Analisi e studi
Aumenta tutto, è colpa di Putin?
Per chi segue Scenari Economici non è una sorpresa, ma credo sarà certamente utile anche a loro avere sotto mano le fonti che dimostrano come l’aumento dei prezzi non sia una novità causata dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia.
Per controbattere alle chiacchiere da bar lanciate sullo slancio degli slogan di fabbricazione televisiva, occorre avere risposte fondate su dati e date inconfutabili.
Quando ho pubblicato il Libro di Economia Spiegata Facile mi sono prefissato questo obiettivo: la solidità degli argomenti che esponevo.
Quando si tratta di informazione è importante rifarsi alle fonti perché solo con queste saremo in grado di argomentare; che poi è la cosa più importante e per questo sempre più rara nell’attuale panorama in cui non importa più cosa si dice, ma da quale pulpito lo si dice.
Ma siccome noi di Scenari Economici siamo abituati a dare credito ai fatti invece che ai personaggi che si improvvisano esperti di qualcosa e diventano star mediatiche, diamo spazio alle informazioni vere e documentate.
La risposta che stiamo per ottenere dalla lettura del presente articolo è che il caro carburanti, bolletta e carrello della spesa non è colpa di Putin, ma il punto non è questo; quanto piuttosto l’importanza di conoscere le reali motivazioni, perché da queste dipenderanno anche le future scelte politiche in materia energetica in Italia.
Questo concetto rimbalza molto spesso ed è grave che ci si debba tornare sopra, ma è necessario.
Sembra incredibile che gli italiani perdano la memoria anche se la bolletta energetica gli ricorda ogni due mesi dov’è l’origine del caro energetico.
Cos’è l’aumento dei prezzi?
Quello che chiamiamo comunemente inflazione è il fatto assodato che siamo in presenza dell’aumento dei prezzi.
Nel libro di economia spiegata facile diciamo che:
” L’aumento dell’inflazione riduce il potere d’acquisto dei salari, perché con gli stessi soldi si possono acquistare meno prodotti”
Ma alcune pagine più avanti diciamo anche una cosa che ha valore sempre, fuorché in periodi eccezionali come gli anni che stiamo vivendo e cioè che:
“Preoccuparsi dell’inflazione oggi (cioè in tutto il periodo pe-covid, ndr) è come trovarsi in un deserto (cioè esattamente la situazione di aridità monetaria che già c’era prima, a causa della crisi del credito, ndr) e augurarsi che non piova per paura di affogare”
Era infatti la situazione in cui, nonostante Mario Draghi avesse sparato oltre 8mila miliardi di euro col bazooka, aveva mancato per tutta la durata del suo quantitative easing, l’obiettivo dell’inflazione al 2%. Tale obiettivo sarebbe continuato ad essere irraggiungibile a causa delle politiche procicliche delle banche che, anziché prestare in periodi di crisi, chiudono i cordoni, per tutta una serie di ragioni spiegate dettagliatamente nel libro di economia spiegata facile.
Quindi il libro di economia spiegata facile descrive esattamente le politiche monetarie delle banche centrali e i loro effetti così come si sono manifestati prima della pandemia.
Oggi e per qualche tempo a venire (si parla della seconda metà del 2022, ma abbiamo molti dubbi che il periodo sarà così breve, visto il blocco globale di due anni) la situazione resterà capovolta.
Badate bene, con gli stessi effetti, per di più amplificati.
In principio era la competitività delle aziende italiane
Molti forse non sanno che una grossa fetta dei costi fissi in bolletta che tutte le famiglie si ritrovano a pagare è un modo per alleggerire le bollette di grosse aziende italiane.
Prima di approfondire la norma che lo sancisce è bene spiegare perché le spese energetiche delle mega aziende italiane venga scaricato sulle spalle dei cittadini e, soprattutto, da quanto tempo ciò avviene.
Il motivo di questo regalo imposto alle famiglie già vessate da tasse, rincari e perdita di potere d’acquisto, a favore dei ricchi è insita nella scarsa competitività che le loro aziende vantano sulle proprie produzioni.
Con la globalizzazione le aziende italiane si scontrano con un mercato aperto sempre più competitivo, in grado cioè di produrre ad un costo minore e quindi capace di abbassare sempre più i prezzi dei prodotti. In questo modo l’Italia si trova a competere verso il basso con economie capaci di produrre a basso costo o addirittura sotto costo.
Dove sta la differenza tra queste due formule?
Nel primo caso i costi di produzione scendono perché i produttori fabbricano nelle zone più povere del mondo, quindi pagano poco la manodopera se non addirittura sfruttano alla maniera degli schiavisti manodopera sottopagata e addirittura minorile.
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Nel secondo caso applicano prezzi sotto costo praticando il dumping dei prezzi. In questo caso si parla apertamente di concorrenza sleale; ovvero di aiuti dei governi locali per consentire alle aziende di produrre in perdita e di esportare quindi a prezzi talmente bassi che i concorrenti mondiali non saranno in grado di reggere la concorrenza.
