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Auf Wiedersehen industria tedesca: un imponente deflusso di investimenti mostra una decadenza di difficile correzione (Euro e ambiente)

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La Germania non è più una meta industriale desiderabile, come mostra una ricerca di Christian Ruche pubblicata su IW. Il paese d’oltralpe non attrae più i capitali stranieri, anzi mostra un deflusso che è indice di una progressiva deindustrializzazione. 

Il deflusso netto di capitali dalla Germania è la differenza tra gli investimenti diretti esteri (IDE) effettuati dalle imprese tedesche all’estero e quelli ricevuti dalle imprese straniere in Germania. Gli IDE sono quegli investimenti che comportano una partecipazione significativa al capitale o al controllo di un’impresa estera. Secondo uno studio dell’Institut der deutschen Wirtschaft (Iw), basato sui dati Ocse, nel 2022 la Germania ha effettuato IDE per 135 miliardi di euro, a fronte di soli 10,5 miliardi di IDE in Germania. Si tratta del più alto deflusso netto mai registrato in Germania, pari a circa 125 miliardi di euro.  Ecco un grafico che mostra l’andamento nel tempo del disinvestimento:

Questo dato indica che le imprese tedesche preferiscono investire all’estero piuttosto che nel proprio paese, mentre le imprese straniere trovano sempre meno attrattiva la Germania come destinazione dei loro investimenti. Questo può avere effetti negativi sul tessuto produttivo, sull’occupazione e sulla crescita economica della Germania, nonché sulla sua capacità di innovazione e di adattamento ai cambiamenti globali.

Quali sono le ragioni di questo deflusso netto di capitali? Secondo l’Iw, ci sono fattori strutturali, come

  • la demografia sfavorevole e
  • gli alti prezzi dell’energia,

ma anche fattori politici ed economici,

  • come le alte tasse sulle imprese,
  • la burocrazia complessa,
  • le infrastrutture fatiscenti
  • la scarsa apertura agli scambi commerciali con l’Unione Europea.

Inoltre, negli ultimi anni si sono verificati eventi geopolitici che hanno reso più incerto e rischioso il contesto internazionale, come la guerra russa in Ucraina, la Brexit, la pandemia di Covid-19 e la guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina. Poi un costo molto pesante è stato imposto dalle normative europee molto rigide per il settore auto, che lo hanno punito duramente quando proprio questa industria è importantissima per i tedeschi. Però se la sono cercata.

Di fronte a questi scenari, le imprese tedesche hanno cercato opportunità di investimento in altri mercati più dinamici e promettenti, come gli Stati Uniti, la Cina o l’India. Al contrario, le imprese straniere hanno trovato più vantaggioso investire in altri paesi europei o extraeuropei che offrono condizioni più favorevoli, come minori tasse, maggiore flessibilità, migliori infrastrutture e maggiore sicurezza giuridica.

Come si può invertire questa tendenza e rendere la Germania più attraente per gli investitori? L’Iw propone alcune misure da adottare a livello nazionale ed europeo, tra cui:

  • Ridurre il carico fiscale sulle imprese e armonizzare le norme fiscali a livello europeo;
  • Semplificare la burocrazia e accelerare i processi amministrativi;
  • Potenziare le infrastrutture digitali, ma non dimenticare quelle fisiche e investire in ricerca e sviluppo;
  • Rivedere l’apporccio alla UE, potenziando, anche in questi rapporti, una semplificazione normativa che lasci le mani libere ai  singoli paesi;
  • un approccio culturale più premiante per l’imprenditoria.

La domanda è però semplice: riuscirà la Germania a cambiare in questa direzione, o ormai la macchina è talmente arrugginita, anche politicamente e ideologicamente,  da essere da demolire? Lo vedremo con il prossimo governo, perché con l’attuale non c’è da attendersi nulla.

 


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