Attualità
Cos’hanno in comune Grecia e Germania? Semplice, che sul lungo periodo si estingueranno per denatalita’
Spesso parliamo di economia, trattando le tendenze di breve, medio e lungo periodo. Il punto che spesso scordiamo e’ che l’economia, nelle tendenze di lunghissimo periodo fa necessariamente i conti con la Demografia.
Prendiamo la Germania: nel 1914 aveva quasi 70 milioni di abitanti, quasi il 5% della popolazione mondiale dell’epoca. Appena 100 anni dopo, nel 2013, sta a 82 milioni, l’1,2% della popolazione mondiale, e nascono 650mila bambini, un misero 0,5% scarso delle nascite planetarie. La Germania e’ il caso piu’ escatante al mondo di Denatalita’ (negli ultimi anni ci sono 8 nascite all’anno ogni 1.000 abitanti), ma l’Italia non e’ messa molto meglio (9) ed una buona fetta del vecchio continente e’ nella stessa condizione.
A tal riguardo segnalo questo articolo da Dagospia
LA VECCHIA EUROPA O L’EUROPA DEI VECCHI? – COSA HANNO IN COMUNE LA RICCA GERMANIA E LA DISGRAZIATA GRECIA? IL CROLLO DELLA NATALITÀ: RISCHIANO L’ESTINZIONE
Si fanno sempre meno figli e in pochi decenni in Europa si rischia di avere nazioni popolate solo da anziani – Un crollo demografico che accomuna la Grecia disastrata dalla crisi e la ricca Germania, che nel 2100 potrebbe passare da 80 miloni di abitanti a 46, per arrivare a 3 milioni nel 2300…
Giulio Meotti per “Il Foglio“
“Nella nostra epoca tutta la Grecia è stata caratterizzata da una riduzione del tasso di natalità e da una generale diminuzione della popolazione, a causa della quale le città sono diventate deserte e le campagne hanno smesso di dare raccolti”. A vergare queste parole fu lo storico Polibio intorno al 150 a. C., ma sembra un epitaffio perfetto per descrivere la Grecia contemporanea. Almeno secondo quanto scrive sul New York Times l’editorialista del giornale greco Kathimerini, Nikos Konstandaras: “I greci sono in lotta per la sopravvivenza”.
Ma è una lotta che non riguarda soltanto l’accordo internazionale da 240 miliardi di euro di salvataggio. “Il pericolo è più semplice: le morti stanno superando le nascite e la popolazione sta invecchiando così velocemente che in pochi decenni la Grecia potrebbe non essere in grado di produrre abbastanza ricchezza per prendersi cura della propria gente e potrebbe cessare di essere uno stato-nazione vitale”. E’ pura aritmetica: la Grecia ha oggi uno dei tassi di fertilità più bassi al mondo.
E come dice Michalis Papadakis professore emerito di Statistica presso l’Università del Pireo, “la riduzione demografica mina la capacità di difesa, riduce la forza lavoro e ostacola il business”. Il 2011 è stato il primo anno in cui il numero di residenti in Grecia è sceso, con decessi superiori alle nascite. Non era mai successo prima.
Ma la crisi demografica è ciò che lega la povera Grecia alla ricca Germania, che in dieci anni ha perso due milioni di bambini non nati, che vede soltanto otto nuovi nati ogni mille abitanti e che si ridurrà del venti per cento in due generazioni.
Tra i paesi europei emerge che la Germania ha il tasso di nascita più basso tra i paesi Ue, appena l’8,4 per cento. Seguita da Portogallo (8,5), Grecia e Italia (entrambi 9) e Ungheria (9,1). Al contrario il maggior numero di nascite si è registrato in Irlanda (15,7), Regno Unito (12,8), Francia (12,6), Svezia (11,9) e Cipro (11,8). Sono questi alcuni dei dati pubblicati dal bollettino demografico Eurostat.
Se nel Dopoguerra del miracolo economico ci fu il “baby boom”, la Germania e la Grecia stanno oggi facendo esperienza di un “baby choc”. Nel 2100, se continua così, gli abitanti della Germania caleranno dagli ottanta milioni attuali a 46 milioni, e nel 2300 a tre milioni appena.
La vecchia Germania è il paese con l’età media più alta dell’Ue. “I tedeschi si estingueranno?”, si è chiesto il giornale Bild. Il comune fenomeno greco e tedesco smentisce le tesi welfariste che legano le nascite agli incentivi sociali (la crisi demografica in Germania c’è nonostante gli incentivi del governo a ribaltare il trend in quella che è la più fiorente economia d’Europa).
“LIPSIA, HANNOVER E DRESDA SCOMPARSE”
Il maggiore demografo del Max Planck Institute, James Vaupel, ha scritto “la distribuzione per età della popolazione si sposterà da orde di bambini a folle di persone anziane. Le famiglie note per essere orizzontali – la gente aveva molti cugini, ma pochi nonni viventi – in futuro saranno verticali, con pochi cugini ma con quattro o addirittura cinque generazioni che vivono contemporaneamente”.E’ come se Lipsia, Hannover e Dresda fossero scomparse in un batter d’occhio, statisticamente parlando. In Germania nascite e matrimoni hanno fatto registrare il minimo storico dalla nascita della Bundesrepublik. Nell’ultimo censimento, il primo da venticinque anni in Germania, mancano all’appello un milione e mezzo di abitanti di quanto precedentemente avanzato dagli esperti. 80,2 milioni di persone invece delle 81,7 milioni ipotizzate. Numeri drammatici, che sorprendono soprattutto perché in Germania contare le persone ha qualcosa di sinistro, che richiama alla mente il nazismo.
Durante l’ultimo censimento del 1987, in quella che allora era ancora la Germania ovest, i militanti Verdi distribuivano opuscoli che recitavano: “Solo le pecore vengono contate”. Oggi, da Colonia, l’arcivescovo Joachim Meisner, in polemica con la soluzione tutta improntata sull’immigrazione della cancelliera Angela Merkel, lancia il suo grido di allarme: “Donne, state a casa e fate almeno tre figli”.
Spesso parliamo di confronti tra nazioni, e per esempio nell’Europa di oggi, la Germania sembra una nazione inarrestabile che marcia in questi anni bene, mentre la Francia, per esempio, sembra una nazione disastrata, che seguira’ l’Italia e la Grecia verso una decadenza economica ineludibile. Tutto vero, sembrerebbe. Se pero’ si guardano le curve demografiche delle due nazioni, si vede con chiarezza, che il profilo demografico della Francia e’ complessivamente sostenibile, mentre quello della Germania e’ sostanzialmente spaventoso: tra circa 15 anni la Germania avra’ una quantita’ enorme di anziani, mentre la popolazione in eta’ lavorativa semplicemente crollera’, con effetti semplicemente devastanti sui conti pubblici, sul costo del lavoro, sulla tassazione e sulla produzione e ricchezza; il treno demografico, infatti e’ inesorabile, ed a meno di una politica di immigrazione su vastissima scala, il declino della potenza tedesca e’ pressoche’ inevitabile. Ovviamente il ragionamento, seppur leggermente attenuato, si puo’ ripetere per larga parte dell’Europa, Italia inclusa. In questo quadro, Francia ed UK, con natalita’ dell’ordine di 12-13 nati ogni 1.000 abitanti, hanno profili demografici piu’ sostenibili. Fuori dall’Europa, il Giappone ha una situazione analoga a quella tedesca, e la Corea si incammina verso lo stesso trend.
By GPG Imperatrice
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