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Economia

Il giallo dell’accordo USA-UE: perché il patto sui dazi annunciato da Trump e von der Leyen in realtà non esiste

Annunciato come un’intesa storica, l’accordo sui dazi tra USA e UE nasconde profonde divergenze. Dalle tariffe sull’acciaio agli acquisti di energia, le versioni della Casa Bianca e della Commissione Europea sono opposte. Un’analisi che svela perché l’accordo, al momento, è solo politico e non vincolante.

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L’accordo concluso fra i Presidente degli USA  Trump e la Presidente della Commissione europea hanno raggiunto un accordo sui dazi domenica, sollevando un’ondata di crisitche dai leader nazionali. C’è però un grosso problema: questo accordo, in realtà, non esiste!

La discussione fra i due leader ha portato a un accordo politico, di massima, ma questo deve essere tradotto in un documento vincolante, un vero e proprio trattato, che possa avere il valore di legge fra le parti, e qui cominciano i problemi. Ognuna delle due parti sta dando un’interpretazione profondamente diversa a quanto concordato in Scozia.

Questa dicotomia interpretativa profonda  salta subito agli occhi leggendo i documenti esplicativi dell’accordo preparati dalla Presidenza degli USA e dallo Staff della Commissione.

Analisi delle Differenze Fattuali

I due documenti, pur descrivendo lo stesso evento l’accordo commerciale USA-UE del 27 luglio 2025, presentano versioni dei fatti notevolmente divergenti, non solo nel tono ma anche nei dettagli sostanziali, fattuali. Le differenze principali sono:

  1. Natura e Status dell’Accordo
    • Testo USA: Descrive l’accordo come un fatto compiuto e storico (“MAKING GLOBAL HISTORY”, “colossal deal”, “agreement that positions the United States as the world’s preeminent destination”). Non menziona mai che l’accordo sia preliminare o non vincolante. Lo presenta come una vittoria definitiva.
    • Testo UE: Specifica chiaramente che si tratta di un “political agreement” e “the first step in a process“. Sottolinea esplicitamente che “is not legally binding” (non è legalmente vincolante) e che le parti dovranno negoziare ulteriormente per la piena implementazione. Questa divergenza può apparire più legata ai toni che alla sostanza, ma in realtà rende l’accordo di domenica apparentemente ineffettivo per gli Stati. 
  2. Interpretazione della Tariffa del 15%
    • Testo USA: Presenta la tariffa del 15% come un pagamento che l’UE farà agli Stati Uniti (“the European Union will pay the United States a tariff rate of 15%”). Questo implicherebbe un flusso di entrate per gli USA e una tariffa  decisa e fissa.
    • Testo UE: Chiarisce che il 15% è un “single, all-inclusive US tariff ceiling”, ovvero un tetto massimo che gli USA applicheranno sulla maggior parte delle merci europee importate. Non è un pagamento all’America, ma un limite alle tariffe che l’America può imporre sull’Europa, fornendo quindi un “sollievo tariffario” (“immediate tariff relief”) per gli esportatori europei, specialmente per auto e componenti (che erano soggetti a tariffe superiori). Anche qui siamo di fronte, apparentemente, solo a una differenza di toni, che però ha delle implicazioni pratiche: molti stati potrebbero aspettarsi trattative migliorarive sui dazi.

      rotoli d’acciao, uno dei problemi ancora vivi

  3. Tariffe su Acciaio, Alluminio e Rame
    • Testo USA: Afferma che le tariffe del 50% su questi metalli “will remain unchanged” (rimarranno invariate) e che l’UE continuerà a pagarle.
    • Testo UE: Afferma il contrario. Dice che USA e UE stabiliranno dei “tariff rate quotas for EU exports at historic levels, cutting the current 50% tariffs” (quote tariffarie che taglieranno le attuali tariffe del 50%), lavorando insieme per proteggere i settori dalla concorrenza globale. Questa è una differenza interpretativa profonda, con delle conseguenze pratiche.
  4. Investimenti e Acquisti Energetici
    • Testo USA: Presenta gli investimenti e gli acquisti come impegni unilaterali dell’UE a favore degli USA. Parla di $600 miliardi di investimenti UE negli USA “over the course of President Trump’s term” e $750 miliardi di acquisti energetici USA da parte dell’UE “through 2028”.
    • Testo UE: Inquadra questi punti in un contesto di mutuo interesse. Gli investimenti UE da $600 miliardi sono un’“intenzione” di aziende europee (“EU companies have expressed interest in investing”) con una scadenza diversa (“by 2029”). Gli acquisti energetici da $750 miliardi sono anch’essi un’“intenzione” (“The EU intends to procure”) con una tempistica molto più breve e uno scopo strategico esplicito: “over the next three years” per “replacing Russian gas and oil” (sostituire il gas e il petrolio russo). Quindi la UE interpreta gli investimenti come un semplice, non vincolante, invito alle aziende europee, non c’è nessun impegno diretto dell’Unione. Queste parole potrebbero convertirsi nel nulla, in perfetto stile di Bruxelles.
  5. Concessioni e Aperture di Mercato
    • Testo USA: Enfatizza l’eliminazione di “tutte le tariffe UE sui beni industriali USA” e l’apertura di un “enorme” mercato per i prodotti americani. È vago sulle concessioni specifiche degli Stati Uniti.
    • Testo UE: È molto più specifico e bilanciato. Conferma l’eliminazione delle tariffe UE sui beni industriali (che definisce “già basse”), ma specifica che l’apertura del mercato agricolo USA è limitata a quantità specifiche (“limited quantities”, “all subject to TRQs – tariff rate quotas”) e protegge i settori sensibili dell’UE come carne bovina e pollame. Menziona anche un’apertura per $40 miliardi di chip AI, un dettaglio assente nel testo USA. Quindi la UE non ha nesuna intenzione di vedere il proprio mercato invaso dai prodotti agroalimentari USA. D
  6. Equipaggiamento Militare
    • Testo USA: Afferma chiaramente che “The European Union agreed to purchase significant amounts of U.S. military equipment.”
    • Testo UE: Non menziona affatto questo punto. L’assenza è un’enorme differenza fattuale. Anche se è vero che diversi paesi, soprattutto la Germania, stanno già acquistando grandi quantità di armamenti dagli USA, come i missili Patriot, non c’è un impegno diretto in materia  e alcuni paesi, come l’Italia, non sembrano intenzionati ad incrementare gli ordini di armi già piazzati.
  7. Non si parla di Digital Tax. Si è ventilato il taglio della Digital Tax, ma non ci                  sono conferme nel dolcumento UE
  8. Non c’è una precisa definizione della lista dei prodotti esenti, che dovrà essere discussa nel dettaglio.

Quindi l’accordo Trump – von del Leyen è un accordo politico che deve ancora essere applicato in modo chiaro. Non ci sono norme vincolanti da nessuna delle due parti, anche se il potere di implementazione di Trump è enormemente superiore rispetto a quello della von der Leyen, che deve vedersela poi con i singoli paesi.

Alcuni aspetti rilevanti, come i dazi su acciaio, alluminio e rame vedono posizioni completamente divergenti, con l’America che vuole mantenere il 50% e l’Europa che pensa già ad applicare il 15%.

Quindi l’accordo definitivo potrebbe essere ben diverso da quanto discusso in Scozia, o, addirittura, potrebbe non esserci alcun accordo, anche se questo appare improbabile. Questa incertezza non è una novità, comunque: anche Starmer ha dovuto discutere separatamente alcuni punti con Trump, anche se la difficoltà è stata una frazione di quella che dovrà affrontare lUnione Europea.


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