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Xi Jinping e la Cina: le riforme del PCC indicano un cambiamento nella Leadership in Cina?

Xi Jinping sta ridefinendo il potere nel Partito Comunista Cinese con nuove regole di delega. È l’inizio di una successione o una mossa per consolidare il controllo? Scopri l’analisi degli esperti.

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Il Partito Comunista Cinese (PCC) è in fermento, e le recenti nuove regole che disciplinano gli organi interni del partito stanno scuotendo le fondamenta della sua struttura di potere. Sembra che il presidente Xi Jinping stia intraprendendo un percorso inaspettato: quello della delega di autorità. Questa mossa, se confermata, potrebbe non solo standardizzare i processi decisionali del partito, ma anche preannunciare un cambiamento futuro per la leadership cinese, aprendo persino scenari di successione.

Segnali Inequivocabili di un Cambiamento Epocale

Il segnale più evidente arriva dalla revisione delle norme che riguardano gli “istituti di coordinamento del partito“, in particolare le “commissioni centrali” e i “gruppi direttivi del partito“. Molte di queste organizzazioni sono state istituite o hanno visto espandere i loro poteri proprio durante il mandato di Xi. L’agenzia di stampa statale Xinhua ha dichiarato che le nuove regolamentazioni mirano a standardizzare il coordinamento delle politiche e il processo di revisione ai vertici. Questo non è un semplice aggiustamento burocratico; è una chiara indicazione che questi organi dovranno concentrarsi su “pianificazione, discussione e verifica di questioni importanti”.

Questo cambiamento epocale suggerisce, secondo esperti come Dali Yang dell’Università di Chicago, un tentativo di Xi di formalizzare e istituzionalizzare le procedure di governance, portando “più regolarità” alle operazioni.

Perché questa urgenza di regolarità? Forse perché lo stesso Xi presiede così tanti di questi organi, oltre ai suoi titoli di partito e di stato, che il suo tempo e la sua attenzione non sono illimitati. È un’ammissione silenziosa della pesantezza del fardello del potere e della necessità di distribuirlo. senza contare che il tempo passa anche per il leader del Partito Comunista più potente al mondo.

Riunione del Politburo del PCC

 

La Delega come meccanismo di controllo o apertura alla successione?

Ma cosa significa in pratica questa delega? Victor Shih, specialista in politica e finanza d’élite cinese, osserva che la formalizzazione di questi organismi di alto livello non implica di per sé una “grande delega”. Piuttosto, suggerisce che Xi potrebbe prestare meno attenzione ai dettagli quotidiani, rendendo necessario un meccanismo di controllo per garantire che le sue priorità politiche siano comunque attuate dai funzionari di livello inferiore. È una mossa astuta: delegare la gestione, ma mantenere salda la visione strategica.

Un aspetto che rende questa situazione ancora più avvincente è la condivisione del potere tra i vice di Xi. Dal 2023, i gruppi del partito sono diventati un veicolo per questa ripartizione. La Commissione Finanziaria Centrale è guidata dal Premier Li Qiang, mentre la Commissione Centrale per la Scienza e la Tecnologia è guidata dal Vice-Premier Ding Xuexiang. Ancora più eclatante, il capo di stato maggiore di Xi, Cai Qi, ora guida la Commissione Centrale per gli Affari del Cyberspazio, un ruolo precedentemente ricoperto dal presidente stesso.

Persino in ambito diplomatico, si sono notati cambiamenti. L’assenza di Xi dal vertice BRICS e dal G20 nel 2023, con Li Qiang a guidare la delegazione cinese, è un segnale forte. Queste assenze, impensabili fino a poco tempo fa, indicano una chiara distribuzione delle responsabilità, forse per consentire a Xi di concentrarsi su questioni di più ampio respiro.

Il Grande Enigma: Ritiro o Consolidamento Strategico?

Il quesito che ora risuona con più forza è: questi cambiamenti preannunciano il ritiro di Xi Jinping? Alcuni analisti suggeriscono che le nuove regole possano essere state stabilite proprio per regolare gli organi in un “momento chiave per la transizione di potere”. Il prossimo congresso nazionale del partito è previsto per il 2027, quando scadrà l’attuale mandato di Xi.

Tuttavia, altri osservatori sono più cauti. Neil Thomas, esperto di politica cinese, ritiene che le riforme siano principalmente guidate dal desiderio di Xi di rafforzare la leadership del partito e monitorare meglio le questioni importanti decentralizzando parte dell’autorità. Per lui, si tratta più di “conservare le sue energie per le priorità strategiche a lungo termine che di prepararsi al ritiro”. Non si tratta di abbandonare il potere, ma di gestirlo in modo più efficiente.

La curiosità si infittisce considerando che Xi, a differenza dei suoi predecessori, non ha promosso un successore evidente. Questo lascia aperta la possibilità di un approccio a fasi per la successione, magari delegando una delle sue tre posizioni chiave, come quella di presidente dello stato, a un membro del Comitato Permanente del Politburo di età simile.

In sintesi, i cambiamenti in atto nel PCC sono di vasta portata e potrebbero alterare profondamente la dinamica del potere in Cina. Che si tratti di una preparazione per il ritiro, di una strategia per un controllo più efficace o di una combinazione di entrambi, una cosa è certa: stiamo assistendo a un momento cruciale nella storia politica cinese, con implicazioni che risuoneranno a livello globale.


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