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Esteri

Bangladesh verso un baratro: il piano di Yunus per una “Seconda Repubblica” islamica

Muhammad Yunus punta a instaurare una “Seconda Repubblica” islamica in Bangladesh, abolendo la Costituzione del 1972. La Dichiarazione di Luglio e il sostegno di potenze straniere minacciano la democrazia. Scopri i dettagli di un piano che potrebbe trasformare il Paese in un Califfato che fa paura all’India

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Le ultime settimane di giugno e il mese di luglio 2025 potrebbero segnare sviluppi politici drammatici e senza precedenti in Bangladesh, con Muhammad Yunus determinato a consolidare il suo potere come un “Sultano” oppressivo di una cosiddetta “Seconda Repubblica”, annullando la Costituzione  laica del 1972.

Al centro di questa trasformazione c’è la “Dichiarazione di Luglio”, che, se attuata, trasformerebbe il governo “provvisorio” di Yunus in un governo “rivoluzionario”. Eliminando la Costituzione, Yunus acquisirebbe un’autorità assoluta, con il potere di destituire il Presidente Muhammad Shahabuddin e il Capo dell’Esercito, Generale Waker Uz Zaman, sostituendo le Forze Armate del Bangladesh con un’“Armata Rivoluzionaria Islamica” (IRA). Questo è il timore che si sta diffondendo in India, che teme anche un aumento dell’ostilità del Paese nei propri confronti. 

Il Bangladesh rischia di precipitare in un oscuro abisso di un Califfato islamico radicale, più oppressivo dell’Iran di Khomeini, del Pakistan militarizzato o della Turchia autocratica di Erdoğan.

Yunus ha già anticipato questa trasformazione, annunciando un “Documento di Luglio” – un insieme di proposte di riforma, apparentemente concordate con tutte le parti politiche – che sarà presentato alla nazione come base per uno “Stato orientato al benessere”.

A  dicembre 2024, il suo ufficio stampa aveva negato qualsiasi legame con la Dichiarazione di Luglio, definendola un’iniziativa privata estranea al governo provvisorio. Una mossa strategica per evitare critiche mentre si prepara a un vero e proprio colpo di Stato.

Proteste in Bagladesh che nel 2024 hanno portato alla caduta del governo dell’Awami Leage al potere dal 1972. 

Le vere intenzioni di Yunus e dei suoi alleati

I leader del National Citizen Party (NCP), principale alleato di Yunus, sono stati più espliciti. Hasnat Abdullah ha descritto la Dichiarazione di Luglio come uno strumento per rendere irrilevante la Awami League, al governo sino all’anno scorso, paragonandola alle forze naziste e annunciando la “sepoltura” della Costituzione del 1972.

Sarzis Alam, altro leader NCP, ha definito la dichiarazione una “linea guida per la governance futura” che rifletterà le aspirazioni di tutti i bengalesi. La realtà è ben più inquietante. L’NCP, insieme al Movimento Studentesco Anti-Discriminazione e ad altre entità jihadiste coinvolte nel colpo di Stato anti-Hasina, che ha causato centinaia di morti – tra cui agenti di polizia, sostenitori della Awami League e minoranze religiose – sta spingendo per approvare la Dichiarazione di Luglio prima delle prossime elezioni. Temono che un governo eletto democraticamente  possa processare Yunus e i suoi alleati islamisti per alto tradimento e crimini contro l’umanità.

Un rapporto dell’Ufficio ONU per i Diritti Umani (OHCHR) del 12 febbraio 2025, nel capitolo 6, documenta dettagli scioccanti su linciaggi, assassinii mirati e violenze brutali perpetrate da gruppi jihadisti in coordinamento con Yunus. Il suo regime ha censurato questo capitolo, promuovendo solo le parti critiche verso il precedente governo della Awami League, mentre una massiccia campagna mediatica finanziata da ingenti risorse ha dipinto il suo governo come un faro di giustizia.

manifestazioni contro gli attacchi agli Hindù in Bangladesh

Un piano orchestrato con appoggi internazionali

Secondo i media indiani crescono le prove che la Dichiarazione di Luglio sia parte di un piano orchestrato da Yunus, con il sostegno di elementi dello “Stato Profondo” statunitense e dell’ISI pakistano, per destabilizzare il Bangladesh, smantellare le istituzioni democratiche e controllare le risorse strategiche del Paese.

Con un supporto pubblico minimo (circa il 5%), Yunus sa che elezioni libere sarebbero disastrose per lui, data la popolarità della Awami League e del Partito Nazionalista del Bangladesh (BNP). Dopo aver bandito la Awami League dalle elezioni, Yunus mira ora a marginalizzare anche il BNP, orchestrando un’elezione farsa per consolidare il potere.

In questo contesto, il ruolo delle Nazioni Unite solleva gravi interrogativi. La Coordinatrice Residente ONU, Gwyn Lewis, ha espresso “solidarietà incrollabile” al processo di riforma di Yunus, appoggiando il divieto alla Awami League, nonostante i suoi 45 milioni di elettori su 120 milioni totali. Ancora più inquietante, Volker Türk, Alto Commissario ONU per i Diritti Umani, ha ammesso che l’ONU ha scoraggiato l’intervento dell’esercito bengalese durante le proteste di luglio-agosto 2024, coordinate da fazioni jihadiste, minacciando di escluderli dalle missioni di pace. Questo ha favorito il colpo di Stato che ha rovesciato il governo legittimo di Sheikh Hasina.

Verso un Califfato?

Mentre Yunus si prepara a ricevere il “King Charles Harmony Award” nel Regno Unito, osservatori a Dhaka sospettano che possa dichiarare la “Seconda Repubblica” dall’estero, nominandosi Presidente e sostituendo i vertici militari con fedelissimi di gruppi jihadisti come Jamaat-e-Islami, Hizb ut-Tahrir e Ansar al-Islam (affiliato ad Al-Qaeda). Questo potrebbe portare alla proclamazione di un’“Repubblica Islamica” o persino di un “Califfato”, sospendendo le elezioni e instaurando un governo rivoluzionario a tempo indeterminato.

Per guadagnare il favore di una possibile amministrazione Trump, Yunus potrebbe cedere il porto strategico di Chittagong a DP World, offrire un corridoio di transito verso lo Stato di Rakhine in Myanmar e una base militare USA a St Martin’s Island, oltre a trasferire il controllo dell’aeroporto di Lalmonirhat e della fabbrica di ordigni del Bangladesh agli USA tramite intermediari pakistani o turchi. Una serie di mosse piuttosto improbabili, ma che sono state ventilate da parti indiane che vedono con fortissimo sfavore l’eventuale permanenza al potere. Un’affermazione curiosa in quanto il governo del Bangladesh, sino a oggi, era visto come vicino alla Cina.

Esercito del Bagladesh

L’India vorrebbe un intervento dell’esercito

In questa ituazione tesa, appare chiaro che l’India si sentirebbe minacciata da un avvicinamento fra Turchia, Pakistan e Bangladesh, con un avvicinamento su base islamica di questi paesi.

A Questo punto Nuova Delhi non sarebbe contraria a un intervento in senso laicista dell’esercito del Bangladesh e del Generale Waker Uz Zaman contro Yunus. Senza un intervento dell’esercito l’India teme un Bangladesh destabilizato e islamizzato che porrebbe grandi difficoltà alle minoranze hindù nel paese, oltre a costituire un blocco avversario all’India, che già soffre del timore di essere circondata


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