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William Shakespeare, italiano esule in Inghilterra? (di Silvio Ceci)

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Da alcuni anni – anche in contesti dotti di livello internazionale – si discute intorno alla possibile origina italiana del celebre drammaturgo britannico Wlliam Shakespeare.

Secondo alcuni esperti, l’autore teatrale sarebbe nato a Messina ed il suo vero nome sarebbe in realtà Michelangelo Florio. William Shakespeare sarebbe la trasposizione del nome ed il cognome della madre Guglielmina Scrozzalanza, secondo una tradizione molto in voga nel rinascimento tra gli intellettuali. Si pensi al poeta Pietro Metastasio, vissuto nello stesso periodo, e che aveva trasformato in greco il suo cognome italiano Trapassi.

Michelangelo Florio apparteneva alla minoranza siciliana protestante che, per sfuggire alla repressione cattolica, trovò rifugio in Inghilterra dove tradusse in inglese le proprie opere che vennero stampate col nickname William Shakespeare dal figlio John  Florio, a sua volta autore del primo dizionario italiano -inglese.

Un decisivo indizio che confermerebbe le origini italiane dell’autore inglese è anche l’ambientazione proprio a Messina della nota commedia “Tanto Rumore per nulla”. In un’epoca senza enciclopedia ed internet, la conoscenza dettagliata delle città italiane da parte di William Shakespeare – che ufficialmente non viaggiò mai al di là della Manica  – lascia a dir poco stupefatti.

Citando Agatha Christie – la quale sosteneva che tre indizi costituiscono una prova – le informazioni sopra illustrate non sono semplici indizi ma costituiscono, a mio avviso, prova quasi inconfutabile delle chiare origini italiane del campione della letteratura inglese.

Shakespeare potrebbe essere ritenuto l’ennesimo ambasciatore della cultura italiana non meno di quanto lo sono stati Yves Montand in Francia o Frank Sinatra negli Stati Uniti, entrambi figli di italiani e nondimeno rappresentanti ineguagliabili dei Paesi in cui sono vissuti.

Personalmente in questi anni ho assistito al passaggio di tanti illustri personaggi, ben presto dimenticati dopo la loro morte oppure ‘acquisiti’ da altre nazioni che hanno loro attribuito onori ben più importanti di quanti ne abbia dato loro l’Italia. I nomi che mi vengono subito in mente sono Pavarotti, Puccini o Corelli sicuramente più considerati e stimati all’estero che nel nostro Paese.

L’Italia sembra non riconoscere l’importanza culturale e commerciale che deriva dalla valorizzazione dei nostri cittadini famosi. Un segno forse inequivocabile di un sempre maggiore disinteresse verso la tradizione e i valori che ci hanno sempre contraddistinto.

Il dibattito sulle origini di William Shakespeare potrebbe allora essere una buona occasione per riscoprire questo importante autore e per creare un festival dedicato a lui in Italia con la partecipazione non solo di compagnie teatrali – che rappresenterebbero le celebri opere del maestro – ma anche di studiosi i quali, nel dibattito e nel confronto pubblico, potrebbero chiarire una volta per tutte la vera identità di Shakespeare, aggiungendo il drammaturgo nel lunghissimo elenco degli italiani importanti che, nei secoli, hanno dato lustro al nostro amato Paese.


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