Economia

Venti di guerra nei Caraibi: Trump manda la flotta, Maduro mobilità la milizia

Un’imponente flotta da guerra americana si posiziona nei Caraibi con l’obiettivo ufficiale di contrastare il narcotraffico. Ma dietro la mossa di Trump contro Maduro si cela una strategia geopolitica più ampia, che potrebbe coinvolgere anche la Russia e ridisegnare gli equilibri in Sud America.

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Le acque al largo del Venezuela si stanno trasformando in un potenziale campo di battaglia.  Il Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha ordinato il dispiegamento di una massiccia flotta nell’area dei Caraibi vicino al Venezuela, alzando la tensione a un livello che non si vedeva da anni. Una mossa che segnala una profonda frustrazione di Washington nei confronti del Presidente Nicolás Maduro e che rischia di innescare una pericolosa escalation.

L’operazione militare statunitense è imponente. Almeno tre cacciatorpediniere lanciamissili della classe Arleigh Burke, un sottomarino e un Gruppo Anfibio con a bordo circa 4.000 Marines sono stati diretti verso la nazione sudamericana. Ufficialmente, l’obiettivo è combattere il narcotraffico. La Casa Bianca, infatti, non usa mezzi termini nel definire il governo di Maduro: non un’autorità legittima, ma un “cartello narco-terroristico”. Questa accusa è supportata da un atto di incriminazione del 2020 per narco-terrorismo e traffico di droga a carico di Maduro, sulla cui testa pende ora una taglia da 50 milioni di dollari.

USS Gravely, cacciatorpediniere classe Harley Burke

“Il presidente Trump è pronto a usare ogni elemento del potere americano per fermare l’inondazione di droga nel nostro Paese e per assicurare i responsabili alla giustizia”, ha dichiarato la portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, ribadendo che Maduro è considerato un “capo fuggitivo di questo cartello”. Parole che non lasciano molto spazio alla trattativa, soprattutto considerando che, normalmente, il Presidente USA utilizza parole molto positive anche per leader controversi. 

USS Wasp, che guida un gruppo anfibio

Il fatto che questo avvenga all’indomani dell’incontro con Putin non può essere casuale. Il regime di Maduro ha rapporti stretti con la Russia. In caso di mancato accordo di Pace non è impossibile che Trump decida un’azione di blocco verso il Venezuela con la finalità proprio di fare  pressioni nei confronti di Mosca, il tutto con l’ottima motivazione della lotta alla droga.

La risposta venezuelana

La risposta di Caracas non si è fatta attendere ed è stata altrettanto muscolare. Denunciando quelle che ha definito “minacce stravaganti e bizzarre“, il Presidente Maduro ha annunciato un piano di mobilitazione senza precedenti: l’attivazione di oltre 4,5 milioni di membri della milizia bolivariana, volontari armati con il compito di difendere il territorio nazionale da attacchi esterni. “L’impero è impazzito e ha rinnovato le sue minacce alla pace e alla tranquillità del Venezuela”, ha tuonato Maduro da Caracas, promettendo “fucili e missili” per difendere la sovranità del Paese.

Milizia bolivariana

In questo scenario da guerra fredda, stride il permesso concesso a Chevron per l’esportazione di petrolio dal Venezuela ali USA. La licenza, che consente alla compagnia di proseguire le sue operazioni di estrazione ed esportazione, era stata interpretata da alcuni analisti come un timido passo verso un disgelo, dettato più da esigenze energetiche globali che da una reale volontà di dialogo. Un canale di comunicazione pragmatico per evitare un collasso totale della produzione petrolifera venezuelana e per mantenere un punto d’appoggio americano nel Paese.

La presenza di una forza navale come quella messa in campo da Trump non può essere giustificata solo dalla lotta al narcotraffico. ma ha anche altre finalità: quella di fare pressioni sugli alleati di Maduro per concludere tutte le guerre e le tensioni in un colpo solo, dall’Ucraina all’Essequibo al Venezuela. Se però la Pace in Europa si rivelasse un bluff, personalmente non scommetterei un centesimo sulla durata di Maduro al governo.

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