Attualità
Bolsonaro fa causa per invalidare 250 mila voti
Il presidente brasiliano Jair Bolsonaro ha intentato una causa chiedendo a un tribunale di invalidare 250.000 voti provenienti da “urne malfunzionanti”, secondo quanto riportato da Gazeta Do Povo.
Secondo la petizione, un controllo effettuato su richiesta del Partito Liberale ha rilevato che le vecchie urne “non possono essere considerate” perché hanno numeri di identificazione identici.
Secondo la causa, i modelli 2009, 2010, 2011, 2013 e 2015 delle macchine per il voto presentavano “insormontabili problemi di funzionamento, con enfasi sul gravissimo fallimento nell’individualizzazione di ciascun file LOG URNA e sulle sue ripercussioni nelle fasi successive, come la Registrazione Digitale del Voto (RDV) e l’emissione della Scheda di Voto (BU), e, di conseguenza, nell’assenza di certezza sull’autenticità del risultato del voto” (tradotto).
⚠️ATENÇÃO: O presidente Jair Bolsonaro entrou com uma ação no TSE nesta terça-feira (22) em que pede a anulação dos votos em "urnas com mau funcionamento" (cerca de 250 mil). Representação é baseada na auditoria do PL – o presidente da sigla deve falar à imprensa em instantes. pic.twitter.com/6IRxYSlJR1
— wendal carmo (@euwendal) November 22, 2022
Secondo Bloomberg, il tribunale ha dato a Bolsonaro 24 ore per decidere se includere solo il primo turno di votazioni nella sua denuncia o se allargare il tutto anche al ballottaggio.
Tre settimane fa Bolsonaro ha rifiutato di concedere le elezioni allo sfidante Luiz Inácio Lula da Silva, dicendo in una conferenza stampa: “Come presidente e come cittadino continuerò a seguire tutti i comandamenti della nostra Costituzione”.
Poco dopo le elezioni, i camionisti fedeli a Bolsonaro hanno bloccato le strade in oltre una dozzina di Stati brasiliani causando disagi, tra cui la strada per l’aeroporto internazionale di San Paolo, con la conseguente cancellazione di molti voli. Quindi decine di migliaia di brasiliani sono scesi in piazza per protestare contro la sconfitta di Bolsonaro alle elezioni di ottobre e hanno chiesto l’intervento delle forze armate.
“Sto lottando per il mio Paese, per mia figlia e i miei tre nipoti“, ha dichiarato all’AP Domingues Carvalho, 63 anni, dopo aver protestato per 15 giorni di fila. “Sto combattendo per il mio Paese, per mia figlia e i miei tre nipoti“, ha aggiunto.
“Resterò qui fino a quando sarà necessario. Siamo pacifici, ma non lasceremo mai e poi mai il nostro Paese nelle mani dei comunisti“.
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