Attualità
VI PRESENTO L’€URO: COME FUNZIONA LA MONETA UNICA E I SUOI GRAVI ASPETTI DI CRITICITA’ (di Giuseppe PALMA)
VI PRESENTO L’€URO: COME FUNZIONA LA MONETA UNICA
E I SUOI GRAVI ASPETTI DI CRITICITA’ [1] (di Giuseppe PALMA)
Questa moneta unica rappresenta una delle questioni di maggiore divisione nel Paese. Il motivo non è tanto la difficoltà dell’argomento, di per sé abbastanza semplice seppur policromatico, ma la persistente mala fede di certa politica (nostrana e sovranazionale) e di certi gruppi di potere che dominano il pianeta (quei gruppi oligarchici che decidono il destino di centinaia di milioni di persone senza alcuna legittimazione democratica). Con questo mio articolo cercherò di rendere l’argomento “Euro” semplice e comprensibile a tutti, evitando – volutamente – eccessivi tecnicismi.
In soli 8 punti, e con un linguaggio molto semplice, cercherò di spiegare il perché questa moneta unica rappresenti un vile attentato al benessere diffuso dei popoli europei e all’essenza stessa della democrazia costituzionale, e lo farò come se dovessi spiegarlo a mia figlia di due anni.
Oltre alla lettura del testo, consiglio vivamente anche la lettura delle note.
A) Uno Stato a moneta sovrana è il legittimo ed unico titolare della propria moneta, quindi crea e dispone liberamente della stessa sia per far fronte alle problematiche economico-sociali dei cittadini, sia per far fronte al debito pubblico, il quale non costituisce mai un problema in quanto è lo Stato stesso che genera quella medesima moneta occorrente a “pagare” il debito, quindi non deve chiederla in prestito a nessuno: uno Stato a moneta sovrana crea moneta dal nulla! [2] Ciò detto, la domanda nasce spontanea: come fa uno Stato a sovranità monetaria a creare moneta dal nulla? Semplice: pigiando il tasto di un computer del Ministero del Tesoro o della Banca Centrale;
B) In uno Stato a moneta sovrana, la Banca Centrale (o il Ministero del Tesoro) funge da prestatrice di ultima istanza. Cosa significa “prestatrice di ultima istanza”? Significa che quando lo Stato deve onorare il proprio debito pubblico (rappresentato dal capitale investito dai cittadini nei Titoli di Stato, più gli interessi), non va a chiedere i soldi alla collettività (lo potrebbe fare, anzi lo fa, ma si ferma quando comprende che le tasse sono troppo alte e i cittadini/imprese potrebbero risentirne), ma “stampa moneta” (cioè crea moneta dal nulla), quindi si rende fattivamente e concretamente garante di quel debito senza “massacrare” cittadini e imprese; in altre parole è lo Stato che “acquista” il proprio debito facendosi carico dello stesso. A tal proposito, tanto per essere chiari, il capitale relativo ai Titoli di Stato non viene mai realmente restituito dallo Stato all’investitore, e questo per due motivi molto semplici. Esempio: il cittadino X, nell’anno 0, acquista un Titolo di Stato a scadenza decennale di valore C, con un tasso di interesse allo T% (in pratica si tratta semplicemente di un pezzo di carta con su scritto “Titolo di Stato”) Bene. Trascorsi i dieci anni, X ha due possibilità: a) rinnovare il suo Titolo di Stato per altri dieci anni, quindi zero costi per lo Stato; b) decidere di richiedere allo Stato la restituzione del capitale investito dieci anni prima nel Titolo, più gli interessi maturati. In quest’ultimo caso, lo Stato cosa fa? Vende il Titolo di Stato di X ad un altro investitore, Y, e con il denaro con il quale Y paga quel Titolo (cioè investe i suoi soldi in quel Titolo), lo Stato restituisce il capitale all’investitore X. Costi per lo Stato? Zero! E gli interessi? Nessun problema: lo Stato a moneta sovrana li paga pigiando quello stesso tasto del computer che si trova al Ministero del Tesoro o alla Banca Centrale. In tal modo lo Stato crea, sì, debito, che però rappresenta ricchezza concreta per i cittadini e non costituisce alcun problema perché – e lo ribadisco – è lo Stato stesso che genera quella medesima moneta con la quale garantisce e “paga” quel debito (moneta alla quale lo Stato ha attribuito valore intrinseco, cioè ha imposto la tassazione in quella medesima valuta che esso stesso crea dal nulla e che accetta quale unica moneta per il pagamento delle tasse che ha imposto, quindi cittadini e imprese corrono per procurarsela);
