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Zaia, Bonaccini, De Luca: peggio dei governanti ci sono solo i governatori

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Ieri, 3 luglio, a fronte di qualche nuovo focolaio di un virus dichiarato già clinicamente morto dal Prof. Zangrillo, Luca Zaia, Governatore del Veneto, ha dichiarato testualmente: “Secondo me deve esserci un Tso (Trattamento Sanitario Obbligatorio, ndr.), non possiamo far decidere al paziente se farsi curare o meno”.

In una puntata di “Piazzapulita” di maggio, Stefano Bonaccini, Governatore dell’Emilia Romagna, ha rivendicato: “Abbiamo più di 70 unità mobili specializzate che girano in tutta la regione, provincia per provincia, per andare a cercare chi, magari, in quella condizione abitativa non è in grado di tutelare i propri familiari o i conviventi”.

Il 23 marzo, Vincenzo De Luca, Governatore della Campania ha ammonito, su Facebook: “Arrivano voci di persone che vogliono organizzare feste di laurea. Mandiamo i Carabinieri con il lanciafiamme se le fate”. Cos’hanno in comune questi tre soggetti? Geograficamente e politicamente, nulla: uno è del Nord, uno è del Centro e uno è del Sud; uno è delle Lega, uno della destra e uno della sinistra PD.

Ma a ben vedere, sì, condividono un grosso problema che molti altri ce ne procura: si sono montati la testa. Lo confermano le loro dichiarazioni iperboliche; queste sì, da Tso. O, se preferite, da sceriffi della (troppo) Bassa Padana o da inquisitori dello Stato (non) libero del Tortellino o da dittatori della (pseudo) Repubblica di Maradona. E il problema, sapete, non sta tanto nell’aspetto risibile, anzi ridicolo, anzi grottesco, anzi patetico del loro sfoggio di muscolarismo localistico. Sta nel fatto che il titolo (“Governatore”) deve averli mandati fuori giri. Un po’ come i Gran Dirett. Dott. Ing. Etc. Etc. dei film di Fantozzi.

Questi qua forse si vedono davvero come dei vice-re con poteri temporalmente e territorialmente illimitati. Se gli gira male, se si alzano con la luna, se li guardi storto pensano alla galera per i senza mascherina, al lanciafiamme per gli untori, alle battute di caccia, casa per casa, a stanare gli infetti. In altri termini, se volessimo rispondere all’amletico dubbio (ci sono o ci fanno?) saremmo tentati di rispondere che ci “sono” proprio.

Evocano, senza saperlo, un potere svincolato dalle pastoie della rappresentatività e della legittimazione. Hanno la burbanza baldanzosa e tracotante del piccolo satrapo di provincia, anzi di regione. Quelle cose là – quelle cose inascoltabili in bocca a un politico degno di questo nome – non solo le dicono, ma le vorrebbero fare. E se non le fanno (per ora) è solo perché sanno che da qualche parte, nelle pieghe di una legge o di un regolamento, una norma glielo impedisce.

Ce l’hanno sulla punta della lingua, quella norma da azzeccagarbugli, ma non gli viene proprio, per cui li aiutiamo volentieri: “Costituzione”, si dice “Costituzione”. A questo punto, due domande dovrebbero imporsi agli elettori di ogni colore: di destra e di sinistra, non importa. Primo: come diavolo ce li siamo tirati in casa? Com’è possibile aver votato dei Presidenti di Regione e ritrovarsi dei Governatori di Prigione? Secondo: come possiamo fare perché non accada più, per liberarcene al più presto?

Forse la chiave è proprio semantica. Forse l’errore è stato cambiare il nome di un nostro “dipendente” pubblico eletto da “Presidente” a “Governatore”. Il classico caso in cui l’abito (cioè il nome) fa il monaco (cioè il capataz). Insomma, abbiamo creato dei mostri con l’uso improvvido di una parola. E ci tocca constatarlo: pensavamo di avere i governanti peggiori del mondo, ma ci sbagliavamo. Peggio dei governanti ci sono solo i governatori.

Francesco Carraro

www.francescocarraro.com


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