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Attualità

I tassi di rabbia

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casa bianca piovra

 

 
15 Set 2014

Ho scritto molto sull’argomento, la prima volta circa un anno fa, e oggi, che è ancora più attuale e prossimo alla realizzazione, ci ritorno ancora.
È oramai certo che le due maggiori economie planetarie, USA e Cina, vogliano chiudere i rubinetti del credito facile, ognuna a suo modo e per diverse esigenze.

Il caso USA.
Per rimettere in carreggiata la loro economia disastrata dallo scandalo dei sub-prime, dal 2008 hanno dato vita agli stimoli monetari (QE 1,2,3 e 4), portando i tassi di interesse prossimi allo ZERO: l’obiettivo era di agganciare velocemente una crescita stabile e duratura del PIL, di riportare la disoccupazione entro il 6/6.5% e avere una inflazione altrettanto stabile sopra al 2%. La chiusura totale del QE (tapering) è prevista entro ottobre ed un rialzo dei tassi è oramai imminente. Molti analisti danno per scontata tale eventualità per marzo 2015: io invece penso che il primo aumento dei saggi di interesse avverrà entro fine 2014.
Gli ultimi dati diffusi da Washington ci dicono che:
1) Il PIL cresce costantemente (addirittura del +4.2% nell’ultimo trimestre)
2) l’obiettivo disoccupazione è stato centrato (6.2%)
3) l’ISM manifatturiero è ai picchi massimi degli ultimi 30 anni
4) i salari medi orari salgono più del previsto (+2.1% ad agosto)
5) i titoli obbligazionari hanno fatto segnare un aumento di +20 basic point in agosto, portandone i rendimenti al 2.54% e alla FED prevedono che saliranno al 3.1% entro fine anno e al 3.75 per il 2015
6) l’inflazione attesa è prossima al 3%, in possibile salita.

Questa è la miscela esplosiva che farà prendere al BOARD presieduto dalla Yellen (governatrice FED) la decisione di un repentino quanto inaspettato rialzo dei tassi entro fine anno. Tutto ciò porterà ad un naturale apprezzamento dello US Dollar verso tutte le altre valute (che già stiamo vedendo), con trade-carry (trasloco) dei capitali in fuga dagli emergenti verso l’obbligazionario americano che garantirà buoni rendimenti a rischio quasi nullo e che darà anche il plus di averli in una moneta che si apprezzerà fortemente (almeno nel breve).

Molti operatori che aspettavano come acqua nel deserto un QE €uro-peo che avrebbe continuato ad alimentare Il “denaro facile a basso costo” (che ha caratterizzato il mondo finanziario dal 2008 ad oggi e che è stato foriero di continue bolle in giro per il globo -non ultima quella borsistica- che prima o poi esploderanno) sono rimasti profondamente delusi. Draghi, piegandosi alle richieste della Germania (che non vuole indietro denaro inflazionato incastrato nei crediti Target-2), ha fatto capire a chiare lettere che un €uro-QE “non s’ha da fare”: del resto, l’immobilismo di U€ ed €urotower non si smentisce mai. Come mai si smentirà lo spirito “uber-alles” teutonico che più di una volta ha già mandato il pianeta nel baratro. Sia chiaro che non ho nulla contro il popolo tedesco ma contro chi li governa si. Godranno ancora per poco di quella residuale crescita che hanno costruito sulle MACERIE dell’intera Europa ma a partire dall’inverno, quando Putin farà pagare soprattutto a loro il salato conto delle politiche imbecilli e autolesionistiche condotte dalla UE (di cui sono l’azionista di maggioranza) cominceranno a sentire i contraccolpi di quella mancanza cronica di domanda che non potrà far altro che peggiorare, tanto da “questaparte” (Paesi avanzati) che da “altraparte” (emergenti e in via di sviluppo). Come ampiamente previsto c’è stato già il primo abbassamento delle stime di crescita del PIL globale e presto ne seguiranno altre.

Il caso Cina
La scorsa settimana il premier cinese ha pronunciato queste testuali parole: “invece di aumentare l’offerta monetaria stiamo ristrutturando (riferendosi al sistema del credito)”. A Pechino correranno il rischio di una riduzione dell’attività economica con conseguente contrazione del PIL, e questa evenienza si è già evidenziata con il forte calo dell’attività produttiva di agosto (“solo” +6.7% dal +9% previsto: il peggior dato dal marzo 2009) e dal rallentamento altrettanto accentuato della vendita di nuove case. Forti dei dati riguardanti la bassa disoccupazione (5% nelle aree urbane) e dei posti di lavoro che riescono ancora a creare (+1,2 milioni al mese), il direttivo comuliberista ha deciso di mettere un potente freno all’indebitamento facile che ha visto l’innalzamento del debito privato ad oltre il 250% del PIL (negli ultimi 5 anni i prestiti sono aumentati da 9.000 a 25.000 miliardi di $$), prendendo diverse rigide decisioni che andranno ad incidere profondamente anche sul sistema bancario ombra, limitandone fortemente il raggio di azione. hanno anche fatto capire che se ci saranno istituti e imprese sull’orlo del fallimento non per forza verranno salvate dallo Stato.
1) Stop all’indebitamento facile dei governi locali
2) Stretta fiscale verso i medesimi soggetti
3) Persecuzione della corruzione inasprita al massimo
4) Stop all’acquisto di valuta estera (detenuta soprattutto in titoli USA ed UE), pari a 40 miliardi di $$ al mese che alla fine andavano ad incidere sull’inflazione interna

In questo modo si quasi dimezzeranno gli immani investimenti fatti nell’ultimo ventennio, incentrati quasi completamente sull’industria pesante, del mattone e dell’export, tutti comparti che da diverso tempo soffrono di una enorme capacità sovra produttiva.