C) Negli Stati a moneta sovrana le tasse NON servono a pagare gli ospedali, le scuole, gli stipendi dei dipendenti pubblici, le pensioni etc… negli Stati a moneta sovrana le tasse servono solo a non creare altro debito pubblico [3]. Punto! Negli Stati che invece non godono di sovranità monetaria (i 19 Stati dell’Eurozona), le tasse servono (anche) per far fronte alla spesa pubblica, quindi per pagare gli stipendi dei dipendenti pubblici, gli ospedali, le scuole, le pensioni, i servizi pubblici essenziali etc… Dicendola con parole più semplici: gli Stati a moneta sovrana prima spendono e poi tassano, invece gli Stati privi di sovranità monetaria prima devono tassare (cioè procurarsi la moneta) e poi possono spendere (attenendosi e rispettando i limiti capestro fissati dai Trattati). Se non si comprendono questi concetti, non è possibile comprendere l’intera questione “Euro” [4];
D) Tutti gli Stati dell’Eurozona, quando devono pagare gli stipendi degli insegnanti, le pensioni, gli ospedali, i servizi pubblici, assumere nuovo personale etc (in pratica quando devono far fronte alla spesa pubblica), non disponendo di sovranità monetaria vanno a cercarsi la moneta. Come? In due modi: a) tassando i cittadini fino al loro collasso, quindi introducendo nuove imposte e tasse o aumentando quelle già esistenti, introducendo sistemi giacobini di accertamento fiscale e di lotta all’evasione, quindi limitando l’uso del denaro contante, spiando i conti correnti dei cittadini e le loro spesucole quotidiane, tagliando le voci di spesa pubblica più sensibili come sanità, istruzione, giustizia, pensioni; e così via… b) chiedendola in prestito ai mercati dei capitali privati (cioè ad esempio alle banche private), i quali, prima di prestarla allo Stato che ne fa richiesta, valutano con la lente di ingrandimento l’affidabilità finanziaria dello Stato stesso a poterla restituire (con gli interessi), quindi fissano i tassi di interesse mettendo gli Stati in competizione tra loro (e qui si collocano le famigerate valutazioni delle Agenzie di rating che fanno tremare i Governi). Bene, anzi male! Ciò fatto, una volta che lo Stato ha preso in prestito la moneta dalle banche private, dovrà successivamente a queste restituirla maggiorata dagli interessi. Ma se lo Stato non gode di sovranità monetaria, da dove la va a prendere la moneta per poterla restituire alle banche private? La risposta è semplice: dai cittadini, quindi attraverso gli strumenti e i meccanismi sopra già evidenziati;
E) In passato, durante i periodi di crisi, gli Stati a moneta sovrana potevano “aggiustare” il cambio tra la propria moneta e le monete degli altri Stati, cioè facevano leva sulla svalutazione monetaria. In questo modo, con una propria moneta svalutata, si verificava la conseguenza che i prezzi delle merci da esportare si abbassavano rispetto alle stesse merci prodotte all’estero, con il conseguente aumento delle esportazioni. Ciò detto, se le aziende esportavano più prodotti perché più competitivi rispetto ai prodotti esteri, necessitavano di maggiore forza lavoro (più personale), quindi maggiore occupazione = maggiore numero di cittadini che percepivano un reddito, quindi + consumi e + investimenti privati (vedesi Keynes). Oggi, con questa moneta unica, essendo stati fissati i tassi di cambio irrevocabili tra l’Euro e le monete nazionali dei Paesi aderenti (i c.d. cambi fissi), gli Stati dell’Eurozona – per essere competitivi – non possono più far leva sulla svalutazione della moneta. Ciò premesso, come fanno gli Stati della zona euro ad essere competitivi, non potendo far leva sulla svalutazione monetaria? La risposta è semplice: attraverso la svalutazione del lavoro, cioè tramite la riduzione dei salari e la contrazione delle tutele contrattuali (e di legge) a beneficio dell’abbassamento dei prezzi delle merci da esportare!
