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Winston Churchill che “Una nazione che si tassa nella speranza di diventare prospera è come un uomo in piedi in un secchio che cerca di sollevarsi tirando il manico”

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Segnaliamo questo interessante articolo pubblicato su Milano Post.

 

Diceva Winston Churchill che

Una nazione che si tassa nella speranza di diventare prospera è come un uomo in piedi in un secchio che cerca di sollevarsi tirando il manico

…e con tutta probabilità questa divertente immagine può aiutarci a capire l’impatto dell’inasprirsi della tassazione in Italia.

La legge di stabilità, approvata quale ultimo atto di un governo che ricorderemo per le peculiarità della sua formazione, contiene tra le righe un numero notevole di disposizioni che introducono o che modificano imposte e tasse. Dall’aumento del contributo unificato per tutti i tipi di procedimenti relativi alla giustizia amministrativa, alla riduzione della deducibilità delle spese per le auto aziendali, passando per il tanto temuto ulteriore aumento dell’iva dal 21% al 22% dal prossimo luglio, alla nuova Tares che andrà a sostituire Tia e Tarsu, fino alla temutissima introduzione della tassa sulle transazioni finanziarie relative a strumenti finanziari partecipativi, con esclusione dei titoli di Stato (la c.d. Tobin Tax), la legge di stabilità va ad aggravare un sistema impositivo già complesso e poco efficiente.

Provando a fare un po’ di chiarezza, c’è da dire che normalmente si usa in senso atecnico il termine tassa per indicare tutte le forme di imposizione dello Stato nei confronti dei suoi cittadini, senza distinguere, come invece si dovrebbe fare, tra tasse, imposte e tariffe.

Mentre le tasse, tecnicamente, sono dovute dai cittadini per servizi erogati dallo Stato, su richiesta, e non sono commisurate né al reddito né al costo del servizio, le imposte non sono regolate dal principio della controprestazione, in quanto prelievo coattivo di ricchezza del cittadino, finalizzato a finanziare pubblici servizi, ed espressione del potere d’imperio dello Stato. Alle tasse e alle imposte si affiancano anche le tariffe, ossia i prezzi  fissati da un’autorità, un ente o un’impresa pubblica da corrispondere per un bene o un servizio, come è la Tia per esempio.

L’Italia è senz’altro uno dei paesi con un sistema impositivo tra i più complessi, poco efficienti e desueti. Come è emerso ad esito dei lavori del Tavolo sull’erosione fiscale, uno dei quattro gruppi di lavoro che, alla fine della scorsa legislatura, avevano ricevuto la mission di preparare la tanto attesa (ma ancora non realizzata) riforma fiscale, sono più di 700 le forme di erosione della base imponibile. Questo è solo uno dei tanti indicatori del fatto che il sistema è da riformare.

Invece di pensare alla riforma fiscale, invece, si è assistito negli ultimi mesi a un ulteriore aumento dei livelli impositivo a vario titolo e sotto diverse spoglie, ciò che di fatto non solo ha appesantito i singoli cittadini ma non ha neppure contribuito a far uscire l’Italia dalla crisi. Diceva infatti già nel 1850, Émile de Girardin, il politico francese che lancio La Presse, che

La forza dei governi è inversamente proporzionale al peso delle imposte

(Il socialismo e l’imposta, 1850).

In effetti, ciò a cui abbiamo assistito, in parallelo con l’aumento complessivo del livello impositivo in Italia, è proprio l’indebolimento di un governo che, appena nato, aveva il più grande sostegno politico mai avuto prima in Italia, in quanto sostenuto da una vasta coalizione che copriva quasi tutto l’arco costituzionale. Lo stesso Mario Draghi, artefice, con la strategia attuata dalla BCE, dei primi segnali di ripresa cui stiamo assistendo, qualche mese fa, all’inaugurazione dell’anno accademico della Bocconi, aveva ricordato che, per uscire dalla crisi, sono necessari tagli alla spesa corrente e non aumenti della tassazione.

Speriamo dunque che il prossimo governo abbia come monito anche le parole di Juan de Mariana de la Reina – illustre storico e pensatore politico gesuita vissuto tra il Cinquecento e il Seicento-

Le tasse sono, di norma, una calamità per il popolo e un incubo per il governo. Per il primo sono sempre eccessive; per il secondo non sono mai abbastanza, mai troppe”.

 

 

 

 

By GPG Imperatrice

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