Attualità
Zingaretti ed il PD: colpo di genio o gran pacco?
Leggendo i giornali di oggi vi è una quasi perfetta dicotomia nel giudizio sulle dimissioni del segretario PD Zingaretti:
- ha fatto bene, mette il suo partito di fronte alle sue responsabilità, anche nell a nomina dei vicepresidenti. L’uscita drammatica non ha fatto che assicurargli le simpatie della base e tutti sono stati costretti a garantirgli l’appoggio. Andrà al congresso del 13 marzo e sarà confermato con pieni poteri, dopo di che farà quello che vuole. In quest’ottica il King Maker Bettini avrebbe chiamato Grillo per preparare la futura permanente alleanza con il Movimento 5 Stelle, di cui Conte sarà la plastica rappresentazione. Una tattica politica napoleonica e vincente per battere i renziani;
- ha fatto male. Se tu lasci una posizione in Italia, sei elogiato, ma sei anche finito perchè subito ti mostrano solidarietà, ma entro 48 ore sei dimenticato e finito. La Pinotti farà la transizione, ma poi si stanno scaldando i renziani da un lato e Bonaccini dall’altro. Zingaretti tornerà nel suo feudo laziale come viceré, magari a Roma, ma ormai la sua avventura ai vertici è finita. Ora le strade sono verso un appoggio a Draghi e con una sana concorrenza contro il M5s , per diventare una forza moderata di centro sinistra.
Entro il 13 marzo vedremo dove ci portano i giochi futuri e le correnti del PD. L’Italia è in mano ad una classe dirigente, di cui il PD è la sublimazione, ancora per or, sempre più divisa ed in una guerra civile permanente che non fa bene alla politica, ma anche all’Italia. Siamo di fronte alla dimostrazione pratica della necessità di aprire veramente una pagina nuova, senza figliocci di nessuno, come le sardine… Sartori, figlio di un sistema stracotto, non può rappresentare nulla di nuovo, neppure se stesso. L’ala movimentista del PD non è che l’espressione della trentennale Occupazione del potere.
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