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La riforma del Patto di stabilità è prociclica e punitiva degli investimenti. L’intervento di Rinaldi che evidenzia i disastrosi punti critici

Oggi è stata approvata la riforma del patto di stabilità, talmente mal disegnato che solo tre deputati italiani, di cui uno probabilmente per sbaglio, hanno osato votarlo. Perché sarà un disastro per l’Italia di cui nessuno vuole la responsabilità

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l Parlamento europeo ha approvato, a larga maggioranza, la riforma del Patto di stabilità e crescita e quello che ne è risultato è molto peggio del precedente. .Nel dettaglio, il provvedimento del braccio preventivo è stato approvato con 367 voti a favore, 161 contrari e 69 astenuti. Quello del braccio correttivo è passato con 368 a favore, 166 contrari e 64 astenuti. Infine, la direttiva sui quadri di bilancio è stata approvata con 359 voti a favore, 166 contrari e 61 astenuti. Solo tre deputati italiani (e una , siamo convinti, per sbaglio) hanno avuto il coraggio di votare a favore di una decisione che penalizza fortemente il nostro paese. 

L’Italia non potrà fare deficit superiore all’1% , quindi niente possibilità di finanziare investimenti, se non a limitate condizioni, e nessuna crescita. Nessuna politica, ad esempio, per l’istruzione. Un disastro per il nostro paese e nessuno,neppure nel PD, ne ha voluto la responsabilità. Il patto è passato per il voto degli stranieri e dei liberali renziani/calendiani, e neppure tutti.

Eccovi il discorso di Antonio Maria Rinaldi, che ha seguito tutta la pratica in commissione e la conosce bene:

Per cambiare l’Europa a fatti e non a parole, è necessario prima modificare radicalmente i Trattati a iniziare dalla governance economica.

Ma la nuova versione del Patto invece di promuovere una reale politica di investimenti, ripropone riforme ancora animate da obiettivi punitivi e da un impianto fortemente prociclico dettato solo dal rispetto del rapporto deficit/pil e da miopi vincoli obsoleti di bilancio e condizionalità che unitamente alle regole sugli Aiuti di Stato e da uno statuto della BCE imperfetto, non rimuove minimamente i limiti della precedente, anzi li amplifica.  

 Ragionevolmente gli ambiziosi ed onerosi obiettivi sulla difesa, sull’indipendenza energetica e sul digitale dei prossimi anni possono essere raggiunti con i limiti di spesa che imporrà agli Stati anche questo nuovo Patto di Stabilità?

 Invece di concepirne uno realmente sostenibile e facilmente applicabile, dal Trilogo è scaturito un mostro normativo ancora più fortemente prociclico, peggiorativo rispetto alla proposta del Commissario Gentiloni dell’aprile 2023, impossibile da rispettare e che non porterà a nessuna crescita sperata.  

 Se non si modificheranno prima i Trattati, a iniziare dall’allegato all’art.126 di Lisbona, Protocollo n°12, art.1 che fissa i coefficienti di convergenza del 3% e del 60%, nessun patto di stabilità potrà generare crescita, come se non si metterà mano al c.d. statuto monetario presente nel TFUE agli articoli 123, 124 e 125.

La riduzione del rapporto debito PIL deve avvenire principalmente non con il taglio reale della spesa corrente primaria e con l’aumento dell’imposizione fiscale, cioè con un’esclusiva riduzione del deficit, ma stimolando la crescita, con politiche espansive ad alto coefficiente di moltiplicatore. In quest’aula non si conosce John Maynard Keynes? Il tempo è scaduto, ma solo nei palazzi delle Istituzioni europee non se ne è accorto nessuno?

 Questo Patto accentuerà asimmetrie, ingiustizie sociali, divergenze e discordia tra i popoli europei e non consentirà quella crescita che tutti auspichiamo e ci condannerà a un declino inesorabile relegandoci ultimi fra tutte le economie mondiali.

Ecco il discorso in Parlamento

 

Una piccola notazione: il parlamento ha votato una misura che è stata seccamente criticata da Mario Draghi nel suo recente discorso, perché è prociclica e viene a punire fortemente i redditi. Però i pregiudizi tedeschi a la superficialità di tutti gli altri, che pensano sempre di essere i più furbi, hanno avuto la meglio.

Noi ne pagheremo le conseguenze.

 

 


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