In questo articolo* abbiamo spiegato la pratica del dumping da parte della Cina scendendo nei dettagli.
Ovviamente la Cina non è l’unica economia a fare concorrenza sleale ma, essendo uno dei principali artefici di questa pratica, funge da ottimo esempio.
Ma cosa c’entra tutto questo discorso con l’aumento delle spese fisse nelle bollette della luce?C’entra benissimo, perché le aziende italiane non hanno modo di abbassare i prezzi e di rimanere competitive se non tagliando i costi fissi.E quali sono i costi che le aziende possono tagliare? Innanzitutto le buste paga ai loro dipendenti.
Come vi spiegherò in uno dei prossimi articoli, il nostro potere d’acquisto è calato per effetto dell’euro, ma in più ci troviamo con stipendi medi che sono fermi al 1990.
A questo si aggiunge la sempre più diffusa precarietà. Un lavoratore precario costa di meno perché è ricattabile (come viene spiegato con dovizia di particolari nel Libro di Economia Spiegata Facile), non percepisce tredicesima e quattordicesima, non gode di ferie pagate, ecc.
La seconda cosa che gli industriali sono riusciti ad ottenere è stata appunto una riduzione dei prezzi energetici con effetti a partire dal novembre del 2017.
Ma, dato che in natura, così come in materia fiscale nulla si distrugge (se mai in questo caso si crea) e tutto si trasforma, il carico fiscale si è trasformato da un costo per le grosse imprese a un fardello per le famiglie **.
Questo non sarebbe necessario se l’Italia potesse aggiustare il cambio della propria moneta rispetto a quelli dei concorrenti sleali ma, dato che ci troviamo nell’euro che punta a rimanere sempre forte ed essendo noi agganciati al cambio fisso con l’euro, le aziende italiane devono andare a tagliare i costi dove possono.
Dal 2017 passiamo alla stangata del 2021, quando eravamo ancora assai lontani dai venti di guerra in Ucraina.
Sono numerosi gli articoli che spiegano come durante il 2021 gli italiani hanno visto progressivamente aumentare i costi in bolletta. Alcuni registravano forti aumenti già prima dell’estate dell’anno scorso. Ovviamente ogni statistica fa sempre riferimento a un periodo precedente e quindi di per sé dimostra che il risultato che produce è un dato acquisito e già consolidato sul passato.
I rincari si sono avuti per due ragioni principali:
1) la ripresa della produzione industriale post covid che ha causato un aumento della domanda;
2) L’avvio della cosiddetta transizione energetica che ha operato attraverso la tassazione di quelle produzioni che causavano una maggiore produzione di CO2***.
Ovviamente se tu mi tassi perché produco CO2, io aumenterò i prezzi ai miei consumatori (vedi ECONOMI/GRAM).
A maggior ragione, se si tratta di produzione di energia, è evidente che l’energia tassata maggiormente costerà di più.
In concomitanza con questi fatti, in Svezia e Norvegia si consumavano altre coincidenze che contribuivano a far crescere i prezzi globali dell’energia.
Se in Svezia si è verificata la manutenzione dei corsi d’acqua da cui l’economia ricavava una ingente dote di energia idroelettrica, in Norvegia si è verificata una diminuzione dei venti che ha costretto il Paese a ricorrere al proprio petrolio, facendone così aumentare la domanda.
Uno degli effetti diretti dell’aumento del costo dell’energia è stato che decine di migliaia di aziende italiane, specialmente quelle più piccole e scarsamente competitive (perché hanno già tagliato tutti i costi che potevano) hanno ridotto o sospeso la produzione o persino chiuso perché impossibilitate a rimanere sul mercato.
Una ricerca del Corriere della Sera ne dà resoconto il 9 febbraio 2022 che, non solo anticipa di almeno due settimane l’invasione dell’Ucraina, ma fa riferimento, com’è ovvio, a un periodo molto precedente e quindi ancora più lontano dalla guerra, ma qui c’entra il fatto che la Russia aveva già ridotto l’export di gas****.
Ad inizio anno la Francia ha dovuto rallentare la produzione di energia da nucleare per fare manutenzione ai propri impianti e anche perché ha registrato un aumento delle temperature dei propri fiumi che hanno indotto un forte rallentamento delle attività produttive in questo comparto *v.
Una ricerca dell’ISPI va verificato che l’aumento del prezzo del gas naturale in Europa si è registrato tra il 2919 e il 2021, mentre un’altra analisi dimostra che il rincaro generale dei prezzi dell’energia ha seguito quella del gas*vi
L’aumento della benzina nonostante i bonus fiscali del Governo Draghi
L’aumento dell’inflazione ha molteplici cause che comprendono sia la globalizzazione, come accennato all’inizio, sia gli scriteriati (e risultati poi inutili) lockdown durante l’imperversare della pandemia, come anche il crollo dell’euro sul dollaro.
