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Acciaio europeo alle stelle. Si fermeranno le acciaierie. La UE che fa? Nulla…

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Dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur Mentre a Roma si discute, Sagunto è espugnata. Queste parole di Tito Livio potrebbero essere scritte come epitaffio sulla lapide dell’economia e dell’industria europea, italiana in testa. I prezzi del gas sono alle stelle, i prezzi delle materie prime pure, e anche il differenziale dei costi di produzione con la Cina vanno in orbita, aprendo la strada alla chiusura di un settore industriale essenziale per il complesso industriale europeo.

Come nota Gianclaudio Torlizzi il differenziale fra l’acciaio inox europeo, ormai verso i 6 mila dollari ha raggiunto un differenziale altissimo rispetto a quello cinese. Mentre quello orientale è rimasto a 3400 dollari alla tonnellata, il nostro è andato alle stelle.

Con questi differenziali di prezzo le acciaierie europee non sono competitive. Non avranno ordini da soddisfare, chiuderanno, manderanno, nella migliore delle ipoteli, , gli operai in cassa integrazione. Questo nella migliore delle ipotesi, perché nella peggiore, se questa situazione proseguirà nel tempo, proprio chiuderanno.

Si veniva da un periodo di incertezze e tribolato, prima per le politiche ambientali nemiche delle attività produttive, poi per le incertezze legate alla pandemia. Questo ulteriore colpo rischia di essere quello definitivo per l’industria europea, italiana in particolare, con i distretti meccanici del nord Italia che si appoggiavano fortemente alle forniture di metallo provenienti dall’Ucraina. Ovviamente nessuno, né a livello europeo né nazionale, sembra interessato alla questione. Siamo partiti per la guerra, dichiarata da altri, completamente impreparati.

Le conseguenze saranno ovvie

 

 

 

 


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