale con una serie di piccoli stati e territori come le Isole del Canale, Man, Gibilterra, Falkland ,Georgia del Sud, territori britannici nell’oceano indiano e nell’Antartide. Alcuni di questi stati hanno anche sterline autonome cambiate alla pari (Falkland).
  • Dollaro Americano. Il dollaro americano è a tutti gli effetti un’unione monetaria, formale ed informale. Formale con Puerto Rico, Samoa Americane, Guam, Isole Vergini Americane. Marianne Americane. Invece c’è una unione informale, con l’adozione unilaterale del dollaro, per El Salvador, Panama, Isole Marshall, Est Timor, Palau, Turk and Caicos, Micronesia.
  • Rand Sudafricano. In questo caso il Rand è la moneta informale dell’Unione Doganale Sudafricana che comprende Sud Africa, Namibia, Lesotho e Swaziland.
  • Dollaro neozelandese. Unione monetaria della Nuova Zelanda con diversi piccoli territori insulari come Pitcairn, Niue, Isole Cook, ed i territori di Tokelau e Ross.
  • Dollaro di Hong Kong e Pataca di Macao costituiscono un’unione monetaria.
  • Dollaro di Singapore e del Brunei. Unione monetaria formale gestita dalla Banca centrale di Singapore.
  • Rublo: unione informale fra Federazione Russa, Ossezia del Sud ed Abkhazia.
  • Franco Svizzero. Svizzera e Liechtenstein.
  • Rupia. India Buthan e Nepal.

 

Valutando le unioni monetarie esistenti possiamo vedere alcune caratteristiche che possono aiutarci a suddividerle

a) Unioni in cui vi è uno stato maggiore , economicamente e politicamente, attorno a cui si aggregano piccole entità statuali che avrebbero difficoltà a gestire una moneta autonoma. Dollaro Australiano, Dollaro Americano, Sterlina, Dollaro neozelandese, Franco Svizzero, Rupia.

b) Unioni aggregazione di piccole unita interdipendenti, che si sono aggregate per gestire una moneta autonoma che, altrimenti, non potrebbero avere. Si tratta di piccolissime realtà economiche omogenee, come Hong Kong e Macau, Singapore e Brunei, Dollaro dei Caraibi dell’est, Franco del Pacifico Francese.

c) Unioni derivanti da precedenti aree economiche omogenee coloniali ed ora espressione di unioni doganali. CFA, Rand. In questo caso la divisione statuale creata in epoca coloniale costituiva spesso una forzatura dal punto di vista economico, per cui le aree stesse costituivano una AVO, Area Valutaria Omogenea, in fieri .

Non vi sono, al di fuori dell’Euro, casi di unioni monetarie moderne in cui stati non omogenei economicamente hanno costituito unioni durature senza che un singolo stato sia totalmente economicamente e politicamente prevalente sugli altri, come indicato dal caso A.

 

 


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