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Vietnam “Terraforma” il Mar Cinese Meridionale: sorpasso sulla Cina nella corsa alle isole artificiali?
Mentre tutti guardano alla Cina, il Vietnam sta silenziosamente “terraformando” il Mar Cinese Meridionale. Con 21 nuove isole e una pista di atterraggio militare, Hanoi accelera per superare Pechino: una corsa ai lavori pubblici che ridefinisce la geopolitica

Mentre gli occhi del mondo sono spesso puntati sulla muscolare assertività cinese, un altro attore sta silenziosamente, ma febbrilmente, cambiando la geografia del Mar Cinese Meridionale. Il Vietnam, in una sorprendente accelerazione, ha intensificato la costruzione di isole artificiali nelle contese Isole Spratly, arrivando a sfidare il primato di Pechino in questa strategica opera di “terraforming”.
Nuove immagini satellitari, analizzate dal think tank americano Center for Strategic and International Studies (CSIS), mostrano un’attività frenetica. Dal 2021, Hanoi ha costruito ben 21 isole artificiali e ha iniziato a bonificare otto nuove aree che prima erano solo scogli sommersi.
Ma non si tratta di un progetto turistico. Queste nuove terre, strappate al mare, sono pesantemente militarizzate. Un recente rapporto del Wall Street Journal dettaglio la costruzione di molteplici porti, depositi di munizioni, trincee difensive e, soprattutto, una pista di atterraggio lunga oltre tre chilometri, capace di ospitare aerei militari di grandi dimensioni.
La gara del “Lavori Pubblici” geostrategici
Pechino ha iniziato la sua campagna di costruzione nel 2013, accumulando circa 4.000 acri (1.600 ettari) di nuova terra. Il Vietnam, partito molto dopo (nel 2021), ha già raggiunto i 2.200 acri (quasi 900 ettari) entro marzo 2025, creando circa il 70% della superficie cinese in un lasso di tempo molto più breve.
L’Asia Maritime Transparency Initiative (AMTI) stima che, a questo ritmo, “è quasi certo che il Vietnam eguaglierà – e probabilmente supererà – la scala della costruzione di isole di Pechino”.
Questa corsa non avviene nel vuoto. Il Mar Cinese Meridionale non è solo un punto caldo geopolitico; è un’arteria vitale per l’economia mondiale. La sua importanza è riassumibile in alcuni punti chiave:
- Commercio Globale: Oltre il 21% del commercio mondiale transita da qui, per un valore stimato (già nel 2016) di 3,37 trilioni di dollari.
- Risorse Ittiche: È uno dei bacini di pesca più ricchi del pianeta, ospitando oltre la metà delle navi da pesca mondiali e fornendo sostentamento a milioni di persone.
- Risorse Energetiche: Il fondale marino è ricco di vaste riserve di petrolio e gas naturale, ancora in gran parte non sfruttate.
- Militare: La sua posizione è cruciale in caso di un potenziale conflitto tra Stati Uniti e Cina per Taiwan.
Un simbolo di resilienza, non di dominio
La mossa di Hanoi è una chiara sfida alla “bellicosità” di Pechino, con cui ha un lungo e sanguinoso contenzioso storico, incluse le guerre degli anni ’70 e ’80 e gli scontri navali nel 1974 (Paracel) e 1988 (Spratly), quando la Cina prese il controllo di diverse isole con la forza.
Tuttavia, gli analisti invitano alla cautela prima di parlare di un “cambiamento negli equilibri di potere”. Collin Koh, analista a Singapore, ha dichiarato al South China Morning Post di non essere “troppo convinto che questo possa cambiare le carte in tavola”.
Il punto cruciale, un po’ ironico data l’entità dei lavori, è che queste isole sono “possedimenti fisici statici”. Servono come simboli di rivendicazione e come basi logistiche, ma il vero strumento di proiezione della potenza, secondo Koh, sono gli “assetti mobili” come navi e aerei.
L’azione del Vietnam, come nota l’analista Vu Lam, si inserisce più in una “narrativa di resilienza” che in un tentativo di dominio regionale. In pratica, Hanoi sta costruendo fatti compiuti sul terreno (o meglio, sul mare) per proteggere le sue rivendicazioni, rendendo qualsiasi aggressione cinese molto più costosa, ma senza illudersi di poter vincere una guerra totale contro il gigante vicino.

Domande e risposte
Perché il Vietnam sta costruendo così tante isole proprio ora? Il Vietnam sta accelerando per “recuperare terreno” rispetto alla Cina, che ha iniziato a costruire isole militarizzate nel 2013. L’obiettivo di Hanoi è creare “fatti compiuti” per solidificare le proprie rivendicazioni territoriali nelle Isole Spratly. Questa frenesia edilizia è una mossa difensiva e di deterrenza: costruendo infrastrutture militari (porti, piste) e aumentando la superficie terrestre, il Vietnam rende più difficile e costoso per la Cina tentare di scalzarlo con la forza, segnalando la propria determinazione a proteggere i propri interessi.
Queste isole vietnamite possono davvero cambiare gli equilibri di potere con la Cina? Secondo la maggior parte degli analisti, la risposta è no. Sebbene impressionanti, queste isole sono considerate “assetti statici”, cioè vulnerabili e fissi. Gli esperti sottolineano che la vera potenza militare risiede negli “assetti mobili”, come le flotte navali e le forze aeree, dove la Cina mantiene un vantaggio schiacciante. L’azione del Vietnam è quindi vista più come una strategia di “resilienza” e di deterrenza simbolica, piuttosto che un reale tentativo di eguagliare la potenza militare complessiva di Pechino nella regione.
Qual è l’importanza economica del Mar Cinese Meridionale? È una delle vie d’acqua più cruciali del mondo. Si stima che vi transiti oltre il 21% del commercio globale, per un valore di migliaia di miliardi di dollari. Inoltre, è un’area vitale per la sicurezza alimentare, ospitando oltre la metà delle navi da pesca mondiali e vantando fondali ricchissimi. Infine, si sospetta che i suoi fondali contengano enormi riserve di petrolio e gas naturale, rendendo il controllo dell’area un obiettivo economico e strategico primario per tutte le nazioni rivierasche









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