Quest’ultima ragione ha determinato un decisivo e sostanzioso sostegno dei prezzi.
Già la guerra in Europa ha fatto crollare la fiducia nel vecchio continente e messo in crisi la moneta unica; ma poi con la spinta da parte degli USA ad isolare il continente dalla Russia e dalle sue forniture di idrocarburi, complice anche il fatto che gli americani ci hanno venduto gas e petrolio Made in USA, il dollaro si è rinforzato sull’euro.
Dato che le materie prime sono prezzate in dollari, ciò ha contribuito ad aumentare i costi dei nostri approvvigionamenti.
Ecco perché in queste settimane il prezzo alla pompa della benzina è rimasto mediamente sopra ai 2,00€/Lt. nonostante il bonus fiscale che il governo Draghi ha applicato sui carburanti.
Senza il taglio delle accise sui carburanti applicato dal governo, oggi la verde verrebbe 2,50 al litro.
La guerra in Ucraina fa la sua parte nel mettere in difficoltà l’economia globalizzata (vedi meccanismi scatenati dal covid). L’Europa è l’area più in difficoltà e ne paga il prezzo per prima. A scalare tutti gli altri a mano a mano che la guerra dovesse prolungarsi.
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La siccità
Dopo la peste, la guerra, ecco la siccità. Ci mancano solo le cavallette… anzi no: in Sardegna sono arrivate anche quelle *vii.
Come abbiamo scritto nel Libro di Economia Spiegata Facile, l’inflazione aumenta anche se c’è un calo di offerta dei prodotti:
“… a parità di domanda, diminuisce l’offerta, ad esempio il prezzo degli ortaggi dopo una gelata che ha distrutto molti raccolti. In questo caso, come in altri ancora, l’inflazione non è data da un eccesso di moneta in circolazione, ma dalla scarsità indotta dall’evento climatico. Ancora una volta è la merce che conferisce valore alla moneta. Meno merci disponibili e meno vale la moneta (cioè ne serve di più per acquistarle). Invece quando ad essere scarsa è la moneta si creano delle eccedenze di prodotti perché le persone non hanno abbastanza soldi per acquistarle.”
Ecco, questo è anche il caso della siccità.
Con la carenza di piogge il settore agricolo italiano sta affrontando un problema di offerta.
Il primo segmento a farne le spese è stato quello del riso.
Di seguito il già martoriato settore dei cereali, non quelli di importazione dall’Ucraina però, bensì quello nazionale *vii.
I cali di produzione hanno raggiunto il 30%.
Cosa sarà dei prezzi da qui al prossimo inverno?
Numerosi fattori chiamano in causa le politiche delle banche centrali ed altre questioni che nulla hanno a che vedere con la guerra in Ucraina.
Esserne consapevoli è importante, perché ci consente di rimanere immuni dalla propaganda che tende a scaricare tutte le colpe su Putin ma che invece hanno gettato le basi perché questo aumento dei prezzi rimanga stabile anche in futuro. Per approfondire questo argomento consiglio la lettura dell’articolo di economiaspiegatafacile.it intitolato: l’aumento dell’inflazione spiegato in 5 motivi (+2) a questo link: https://bit.ly/3yQFlVp
Ciò che è cambiata e continuerà a cambiare è l’architettura del potere che trasferisce sempre più costi sui ceti deboli e consente di rimanere saldamente in sella i più ricchi.
Se in molti, direi in troppi si interessano di nuovo ordine mondiale guardandolo dal punto di vista del complotto, è bene che tutti iniziamo a guardare le fondamenta su cui poggia la nostra vita. Perché a furia di guardare troppo in alto alle famiglie protagoniste della saga della cospirazione, rischiamo di rimanere con il naso per aria in cerca del nuovo salvatore della patria ben stipendiato come parlamentare, e di credere alle sue promesse elettorali.
Le ennesime che non sarà capace di mantenere.
Basta dunque con la propaganda e occhio a come si svolgono i fatti della nostra storia, perché solo con una attenta osservazione saremo in grado di anticipare gli eventi e soprattutto di smascherare i cialtroni in TV e in politica. Il Libro di Economia Spiegata Facile serve proprio a questo.
FONTI:
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https://bit.ly/3PvnLgu
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https://bit.ly/3ObZATf
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https://bit.ly/3zfUMbu
https://bit.ly/3IJGgLW
https://bit.ly/3RJVNzq
https://bit.ly/3yQHccW
https://bit.ly/3RSmT7Q
https://bit.ly/3o9ixvd
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https://bit.ly/3RHtjX9
https://bit.ly/3aOFVLA
*v
https://bit.ly/3zazagv
https://bit.ly/3yFPxjG
https://bit.ly/3PvrZES
https://bit.ly/3yNzRed
*vi
https://bit.ly/3uWbj1y
https://bit.ly/3aLAzRb
*vii
https://bit.ly/3PzHtrr
https://bit.ly/3uVYa8G
https://bit.ly/3o8wOIC
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