Energia
Aramco e Amazon investono nella cattura diretta dell’anidride carbonica
Aramco, la grande multinazionale saudita del petrolio, e Amazon partecipano al finanziamento della società CarbonCapture che si occupa di immagazzinamento di CO2. Una scelta curiosa per una società che emette Co2 come ragione sociele (ARAMCO) o che brucia grandi quantità di energia con i centri elaborazione dati come Amazon
CarbonCapture, con sede a Los Angeles, che mira a costruire macchine che aspirino l’anidride carbonica dall’aria per combattere il cambiamento climatico, ha dichiarato di aver raccolto 80 milioni di dollari da investitori che includono il gigante petrolifero saudita Saudi Aramco. La notizia è stata riportata da Reuters.
Il denaro raccolto nell’ultimo importante round di finanziamento di CarbonCapture rappresenta una delle maggiori iniezioni di capitale privato nella cattura diretta dell’aria (DAC) – una tecnologia che deve ancora essere provata su scala – negli ultimi cinque anni, secondo il tracker del settore PitchBook. Il vantaggio è che, se funzionerà, si tratterà di una tecnologia perfettamente misurabile
“Questo è esattamente ciò che deve accadere: l’allineamento con grandi partner industriali che hanno la capacità, l’accesso al capitale e le competenze per scalare effettivamente il DAC a un livello significativo”, ha detto Adrian Corless, CEO di CarbonCapture, in un’intervista a Reuters.
La raccolta di fondi della Serie A è stata guidata da Prime Movers Lab e ha incluso anche il Climate Pledge Fund di Amazon , Siemens Financial Services, Idealab X e TIME Ventures di Marc Benioff, ha dichiarato l’azienda.
CarbonCapture costruisce macchine modulari che contengono un materiale che assorbe l’anidride carbonica quando viene raffreddato e la rilascia quando viene riscaldato. Questo le permette di catturare il gas che riscalda il clima per immagazzinarlo nel sottosuolo o utilizzarlo in prodotti come il calcestruzzo.
Il suo Project Bison, con sede nel Wyoming, prevede di catturare 5 milioni di tonnellate metriche di CO2 all’anno entro il 2030 – una piccola frazione delle emissioni complessive di carbonio degli Stati Uniti, pari a oltre 6 miliardi di tonnellate all’anno. L’azienda spera di poter migliorare la sua tecnologia e di poterla espandere.
Società come CarbonCapture vengono quindi finanziate da grandi multinazionali che vivono estraendo petrolio e quindi, paradossalmente, in modo diretto o indiretto, emettendo CO2. Si tratta di un modo intelligente, anche se non si capisce quanto sincero, di mostrare una faccia che si adegua all’esigenza globale del “Controllo climatico”,
Altre aziende di rimozione del carbonio come Climeworks e Carbon Engineering, insieme alle startup Verdox e Heirloom, hanno raccolto decine di milioni di dollari negli ultimi anni, mentre il Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti ha stanziato più di 11 miliardi di dollari per sostenere la tecnologia. Ovviamente si tratta di iniziative il cui impatto sulla quantità globale di CO2 è minimo, se percepibile.
Saudi Aramco è tra le numerose aziende di combustibili fossili che sostengono gli sforzi di rimozione del carbonio, tra cui l’americana Occidental Petroleume la rivale degli Emirati Arabi Uniti ADNOC. L’industria petrolifera vede la tecnologia come una potenziale ancora di salvezza, perché può rimuovere l’anidride carbonica prodotta dalla combustione dei combustibili fossili.
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