F) Se negli Stati a moneta sovrana la Banca Centrale funge da prestatrice di ultima istanza, negli Stati della zona euro la BCE non svolge questa funzione, lasciando che siano i cittadini a “vestire i panni” di prestatori di ultima istanza. Ciò detto, che ruolo ha la BCE? E’ semplice: funge unicamente da guardiana della stabilità dei prezzi! Mentre uno Stato a moneta sovrana (attraverso la Banca Centrale o il Tesoro) garantisce integralmente il proprio debito pubblico senza alcun problema di default (e non potrebbe essere altrimenti come si è già visto), la BCE non garantisce nulla, infatti ciascuno Stato dell’Eurozona deve esso stesso garantire il proprio debito pubblico, senza disporre di sovranità monetaria! Come fa uno Stato che non dispone di sovranità monetaria a garantire (e pagare) il proprio debito pubblico? Semplice: tassando i cittadini fino al loro collasso, inasprendo oltremisura gli strumenti di accertamento fiscale nei confronti delle imprese, degli artigiani, dei piccoli commercianti e dei giovani professionisti, innalzando l’età pensionabile e riducendo la spesa pensionistica, riducendo le assunzioni nel pubblico impiego, tagliando le voci di spesa pubblica più sensibili quali la sanità, la giustizia, la scuola e così via… Una vera e propria pazzia, ma è così! In pratica, negli Stati dell’Eurozona, la funzione di prestatrice di ultima istanza non è esercitata da una Banca Centrale bensì dai cittadini. La BCE, sia nella forma che nella sostanza, non è una vera e propria Banca Centrale: per espressa previsione del suo Statuto, infatti, la BCE non può finanziare i debiti pubblici degli Stati dell’Eurozona. Appare evidente, quindi, che chi ha costruito l’intera struttura dell’Euro aveva ben in mente i gravissimi danni sociali, economici e finanziari cui conduceva questa moneta unica;
G) Con l’avvento dell’Euro la moneta è creata dalla BCE, anzi, più precisamente dalle Banche Centrali di ciascuno Stato d’accordo con la BCE. A chi è destinata questa moneta? A ciascuno Stato (Governo) dell’Eurozona? Assolutamente no! Gli Stati della zona euro sono costretti a chiederla in prestito ai mercati dei capitali privati [5] (che stabiliscono i tassi di interesse a seconda dell’affidabilità finanziaria dello Stato richiedente, mettendolo in competizione con gli altri Stati) e a questi debbono successivamente restituirla con gli interessi (vedesi i meccanismi di cui sopra);
H) Che cos’è il QE (Quantitative Easing) [6] che la BCE – quindi Mario Draghi – ha annunciato nel gennaio del 2015? Tradotto significa “alleggerimento quantitativo” del debito pubblico, cioè la BCE ha annunciato che provvederà ad “acquistare” (quindi a garantire) fette di debito pubblico di ciascuno Stato dell’Eurozona, liberandolo (solo in teoria) di parte dello stesso, quindi (sempre in teoria) ciascuno Stato avrà a disposizione maggiore liquidità per far fronte ai problemi socio-economici dei propri cittadini. Questo solo in teoria, infatti nella pratica le cose stanno diversamente: al fine di poter porre in essere la misura non convenzionale del QE, Draghi è dovuto scendere a compromessi accettando alcuni limiti imposti dalla Germania. In pratica, per dirla con parole semplici, di quelle fette di debito pubblico di cui ciascuno Stato sarà “alleggerito” grazie al QE, solo il 20% sarà garantito dalla BCE, mentre il restante 80% dovrà essere garantito dalle Banche Centrali (che Centrali non sono) di ciascuno Stato dell’Eurozona. A questo punto la domanda è d’obbligo: come farà ogni Banca Centrale di ciascuno Stato a garantire l’80% di quella fetta di debito pubblico (che come abbiamo visto è solo virtualmente alleggerita) se non dispone di sovranità monetaria? La risposta è talmente semplice che mi rifiuto di fornirla. Bisogna tuttavia ammettere che il QE, anche dopo essere stato semplicemente annunciato, ha iniziato a produrre l’effetto positivo di una svalutazione competitiva dell’Euro nei confronti del dollaro, ma è un effetto che non risolverà affatto i problemi degli Stati della zona euro, i quali, soffocati in ogni caso dai vincoli forcaioli e dai parametri capestro imposti dai Trattati dell’UE (vedesi ad esempio i Trattati di Maastricht e di Lisbona) e dal Fiscal Compact (che supererà illegittimamente sia Maastricht che Lisbona), oltre che da una moneta “straniera” che devono continuare a chiedere in prestito alle banche private e restituirla gravata dagli interessi, saranno destinati al default, oppure, nella migliore delle ipotesi, alla distruzione dello stato sociale, del benessere collettivo e – soprattutto – della democrazia costituzionale e del lavoro. Il QE ha avuto inizio a marzo e finora ha prodotto una svalutazione dell’euro sul dollaro di circa il 25%. Tuttavia, pur non essendovi stata alcuna invasione di cavallette (scenario che gli euristi prevedono invece in caso di un’uscita dell’Italia dall’Euro con una svalutazione della Nuova Lira nei confronti dell’€ pressappoco nella medesima percentuale della svalutazione €/$ causata dal QE), gli obiettivi sperati non sono stati ancora raggiunti! Del resto, la svalutazione dell’euro sul dollaro ha riguardato tutti i Paesi dell’Eurozona, quindi l’Italia come la Germania, pertanto il QE non può – in ogni caso – produrre per noi quegli ampi benefici scaturenti dalle svalutazioni competitive del passato!
