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Il settore eolico europeo vuole prezzi energetici più alti. Pagheranno i consumatori

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Pale eoliche

Essere “Verdi” non è gratis. Secondo il capo del gruppo industriale elettrico Eurelectric, i prezzi dell’energia elettrica nell’Unione Europea devono aumentare affinché il settore dell’energia eolica della regione possa riprendersi. Bloomberg ha dedicato un articolo al problema. 

Le società eoliche come Siemens Energy AG e Orsted AS stanno combattendo problemi tra cui l’inflazione, gli interessi più elevati e colli di bottiglia nella catena di approvvigionamento, oltre che, evidentemente, incapacità di progettazione e previsione, e tutto questo sta mettendo a rischio i progetti futuri.
“Se l’intero settore manifatturiero sta perdendo denaro, o afferma di perderlo, per me ciò indica che la situazione non è sostenibile”, ha affermato in un’intervista il presidente di Eurelectric Leonhard Birnbaum. “Significa semplicemente che i progetti rinnovabili diventeranno più costosi”.

L’UE ha cercato di sostenere il settore eolico, una delle sue industrie leader, al fine di raggiungere i suoi obiettivi climatici e allontanare la concorrenza di Cina e Stati Uniti per la produzione di energia pulita. La sfida era come farlo senza aumentare i costi per i consumatori ed ora questa missione sta diventando impossibile.

Nel Regno Unito, il governo ha aumentato del 66% il prezzo di sostegno per i nuovi parchi eolici offshore al fine di rilanciare gli investimenti nel settore colpito dalla crisi. La UE si troverà ad affrontare scelte simili, e la vittima sacrificale sarà sempre la stessa: il consumatore, che dovrà a suon di leggi, di ordini e di tariffe, farsi carico di questi costi extra, che lo voglia o meno. Tanto non è lui a decidere.

L’alternativa che si trova ad affrontare ora l’Europa, divte le decisione prese in modo affrettato da politici e aziende, è quella di scegliere fra far pagare adesso, da subito, tariffe elettriche più elevate, o intervenire con salvataggi successivi delle aziende che hanno investito nell’eolico e che ora stanno registrando continue perdite, secondo i modelli messi in mostra dalla tedesca Siemens e dalla danese Orsted, che ha dovuto perfino ritirarsi da mercati come quello del Nord America e della Norvegia.

Ovviamente nessuno ha chiesto ai consumatori europei che cosa ne pensino, se ritengano sia giusto sacrificare risorse finanziarie per errori di programmazione clamorosi e per inseguire una decarbonizzazione ininfluente a livello globale. Tutto va con il pilota automatico della burocrazia che vola sulla testa dei cittadini, ridotti a soggetti e spettatori.


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