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Autodistruzione Europea: la Spagna ha gas per 40 anni, ma le è vietato estrarlo

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La crisi energetica attuale non è colpa di Putin, non è colpa del destino cinico e baro che ci ha privato di risorse naturali, ma è il frutto di un disegno voluto e preciso di distruzione. Come rivela la rivista spagnola  ABC, un tesoro di circa 1.300 miliardi di metri cubi – 1,3 trilioni di metri cubi – di gas è sepolto nel sottosuolo spagnolo, che equivale a quasi 40 anni di consumo di quel paese  al ritmo attuale, secondo uno studio del Consiglio superiore delle scuole di ingegneria mineraria. Il suo sfruttamento ridurrebbe notevolmente la dipendenza energetica della Spagna, garantirebbe l’approvvigionamento in tempi turbolenti come l’attuale, creerebbe migliaia di posti di lavoro e probabilmente abbasserebbe la bolletta, oppure potrebbe essere una fonte alternativa per tutti i paesi europei.

La maggior parte di questi giacimenti di gas non convenzionali è distribuita al nord, nella fascia che parte dalle Asturie e arriva fino ai Pirenei, compresa Burgos; nel Levante, la catena montuosa del Betic e l’ultimo tratto del Guadalquivir.

Purtroppo questo gas non può essere estratto perché il governo del PSOE e Podemos  ha vietato per legge un anno fa lo sfruttamento degli idrocarburi su tutto il territorio spagnolo. La legge sui cambiamenti climatici – approvata con l’astensione del PP e di Más País e il voto contro Vox – vietava anche il ‘fracking’ (o fratturazione idraulica), la tecnica che dovrebbe essere utilizzata per estrarre quel gas non convenzionale, il cosiddetto perché, invece di trovarsi in grandi sacchi, viene immagazzinato nei pori delle rocce, così che per estrarlo bisogna forarli attraverso.
“Ragioni politiche”
Quel divieto, preceduto da altra legislazione regionale simile, era dovuto a “ragioni puramente politiche”, afferma il decano del Consiglio superiore dei Collegi degli ingegneri minerari, Ángel Cámara, e non c’era spazio nemmeno per “un dibattito scientifico o accademico “in cui sono stati analizzati i vantaggi e gli svantaggi di una decisione così importante. “Quello che c’era era disinformazione e le voci contrarie hanno pesato pesantemente”, sostiene. Il fatto è che le numerose società estere e spagnole che otto o dieci anni fa erano disposte a sfruttare il gas non convenzionale – sono stati richiesti più di cento permessi e alcune aziende avevano già fatto investimenti importanti – hanno finito per abbandonare i progetti.

Quindi la Spagna, ricca di gas, continua a importarne il 99% dall’Algeria principalmente, rimanendo costantemente sotto ricatto di quel paese. Come se il CO2 emesso dal metano nord africano fosse meno dannoso rispetto a quello spagnolo!

Sembra la storia dell’Italia e degli oltre 700 pozzi non utilizzati  di metano già scavati, il tutto non per una questione economica, ma per una decisione politica che ci vuole permanentemente dipendenti dall’estero. Naturalmente i cittadini subiscono passivamente queste decisioni.


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