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Ciò detto, nonostante l’eccessiva semplicità con cui ho affrontato l’argomento, nutro il fondato timore che possa esserci qualcuno che faccia finta di non aver capito. A tal proposito, riporto qui di seguito il frammento di un discorso di centocinquanta anni fa dell’ex Presidente degli Stati Uniti d’America Abraham Lincoln: “Il Governo non ha necessità né deve prendere a prestito capitale pagando interessi come mezzo per finanziare lavori governativi ed imprese pubbliche. Il Governo deve creare, emettere e far circolare tutta la valuta ed il credito necessari per soddisfare il potere di spesa del Governo ed il potere d’acquisto dei consumatori. Il privilegio di creare ed emettere moneta non è solamente una prerogativa suprema del Governo, ma rappresenta anche la maggiore opportunità creativa del Governo stesso. La moneta cesserà di essere la padrona e diventerà la serva dell’umanità. La democrazia diventerà superiore al potere dei soldi”. Queste parole furono pronunciate da Lincoln nel 1865. Quello stesso anno fu assassinato.
Tutto ciò premesso, voglio proprio vedere se c’è ancora qualcuno che mi scrive dicendomi che questo Euro è irreversibile! [7] Sono altresì curioso di vedere se qualche ostinato difensore della moneta unica continua a dire che l’Euro è stata una conquista per l’Europa, per la democrazia e per il benessere dei popoli! [8]
Chiedo scusa al lettore perché mi rendo conto – in merito all’argomento sinora trattato – sia di aver sensibilmente sacrificato gli aspetti tecnici sia di aver utilizzato un linguaggio molto semplice e diretto, ma quanto scritto fin qui è frutto delle mie ricerche e delle mie pubblicazioni degli ultimi due anni.
E’ dunque giunta l’ora che il popolo si svegli e comprenda, quantomeno in linea generale, ciò che questa Unione Europea ha volutamente creato a danno dei popoli, del lavoro e della democrazia costituzionale di ciascuno degli Stati membri [9].
L’Euro è una moneta perfettamente idonea alla tutela e al perseguimento degli scopi del capitale internazionale, quindi del tutto INCOMPATIBILE con la democrazia costituzionale e i “principi supremi” (tra cui il lavoro) sui quali trova fondamento la nostra Costituzione!
Giuseppe PALMA
NOTE:
[1] Articolo che ho già scritto e pubblicato per Scenari Economici in data 18 febbraio 2015 (con il titolo “I gravissimi aspetti di criticità dell’Euro spiegati a mia figlia di un anno”), successivamente integrato e corretto (anche con note a piè di pagina) per una nuova pubblicazione ad agosto, odiernamente riproposto con qualche piccola integrazione.
[2] Allo scopo di fornire al lettore una più ampia base critica in merito al concetto espresso nel testo, riporto qui di seguito quanto scritto da Daniele Basciu, economista della ME-MMT: “Nel 1971, nel corso della guerra del Vietnam, il presidente degli USA, Nixon, dichiara che gli stessi USA avrebbero sospeso con decorrenza immediata la convertibilità del dollaro in oro. Viene meno anche il legame di cambio fisso tra le valute emesse dagli altri Stati aderenti a Bretton Woods e il dollaro. Da quel momento la moneta fiat (dal latino: creata dal nulla) creata dallo Stato ha esclusivo valore di “credito d’imposta su tassazione futura”: l’unico impegno che assume lo Stato, nell’emetterla, è quello di accettarla in pagamento per tasse che esso stesso imporrà in futuro. Diventa monopolista senza più vincoli derivanti dalla promessa di convertibilità. La valuta emessa dallo Stato sarà scambiata con le altre valute emesse dagli altri Stati determinando il rapporto di cambio sulla base dell’equilibrio domanda-offerta” – Daniele Basciu: “Uccidere il dio dell’Austerità. Introduzione alla teoria della moneta moderna (ME-MMT)”, Edizioni Sì, Cesena 2013.
