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Vertice Trump-Xi: tregua di un anno su dazi e terre rare. Ma i mercati dicono “tutto qui?”

Tregua USA-Cina: strette di mano tra Trump e Xi, ma i mercati crollano. L’accordo su soia e terre rare delude gli investitori che si aspettavano molto di più.

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L’atteso vertice tra Donald Trump e Xi Jinping si è tenuto, e questo è un bene. I leader delle due maggiori economie mondiali, Stati Uniti e Cina, hanno siglato una tregua commerciale. Tuttavia, quella che ci si aspettava come una potenziale svolta storica si è rivelata, secondo gli analisti, un accordo piuttosto marginale, nonostante Trump parli di meeting epocale.

I mercati, che nelle ore precedenti avevano accumulato guadagni in attesa di un “grande accordo”, hanno reagito con freddezza, virando rapidamente in territorio negativo.

Ma cosa contiene, nel dettaglio, questo accordo quadro (già parzialmente raggiunto in Malesia)? Si tratta, essenzialmente, di una pausa di un anno nelle ostilità commerciali.

Ecco i punti chiave siglati:

  • Tregua Generale: Un anno di sospensione su nuove tariffe.
  • Fentanyl: Gli Stati Uniti ridurranno immediatamente i dazi sul Fentanyl cinese, portandoli al 10%. Una mossa che tocca temi sanitari e di sicurezza, oltre che commerciali.
  • Soia: La Cina riprenderà gli acquisti di soia statunitense, una boccata d’ossigeno per i farmer americani, tradizionale base elettorale di Trump.
  • Terre Rare: Pechino sospenderà per un anno le restrizioni all’esportazione delle preziose “terre rare”, elementi fondamentali per l’industria tecnologica globale.
  • Tasse Portuali: Sospensione reciproca delle tasse portuali per 12 mesi.

Quindi alla fine si è preso soprattutto del tempo per discutere e giungere ad una soluzione più duratura. Niente di ecezionale.

Le grandi speranze e la realtà

Ciò che ha deluso gli investitori non è tanto quello che c’è nell’accordo, quanto quello che manca. Si speculava molto sulla possibilità che Trump potesse fare concessioni importanti sull’accesso cinese alla tecnologia USA, in particolare alla linea di prodotti Blackwell di Nvidia (la più avanzata dell’azienda), o che potesse esserci un ammorbidimento sulla politica relativa a Taiwan.

Nulla di tutto questo. Trump, rientrando negli USA, ha specificato che tali questioni non erano sul tavolo. Si è discusso di “alcuni altri prodotti” di chip, ma senza svolte epocali. Quindi si è rinviato tutto a discussioni che si protrarranno per mesi. Le parti hanno deciso di non decidere, il che parzialmente è positivo, nel senso che potrebbe essere peggio. Però poteva esser anche meglio.

Pacche sulle spalle e borse in rosso

Come da copione diplomatico, i toni tra i due leader sono stati estremamente concilianti. Trump ha parlato di un “rapporto fantastico” e ha definito Xi un “grande leader”. Il presidente cinese ha ricambiato, dicendosi “emozionato” e “pronto a continuare a lavorare” con Trump, pur riconoscendo che “attriti sono normali” tra le due potenze.

Queste parole rassicuranti, però, non hanno affatto convinto la finanza.

Le borse asiatiche hanno azzerato i guadagni e chiuso in rosso, trascinando al ribasso anche i mercati occidentali. Il motivo è semplice: i mercati avevano già “prezzato” (scontato) questi accordi marginali. Quella cinese, che era stata euforica negli scorsi giorni come mostra lo Shanghai Composite, è invece calata seccamente nella giornata di oggi.

L‘oro, che era in calo negli scorsi giorni, è perfino rimbalzato, se non stabilizzato:

“Questi risultati erano già stati ampiamente scontati dagli operatori di mercato”, ha dichiarato Dilin Wu di Pepperstone Group a Bloomberg. Di conseguenza, è scattata la classica reazione di “vendita sulla notizia” (sell the news).

Anche William Bratton di BNP Paribas Securities, intervistato dal WSJ, ha definito gli accordi “marginali”, sottolineando che Xi sembra aver ottenuto una posizione di forza temporanea sulle terre rare, ma poco altro. In sintesi, il grande vertice ha prodotto una pausa, non una pace duratura né una ristrutturazione dei rapporti.

Quindi tutti si aspettavano di più, ma, francamente, erano aspettative poco realistiche. Il lavoro degli sherpa, dei tecnici che preparano gli accordi veri, partirà solo ora. Ieri si sono create le premesse per quest’attività ed è già tantissimo.

Domande e risposte

Cosa sono le terre rare e perché la loro sospensione è importante?

Le terre rare sono un gruppo di 17 elementi chimici essenziali per la produzione di alta tecnologia: smartphone, veicoli elettrici, turbine eoliche e sistemi di difesa. La Cina domina la produzione mondiale. Sospendere le restrizioni all’esportazione per un anno significa che Pechino allenta (temporaneamente) la presa su una catena di approvvigionamento vitale per l’Occidente. È una concessione tattica importante per l’industria tecnologica, ma limitata nel tempo.

Perché i mercati hanno reagito male se Trump e Xi sembravano soddisfatti?

I mercati finanziari non reagiscono alle notizie, ma alla differenza tra le notizie e le aspettative. Gli investitori si aspettavano un “grande accordo” che risolvesse questioni strutturali (come l’accesso ai chip avanzati di Nvidia o un reset dei dazi). Hanno ricevuto, invece, solo una tregua di un anno e accordi su settori specifici (soia, fentanyl) che erano già ampiamente previsti. L’esito è stato deludente perché marginale, non perché negativo in sé.

L’accordo avrà un impatto sull’economia reale nel breve termine?

Sì, ma in modo settoriale. La ripresa degli acquisti di soia da parte della Cina sarà un sollievo per gli agricoltori americani. La riduzione dei dazi sul Fentanyl ha implicazioni complesse (sanitarie e commerciali). L’allentamento sulle terre rare e sulle tasse portuali aiuterà a ridurre l’inflazione e le tensioni nelle catene di approvvigionamento tecnologiche e logistiche per i prossimi 12 mesi. È un cerotto, non una cura.

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