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Bitcoin, Varoufakis , socialismo e democrazia economica. Un discorso fra economia e blockchain

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Oggi l’economista socialista Yanis Varoufakis ha pubblicato un interessante articolo sul proprio blog personale dal titolo “Perchè Bitcoin non è un amico del socialista”. Si tratta di una risposta ad una domanda – provocazione pubblica di Ben Arc pubblicata su Bitcoin magazine che lo ha invitato, in un articolo, a rivedere la sua visione negativa sulla principale valuta virtuale.

Ben Arc pone in evidenza come l’approccio deflazionistico di Bitcoin è una situazione hic et nunc, non qualcosa di intangibile ed immutabile. Inoltre la  valta virtuale non ha padroni, quindi potrebbe prestarsi ad un approccio più democratico alla moneta.

Senza voler entrare in profondità eccessiva nell’analisi della risposta dell’economista greco, non possiamo non concordare che Bitcoin, allo stato attuale, si presenta troppo “Rigido” e predeterminato per essere una valuta utile non sono ad una visione socialista dell’economia, ma, dal nostro punto di vista, perfino ad una visione moderatamente keynesiana della politica economica.

Varoufakis vede due grosse limitazioni per Bitcoin:

a) prima di tutto non ha nessun meccanismo in grado di agire in modo anticiclico per contrastare le ricorrenti crisi dei sistemi economici capitalisti. La sua emissione è fissa ed algoritmica ed anche un eventuale maggior utilizzo del mining non sarebbe sufficiente a vederlo come uno strumento adatto ad una politica monetaria anticiclica. Da questo punto di vista sarebbe perfino peggio delle valute FIAT che saranno si centralizzate, ma permettono una politica anticiclica. Niente democrazia, ma una superiore efficienza economica;

b) il fatto che il mining sia potenzialmente molto diffuso non significa che lo stesso avverrebbe per il possesso e l’utilizzo dell’economia. L’esempio chiaro ed evidente sono le economie che si basavano sul sistema metallico o bi-metallico;  all’epoca la moneta non aveva padroni, nel senso che derivava da attività di estrazione anche diffuse, ma alla fine questo non impediva nè che la moneta fosse concentrata in poche mani e neppure al sistema finanziario dell’epoca, basato su oro ed argento, di generare dei prodotti finanziari che poco avevano da invidiare, per rischiosità ed inutilità, a quello moderno. Basterebbe ricordare gli scandali ottocentesti legati alle frodi bancarie sull’oro a riserva. Perchè non è necessaria la presenza di una banca centrale per avere un uso ipercapitalistico del denaro.

Dal nostro punto di vista il problema è nella confusione fra “Bitcoin” e “Blockchain”: Bitcoin è una soluzione monetari nata dalla blockchain, non la soluzione finale ed ottimale. Satoshi Nakamoto era ancora figlio del secolo, anzi del millennio, precedente, dove la moneta era necessariamente scarsa per essere accettata. Eppure già Gresham poneva in evidenza come per moneta, come per qualsiasi altra creazione umana, l’importante è “Se” viene utilizzata, non il teorico valore intrinseco. Perfino un dipinto di Leonardo Da Vinci, per quanto raro, non avrebbe valore in un ipotetico (e barbaro) mondo che non ne apprezzasse l’estetica.  Invece la blockchain è una soluzione tecnica che può permettere la gestione decentralizzata di una moneta che nasca con sulla base di criteri e con finalità diverse rispetto a quelle di Bitcoin. Bisogna però prima identificarle e poi convincere pubblico e privato ad utilizzarla.

Nel frattempo Bitcoin ha superato i 10.500 dollari. Miracoli dell’offerta monetaria illimitata….


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