[3] Uno Stato a moneta sovrana impone che le tasse siano pagate nella medesima valuta che esso stesso genera (cioè nella moneta di cui esso ha il monopolio di creare dal nulla). In tal modo tutti i soggetti economici (cittadini, imprese, professionisti, artigiani etc…), al fine di poter pagare le tasse, correranno a cercarsi quella medesima moneta che lo Stato crea dal nulla (fiat) e alla quale ha conferito valore legale. Nel linguaggio economico si dice che lo Stato, imponendo il pagamento delle tasse in moneta da esso stesso creata, conferisce alla moneta medesima “valore intrinseco”. Si precisa, inoltre, che anche l’Euro è una moneta fiat (creata dal nulla), ma – come già specificato nel testo – ciascuno Stato dell’eurozona è costretto a prenderla in prestito dai mercati dei capitali privati oppure ad estorcerla ai cittadini.
[4] In merito alla tassazione negli Stati a moneta sovrana, Daniele Basciu scrive: “[…] neanche le tasse hanno la funzione di finanziare la spesa, sia perché vengono raccolte in un momento successivo all’effettuazione della spesa, sia, soprattutto, perché lo Stato non ha bisogno dei “soldi dei cittadini”, visto che può creare i propri” – Daniele Basciu, opera citata.
[5] Questo aspetto, a mio modesto parere, rappresenta il motivo principale che rende la moneta unica un crimine contro la democrazia, il lavoro ed il benessere dei popoli. Attraverso la privazione della sovranità monetaria, e quindi costringendo ciascuno Stato dell’Eurozona ad andarsi a prendere in prestito la moneta dai mercati dei capitali privati (es. banche private), non si è fatto altro che sottomettere il diritto e la democrazia all’economia e alla finanza. Tutto ciò, nell’ottica degli insegnamenti del diritto moderno e contemporaneo, rappresenta un gravissimo attentato nei confronti della sovranità e della libertà di ciascuno Stato.
[6] Una delle più efficaci e comprensibili chiavi di lettura del Quantitative Easing di Draghi – e dei suoi effetti concreti – ce la fornisce Antonio Maria Rinaldi, il quale afferma che: “La “svalutazione” dell’euro a cui noi abbiamo assistito specialmente contro il dollaro nei confronti del quale ha raggiunto negli ultimi 6 mesi un buon 25%, a giudizio del governo può rappresentare uno stimolo determinante al PIL grazie alle esportazioni ritornate competitive, avrà nella pratica però effetti limitati al comparto delle aziende esportatrici in quanto lo stesso euro è la valuta adottata anche dagli altri paesi europei che si avvantaggiano della stessa percentuale di svalutazione (Germania compresa!) di cui ci avvaliamo anche noi e pertanto non modificando di una virgola la convenienza o meno agli scambi intra-UE pari al 54% del totale. Premesso che non si riesce a capire come la svalutazione dell’euro del 25% sia ora vista da politici, economisti e giornalisti come una manna dal cielo, mentre quando si ipotizza lo stesso scenario riferendosi alla ritrovata lira, invece la si dipinga sempre dagli stessi come una disgrazia: il vero vantaggio pieno ci sarebbe se fossimo solo noi rispetto a tutto il resto del mondo (Germania compresa!) ad avvalerci dello strumento della svalutazione. Su questi concetti bisognerebbe chiedere all’on.le Paola De Micheli, neo sottosegretario all’Economia, avendo più volte affermato pubblicamente che con la svalutazione della nuova lira si avrebbe avuto una pari diminuzione percentuale del PIL, se questa eventualità si ripeterà anche ora con l’euro! […]” (http://frontediliberazionedaibanchieri.it/2015/03/ripresa-gli-8-bazooka-spuntati-per-il-pil-di-antonio-maria-rinaldi.html).
