Energia
Blackout Iberico: L’Europa punta il dito su rinnovabili e… gestori di rete. Un disastro annunciato?
Blackout in Spagna e Portogallo, il verdetto dell’Europa: una catena di errori tra rinnovabili instabili e una gestione della rete che ha aggravato la crisi. Ecco cosa è successo davvero e perché potrebbe riguardarci.
ìCi sono voluti mesi, ma alla fine il verdetto, seppur preliminare, è arrivato. E non è affatto lusinghiero. L’Europa, attraverso Entso-e (l’organismo che riunisce i gestori delle reti di trasmissione elettrica), ha pubblicato il suo primo rapporto sul colossale blackout che ha spento la penisola iberica lo scorso 28 aprile, lasciando quasi 60 milioni di cittadini tra Spagna e Portogallo al buio per oltre 15 ore. Un evento “senza precedenti”, le cui cause profonde sono ancora in parte avvolte nel mistero, ma su cui ora si inizia a fare luce. E la luce non illumina un bel quadro.
La colpa? Un cocktail micidiale tra l’enorme, e forse scomposta, produzione di energia rinnovabile e una gestione della rete che, messa sotto stress, sembra aver fatto più danni che altro.
Cronaca di un collasso in 60 secondi
Il rapporto del gruppo di esperti indipendenti descrive una sequenza di eventi rapidissima, quasi un effetto domino inarrestabile. Il 28 aprile era una giornata di grande produzione da fonti rinnovabili in Spagna, tanto da abbassare i prezzi e spingere le esportazioni verso la Francia a pieno regime (5 GW). Poi, tra le 12:32 e le 12:33, il disastro. In una manciata di secondi, si sono disconnessi oltre 2,5 GW di impianti di generazione in varie regioni spagnole.
Ecco la catena degli eventi:
- Massiccia disconnessione: Impianti fotovoltaici, solari termici ed eolici in diverse aree (Granada, Badajoz, Siviglia, Segovia) si sono staccati dalla rete.
- Cause incerte: Se per alcuni impianti è scattata la protezione per sovratensione, per molti altri la causa della disconnessione rimane un’incognita.
- Effetto immediato: La perdita improvvisa di questa generazione distribuita ha mandato in tilt il sistema di controllo, causando un repentino e violento aumento della tensione in tutta la rete iberica.
E qui la situazione, se possibile, peggiora. Le misure correttive applicate da Red Eléctrica, il gestore della rete spagnolo, invece di stabilizzare il sistema, hanno avuto l’effetto opposto a quello desiderato, gettando benzina sul fuoco. Il rapporto di Entso-e è piuttosto chiaro: “le misure adottate da Red Eléctrica […] hanno contribuito ad aumentare la tensione della rete”. Le disconnessioni degli impianti, che assorbivano potenza reattiva calmierando la tensione, non sono state compensate adeguatamente, provocando un’escalation della sovratensione.
Alle 12:33:19, il legame con la rete europea si è spezzato. Pochi secondi dopo, alle 12:33:24, i sistemi elettrici di Spagna e Portogallo sono collassati. Game over.
Un sistema “sicuro”, si di andare in blackout
La parte forse più preoccupante del rapporto è quella in cui si ammette che tutte le analisi preventive, condotte dai Centri di Coordinamento Regionale, non avevano rilevato alcun rischio per la sicurezza del sistema. La situazione era considerata “stabile”. Questo episodio dimostra, con una brutalità quasi didattica, come i modelli attuali fatichino a prevedere eventi rapidi e complessi, legati proprio a quella penetrazione massiccia di energie rinnovabili che tutti auspichiamo.
Il ripristino del servizio è stato un processo lungo e complesso, che ha richiesto la creazione di “isole di potenza” e il supporto delle interconnessioni con Francia e Marocco. Ma il rapporto evidenzia un altro problema, tutto spagnolo: la scarsa collaborazione di alcuni operatori privati, che si sono rifiutati di condividere dati tecnici cruciali, costringendo gli ispettori a un lungo e frustrante lavoro di raccolta informazioni.
L’associazione Transport & Environment affonda il coltello nella piaga: in Spagna si è investito poco sulla stabilità della rete, rendendola vulnerabile alla crescita tumultuosa di solare ed eolico. Le soluzioni tecniche a breve termine esistono (compensatori sincroni, stabilizzatori), ma nel lungo periodo non basterà piantare più “pali e cavi”. Serviranno soluzioni di “flessibilità pulita”, più intelligenti e, forse, anche più convenienti per i consumatori.
Il rapporto finale, atteso per l’inizio del 2026, assegnerà le responsabilità definitive. Ma un primo messaggio è già forte e chiaro: la transizione energetica, senza un adeguamento altrettanto massiccio e intelligente delle infrastrutture di rete, rischia di lasciarci, letteralmente, al buio.
Domande e Risposte per i nostri lettori
1. Quindi la colpa del blackout è delle energie rinnovabili? Non esattamente. Il problema non è l’energia rinnovabile in sé, ma la gestione di una rete elettrica con un’altissima e crescente percentuale di fonti non programmabili come solare ed eolico. Il rapporto evidenzia che il collasso è stato innescato dalla disconnessione improvvisa di molti impianti, ma aggravato da una risposta inadeguata del gestore di rete. La transizione verde richiede non solo nuovi impianti di produzione, ma anche investimenti enormi in stabilità, stoccaggio e intelligenza della rete per gestire queste nuove dinamiche ed evitare simili fragilità.
2. Chi pagherà per questo disastro e quali saranno le conseguenze? Il rapporto attuale è ancora preliminare e non assegna responsabilità legali. Tuttavia, mette chiaramente sotto i riflettori l’operato di Red Eléctrica, il gestore spagnolo, e la scarsa collaborazione di alcuni produttori privati. Il rapporto finale del 2026 conterrà raccomandazioni vincolanti e potrebbe portare a sanzioni per gli operatori ritenuti responsabili, oltre a una revisione profonda delle normative sulla sicurezza della rete a livello europeo. I costi, purtroppo, rischiano come sempre di ricadere in parte sui consumatori finali attraverso le tariffe.
3. Un evento simile potrebbe accadere anche in Italia? Il rischio esiste per qualsiasi rete elettrica che stia affrontando una rapida transizione verso le rinnovabili. L’Italia, come la Spagna, sta aumentando significativamente la sua capacità solare ed eolica. Il nostro gestore di rete, Terna, è consapevole delle sfide e sta investendo in progetti per aumentare la flessibilità e la stabilità del sistema (come i compensatori sincroni e i sistemi di accumulo). Tuttavia, l’incidente iberico è un monito per tutti: la velocità della transizione deve essere accompagnata da un’adeguata pianificazione e da investimenti infrastrutturali per non compromettere la sicurezza dell’intero sistema elettrico nazionale.
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