Benotti ed Arcuri: l’interessante trasmissione di Porro crea dei nuovi dubbi

Ieri vi è stata un’interessantissima intervista a Mario Benotti nella trasmissione di Nicola Porro a Quarta Repubblica che , nel ben e nel male, ha aperto veramente un nuovo fronte nella famosa inchiesta sulle mascherine vendute con un’intermediazione da 72 milioni di euro e con prezzi molto elevati.

Benotti si è difeso bene, anzi  benissimo. Alla fine appare fin simpatico, però i forti dubbi permangono:

• Benotti comunque ha un contatto diretto e personale con Arcuri. Comunque ha saputo in modo privilegiato della necessità di mascherine da parte di Arcuri;
• Assolutamente non è chiaro come mai l’offerta di Benotti sia stata preferita ad altre, più convenienti , provenienti da terze fonti;
• Benotti afferma di essere stato informato d’indagini sul suo conta da parte di Arcuri, che lo avrebbe informato da “Fonti di Palazzo Chigi”. Queste non possono essere  che fonti dei Servizi Segreti.

Alla fine ovviamente Benotti difende se stesso, ed Arcuri, dalle accuse di corruzione, e fa benissimo. Ci mancherebbe altro e Benotti appare quasi trasparente, ma resta il fatto che tutta la ricerca, costosa, delle mascherine appare veramente poco trasparente. Siamo di fronte, in questo caso, a un caso di grande superficialità della struttura della protezione civile, che dovrebbe essere per lo meno approfondita, se non altro per evitare danni futuri. Appare incredibile che non ci sia una lista di fornitori ufficiali, anche per le emergenze, da attivare di fronte ad un qualsiasi evento inatteso. Eppure è così e lo stimo toccando con mano con i vaccini: nessuno sa esattamente come ci si debba comportare e solo il nuovo governo si sta attivando con Farmindustria, l’associazione imprenditoriale del settore, per avere delle risposte su chi possa o non possa produrre vaccini. Possibile che in un anno non ci abbia pensato nessuno?

Auguriamo a Benotti di uscirne pulito, e probabilmente sarà così. Le domande, più che lui, devono coinvolgere un intero sistema che, sinceramente, nell’emergenza non ha funzionato.