[7] In merito all’eventuale uscita dell’Italia dall’Euro (ovvero nell’ipotesi di una deflagrazione dell’intera Eurozona e quindi della moneta unica), si legga – sempre su Scenari Economici – il mio articolo sulla Lex Monetae (https://scenarieconomici.it/la-lex-monetae-come-uscire-dalleuro-senza-farsi-alcun-male-di-giuseppe-palma/)
[8] Su cosa sia questo Euro una risposta esaustiva ce la fornisce Daniele Basciu: “Quella europea è, semplicemente, una valuta costruita per tutelare dall’inflazione gli asset denominati in euro presenti nei portafogli dei gruppi d’investimento del “big money”. Come tale, gestita come una materia prima che dovrebbe diventare più scarsa dell’oro. Gli strumenti con cui la moneta euro viene resa scarsa sono due, il primo colpisce il canale di creazione della moneta “verticale”, il secondo colpisce il canale di creazione della moneta “orizzontale”: 1) Privazione degli Stati della capacità di spesa in deficit; 2) Credit crunch indotto dalle politiche imposte dalla Bce agli Stati. Il credit crunch è il gradino finale della spirale deflazionistica. Le politiche di tagli di spesa pubblica, riduzione debito pubblico, tagli salariali, privatizzazioni degli asset pubblici imposte dalla BCE agli Stati in incredibile spregio della loro sovranità creano riduzione del volume d’affari e dei livelli occupazionali del sistema economico a cui consegue una riduzione del credito erogato dalle banche alle imprese, il che innesca una riduzione/azzeramento degli investimenti da parte delle stesse imprese e un’ulteriore conseguente riduzione della produzione aggregata. La prima fase della crisi è costituita da imprese che non riescono a ripagare i debiti che hanno verso le banche; la seconda fase è costituita da imprese che non riescono più ad indebitarsi perché le banche si rifiutano di concedere loro il credito (l’“infrastruttura immateriale del capitalismo”) di cui avrebbero necessità. Questa è la pro-ciclicità del sistema bancario […]. L’annullamento della capacità statale di creazione della moneta fiat e la paralisi pro-ciclica del sistema bancario, in un’economia capitalistica significa lenta paralisi del sistema bancario. Il sistema Euro che continui a fondarsi su questi pilastri è necessariamente destinato ad avvitarsi su sé stesso, distruggendo il sistema economico e sociale europeo come lo abbiamo conosciuto nella seconda metà del XX secolo. Questo è evidente.” – Daniele Basciu, opera citata. Lo stesso economista sardo della ME-MMT, riassumendo la nuova Era della moneta fiat creata dagli Stati a moneta sovrana, scrive: “Riepilogando, quindi: 1) i Titoli di Stato non finanziano la spesa pubblica, lo Stato si finanzia da solo; 2) lo Stato non può “finire i soldi” e non ha bisogno di “risparmiare”; 3) lo Stato fissa i propri tassi di interesse; 4) il debito pubblico è ricchezza del settore privato, è una registrazione contabile per lo Stato; 5) lo Stato può investire senza aver prima risparmiato; 6) lo Stato può pagare tutto il lavoro di cui abbia bisogno, fino a che esiste chi accetta in pagamento la valuta emessa e spesa dello Stato stesso (e fino a che lo Stato impone le tasse nella propria valuta esisterà sempre chi di quella valuta ha bisogno e pertanto la accetterà in pagamento del proprio lavoro” – Daniele Basciu, opera citata.
[9] Una parte delle argomentazioni proposte in questo articolo sono state elaborate sulla base delle analisi svolte da Paolo Barnard, giornalista economico, che nel 2012 scriveva: “I 17 Paesi dell’Eurozona sono incredibilmente costretti a cercarsi i denari per la spesa pubblica in due modi: o tassando i cittadini, oppure chiedendo finanziamenti ai mercati privati dei capitali che detteranno i tassi d’interesse mettendoci in gara gli uni con gli altri, e ciò PRIMA di spendere. A questo punto purtroppo i nostri debiti come Nazioni sono divenuti veramente un problema, perché li dobbiamo ripagare ai privati da cui abbiamo preso in prestito gli euro, mentre uno Stato a moneta sovrana è indebitato unicamente con se stesso (e NON deve tassare i cittadini per poter spendere). E soprattutto è evidente che non potendo più noi emettere moneta a piacimento con cui tranquillamente onorare quei debiti […], veniamo considerati a rischio di insolvenza dai grandi mercati di capitali, che perdono la fiducia in noi, ci declassano e ci spediscono dritti in un tunnel soffocante da cui noi nazioni dell’euro non usciremo più […]” – Paolo Barnard, “Il più grande crimine (Ecco cos’è accaduto veramente alla democrazia e alla ricchezza comune. E a vantaggio di chi)”, Edizioni Andromeda, Roma 2012.
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