Attualità
Cinque semplici domande al Ministro Maria Elena Boschi
Un parlamentare PD così argomentava sul decreto “Salvabanche” pubblicato dal governo nel novembre scorso:
Se il decreto “Salvabanche” 180/181 partorito dal governo serviva a prevenire il “panico dei depositanti”, direi che l’obiettivo sta fallendo.
Se invece l’obiettivo del governo Renzi invece era salvaguardare clienti e amici del PD, sia nel patrimonio che nella carriera che nella libertà personale, la missione (per ora) è riuscita. Gettando sospetti molto pesanti di favoritismi famigliari sul circolo renziano, e l’accusa di conflitto d’interessi fatta da più parti – inclusi intellettuali di sinistra come Saviano – all’indirizzo del ministro Boschi.
Un comma infatti “protegge gli ex vertici delle banche fallite da qualsiasi azione di rivalsa”, vertici tra i quali figura il padre del ministro Boschi. Salvataggio di beni e corpi devastante per la reputazione del governo, e in particolare per quella del ministro Boschi accusata di produrre leggi “ad personam”.
“Le vent se lève, il faut tenter de vivre”. La bufera si sta rafforzando, e piuttosto che un “tenter de vivre” alla Paul Valéry, solo una trasparenza rapida e completa permetterebbe al ministro Boschi di uscire indenne da questa situazione. Trasparenza che per ora manca totalmente, lasciando l’impressione che per la Ministra Boschi “basti la parola”: sia sufficiente cioè affermare di non avere conflitto d’interessi, uscire dal consiglio al momento del voto, raccontare a Vespa che il padre è una brava persona per salvare la propria carriera politica.
Questa condotta stile “sopire, troncare” sarà forse efficace nella cerchia dei suoi amici e compagni di partito. Non lo è affatto in una democrazia che fin dai tempi della polis ateniese e delle riforme di Solone e Clistene del sec VII-VI a.C. chiede ai delegati del popolo di rendere conto dei patrimoni personali prima e dopo l’incarico pubblico. Troppo facile sarebbe infatti per un eletto favorire parenti e amici e infine ritirarsi tranquillamente, grazie allo scudo di una malintesa privacy.
Il ministro Boschi ha scelto per adesso la strada opposta, quella della non trasparenza:
Scelta permessa dalla legge, e della quale il ministro Boschi dovrà assumere le conseguenze politiche. Conseguenze che invece potrebbe – probabilmente – evitare, rispondendo alle seguenti cinque domande:
- Il padre del ministro Maria Elena Boschi, Pierluigi Boschi, è stato amministratore di Banca Etruria dal 2011 e vicepresidente dal maggio 2013, fino alla decadenza per commissariamento del febbraio scorso. Il Sole24Ore riporta che negli ultimi 5 anni i 13 ex amministratori e i 5 sindaci di Banca Etruria si sono assegnati compensi per oltre 14 milioni di euro: quanti di questi 14 milioni sono stati pagati al padre del ministro, Pierluigi Boschi?
- Gli amministratori di Banca Etruria si sono concessi fidi per 185 milioni (fonte: Sole24Ore): quanti di questi 185 milioni sono andati a società riconducibili alla famiglia del ministro Boschi?
- I crediti in incaglio o sofferenza in capo ad amministratori e sindaci di Banca Etruria valgono 90 milioni di euro (fonte: Sole24Ore): quanti di questi 90 milioni sono dovuti da Pierluigi Boschi?
- I crediti in sofferenza o incaglio di Banca Etruria (record in Italia) ammontano a 3 miliardi: quanti di questi 3 miliardi di crediti in sofferenza o incagliati sono stati concessi a società amministrate da Pierluigi Boschi o da altri famigliari di esponenti del governo, a partire dal Presidente del Consiglio Renzi?
- In un solo biennio, tra 2013 e 2014, vengono spesi in consulenze da Banca Etruria ben 15 milioni di euro, con “incarichi che vengono forniti sulla stessa materia a diversi professionisti”: quanti di questi 15 milioni sono stati assegnati a familiari o amici del ministro Boschi?
Dare una risposta a queste 5 domande permetterebbe al ministro Boschi di allontanare da sè e dal governo Renzi i sospetti sollevati negli ultimi giorni. Senza risposte esaurienti al contrario non potremo che condividere le conclusioni di Roberto Saviano, vittima ieri del manganellamento mediatico dei dirigenti PD al completo:
In attesa delle spiegazioni migliaia di risparmiatori, lavoratori, pensionati, gente semplice (cittadini definiti con disprezzo “speculatori” dalle mosche cocchiere del governo) contemplano con disperazione i risparmi di una vita spariti nelle tasche di farabutti; farabutti probabilmente ben protetti politicamente.
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