Vi chiedete cosa comporti un quasi dimezzamento degli investimenti fissi cinesi?
Assisteremo al crollo dei prezzi dei metalli (il surplus di produzione di ferro quest’anno arriverà a 160 milioni di tonnellate) e del petrolio (l’ente energetico mondiale ha rivisto ancora al ribasso i consumi) con conseguenze tragiche per i fornitori abituali del gigante asiatico, quali, ad esempio, America latina (Brasile in primis), Medio Oriente, Australia e Sudafrica. Tutto questo non farà altro che peggiorare il già scarso livello di domanda globale (proprio l’Italia sperava – e lo fa ancora- di agganciare la ripresa tramite l’export extra UE trainato dagli emergenti).

Insomma, la Cina, dopo essere cresciuta grazie all’export, si giocherà la carta della crescita interna, facendosi, come si dice in queste circostanze, gli affaracci suoi, stando ben attenta a non calpestare i piedi agli USA, ovvero limitando di molto il proprio raggio di azione. In poche parole, per come la penso, se non vogliono scomparire ancor prima di essere adulti è l’unica carta che possono giocarsi: creare una vera classe media che possa far crescere lo sterminato Paese in modo più lineare ed omogeneo, facendolo emergere del tutto quando sarà ora e tempo. Non parlo certo di isolazionismo ma cureranno sicuramente molto più gli affari interni di quanto abbiano fatto sinora.

Il gigante della finanza Morgan Stanley da un po’ di tempo consiglia ai suoi clienti di acquistare dollari: per il 2015 “vede” il cambio contro €uro a 1.15.

Adesso vediamo che tipo di impatto potrebbe avere un marcato rafforzamento della divisa USA sui debiti contratti in valuta pregiata.

Questa volta non esprimerò solo opinioni personali: saranno i numeri a farvi capire a cosa mi riferisco.
I prestiti contratti da Stati o attori privati nei mercati emergenti sono pari ad un controvalore di $12600 miliardi, di cui il 63% (quasi $8000 miliardi) denominati in dollari, sotto legislazione anglosassone (prevede la restituzione dei prestiti univocamente nella stessa valuta): MAI tale rapporto è stato così alto.

La BRI (Banca dei Regolamenti Internazionali, ovvero la banca centrale delle banche centrali) ci dice che dal 2009 gli emergenti (soprattutto asiatici) hanno preso a prestito altri 2000 miliardi di dollari al tasso nominale dell’1%, mandando gli indici di indebitamento al 175% dei loro PIL complessivi. Il tempo di ingresso (timing) per effettuare investimenti atti ad aumentare la produttività e di conseguenza l’export è stato calcolato come peggio non si poteva: si trovano quasi tutti con i fondamentali in costante peggioramento e con continui disavanzi delle partite correnti (bilance commerciali negative). Eppure la Storia dovrebbe insegnare alle generazioni future quanto già accaduto ma sembra che in troppi dimentichino e troppo in fretta. Ma a proposito di corsi e ricorsi storici: spesso mi torna alla mente la storiella del cavallo che non beve più raccontata da un austero personaggio del ‘900, soprannominato “cassandra coi baffi” o “frocetto inglese”.

L’impatto che può avere il rialzo del valore del dollaro sui debiti contratti in valuta pregiata l’ho sottolineato molte volte: potrebbe portare al default multiplo molti Stati, anche di grandi dimensioni, con sconvolgimenti ed implicazioni che non oso immaginare.
Il terremoto accaduto sui mercati valutari degli emergenti in maggio 2013 (dalla prima riduzione del QE USA) non è che l’aperitivo di quanto accadrà: a breve se la dovranno vedere con “i tassi di rabbia” (soprannome dato dagli addetti ai lavori al rialzo dei tassi in USA).

I BRICS, ma anche molti espertoni, affermano che non ci saranno i noti problemi riscontrati negli anni ’80 e ’90: staremo a vedere. Di mio affermo, come al solito, che la Storia replica sempre se stessa, magari in forme leggermente dissimili.

La vera arma di distruzione di massa, che permetterà agli USA di vivere ancora per molto tempo sulle spalle del pianeta e che riporterà molti leader bellicosi a più miti consigli, deve ancora deflagrare e lo farà non appena i tassi USA saranno abbastanza alti da sconsigliare altri investimenti a rischio maggiore. Questo è il VERO POTERE degli USA.

Alla U€ cosa succederà? La deflazione continuerà ad essere maestra di vita: sino a quanto a qualcuno non farà più comodo detta situazione le cose non cambieranno di una virgola. I popoli sono troppo indeboliti e inebetiti dal mainstream e dal pensiero unico, anche se, dopo la Francia e l’Inghilterra, persino dalla Svezia e pure dalla stessa Germania arrivano segnali incoraggianti di un forte dissenso anti UE che fa ben sperare, lasciando intravvedere in prospettiva una presa di coscienza collettiva più ampia di quanto solo un anno fa si potesse immaginare. Spero solo che l’ultranazionalismo e la xenofobia non prendano il sopravvento, facendoci rivivere quello che fu e che fortunatamente la maggior parte di noi non ha visto se non dai libri di Storia.
L’Italia, sino a quando sarà infestata da affabulatori, cialtroni e false flag sarà, come al solito, abbandonata al destino che altri decideranno.

Roberto Nardella.


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