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Whiskey, un mondo di ottimi investimenti, se ci si tiene alla larga dai falsi

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Lo scorso luglio, una anonima donna asiatica ha pagato 16 milioni di sterline per una singola botte di Ardbeg del 1975 – più del doppio di quanto il proprietario della distilleria aveva speso per acquistare tutta l’azienda nel 1997. Ma nel mondo delle bottiglie rare è un altro il nome che regna sovrano. Si potrebbero prendere whiskey di altre distillerie e mettere Macallan sull’etichetta e il valore crescerebbe di decine di volte. Se questo può essere una manna per i bravi collezionisti, questo rischia di essere un disastro per certi altri.

Come riporta The Telegraph i casi di truffe clamorose sono frequenti: nel 2017 la polizia arrestò una persona che aveva allestito un intero appartamento con le bottiglie di preziosi whiskey, tutte bottiglie del valore minimo di decine di migliaia di sterline, e le vendeva a collezionisti improvvidi. Queste bottiglie poi sono transitate su aste serie dove veri esperti le hanno scoperte, portando alla luncee l’enorme truffa.

Qualcuno però si comporta correttamente e ha fatto la scommessa giusta. Ad esempio lo status di icona di Macallan è un tributo alla svolta visionaria della distilleria negli anni ’80, quando il crollo della domanda globale di whisky costrinse molti rivali a chiudere i battenti. Il futuro, scommise Macallan, non era nei whisky miscelati di massa, ma nei single malt più raffinati e costosi, con un’attenzione sempre maggiore ai vintage da collezione e alle edizioni speciali. Il successo di questo approccio ha reso Macallan sinonimo di whisky raro e prezioso, elevando le sue bottiglie più preziose a valori stratosferici. Nel 2019, un misterioso collezionista ha pagato 1.452.000 sterline per una bottiglia di Macallan 1926 60-Year-Old Fine & Rare – una somma che ancora oggi rappresenta il record mondiale per qualsiasi bottiglia di vino o alcolico.

Questi valori hanno portato però a due grandi mali:

  • la falsificazione
  • le truffe basate su farlocchi scehmi di investimenti.

I falsi hanno visto la loro esplosione con lo sviluppo del commercio online, e non solo per il lato della vendita del pacco finito, magari su piattaforme dedicate agli appassionati che, comunque, sconsigliano di comprare direttamente da privati. Il commercio online ha permesso anche di trovare bottiglie vuote d’epoca di marche rare giapponesi o di Macallans e Glenlivets d’epoca. Un commercio non illegale, ma che è alla base della realizzazione di un falso.

Poi ci sono gli affari farlocchi: le truffe degli “investimenti in barili” sono diventate una piaga importante negli ultimi anni, dai classici schemi Ponzi a operazioni meno palesemente criminali che offrono azioni in barili a prezzi sopravvalutati. In aprile, il londinese Casey Alexander è stato condannato negli Stati Uniti per aver frodato 150 anziani americani di circa 13 milioni di dollari, dopo averli convinti a investire in un fondo di whisky raro che non esisteva.
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L’esplosione dei prezzi dei whisky rari ha avuto una drammatica conseguenza imprevista. Quando una bottiglia vale 1.000 sterline, non c’è da guadagnarsi un grande riconoscimento nel mostrarla, né tantomeno nell’aprirla. Viene ammirata e conservata da un collezionista ossessivo, e in rare occasioni viene tirata fuori e venduta a un altro. Ma quando quella bottiglia vale 100 volte di più, viene attirata da una razza di appassionati molto diversa: molto più ricca, meno esperta, con un debole per il consumo vistoso e i gesti eclatanti. Quando queste persone mettono le mani su un whisky ultra-raro, vogliono ostentarlo.

Questa ostentazione permette spesso di scoprire i falsi, con risultati clamorosi. Il 29 luglio 2017, Zhang Wei è entrato nel bar Devil’s Place dell’Hotel Waldhaus am See di St Moritz. Il bar è rinomato per la sua straordinaria gamma di whisky rari – 2.500 bottiglie in vetrine allineate alle pareti, tra le più grandi collezioni al mondo. Zhang, un milionario autore di romanzi fantasy cinesi di arti marziali, ha attirato il suo sguardo sulla bottiglia più antica non aperta: un Macallan del 1878, per aprire la quale offfrì 9.999 CHF. Il gestore del locale cedette.

Nella celebrazione vennero fatte molte foto,  Il collezionista francese Serge Valentin, una famosa autorità che gestisce l’influente blog whiskyfun.com, le ha guardate e ha pensato che la bottiglia fosse falsa. Innanzitutto, la carta dell’etichetta sembrava troppo nuova. E come spiega Emmanuel Dron, autore del libro definitivo Collecting Scotch Whisky: An Illustrated Encyclopedia, c’era qualcosa di errato nell’invecchiamento del tappo: la bottiglia non aveva 150 anni…

Il proprietario del bar e collezionista consegnò un campione alla società di intermediazione e consulenza britannica Rare Whisky 101, che lo fece datare al carbonio, facendolo risalire ad un periodo fra il 1970 e il 1972, 100 anni dopo la data dell’etichetta e tra l’altro non era un single malt, ma un blended. Una truffa colossale.

A metà degli anni Novanta, le case d’asta e i collezionisti di whisky notarono un flusso costante di bottiglie rare e antiche sul mercato: Bowmore, Laphroaig e soprattutto Macallan risalenti al XIX o all’inizio del XX secolo. Ciò che sconcertava era il numero di bottiglie incontaminate”, spesso da collezioni italiane. Il clamore fu tale che la Macallan lanciò una linea “Replica” che riprendeva le bottiglie dell’epoca. Nel 2001, il mercato era inondato di rarità di provenienza italiana, mentre si cumulavano le etichette con dei problemi. Troppe cose non tornavano.

Nel 2002, l’azienda ha incaricato uno storico della carta di valutare le etichette e inviò i campioni di 16 bottiglie antiche al laboratorio di datazione al carbonio di Oxford. Il verdetto fu stato netto e schiacciante. L’etichette erano stampata su carta del XX secolo e tutto il whisky esaminato, qualunque esso fosse, era stato creato dopo il 1950. Macallan interruppe la produzione della serie Replica, per dimenticare l’imbarazzo.

Quindi il Whiskey può essere un investimento, se si è molto attenti. Altrimenti è meglio berlo accompagnato all’acqua ghiacciata….


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