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Venezuela in “Quarantena”: Trump lancia l’assedio navale al petrolio di Maduro. È la Dottrina Monroe 2.0?
Trump ordina una “quarantena” navale di due mesi sul petrolio del Venezuela. Navi USA intercettano le petroliere dirette in Cina mentre 15.000 soldati si schierano ai Caraibi. È il preludio all’invasione o l’ultima mossa economica per far cadere Maduro?

L’amministrazione Trump ha deciso di alzare drasticamente la posta in gioco nei Caraibi, ordinando alle forze armate statunitensi di imporre una “quarantena” di due mesi sul petrolio venezuelano. Non siamo ancora all’invasione, ma ci troviamo di fronte a un’intensificazione della classica diplomazia delle cannoniere, finalizzata a destabilizzare il regime di Caracas tagliandone le arterie vitali, con effetti che potrebbero facilmente tracimare verso l’Avana.
Secondo quanto riferito da fonti ufficiali a Washington, l’obiettivo primario resta l’utilizzo della pressione economica per ottenere i risultati sperati dalla Casa Bianca, ovvero la caduta di Maduro, pur mantenendo le opzioni militari “cinetiche” sul tavolo. La strategia è chiara: strangolare le entrate petrolifere per provocare una calamità economica tale da costringere il governo venezuelano a concessioni significative, o alla resa, entro la fine di gennaio.
Caccia alle petroliere: il caso della Bella-1
La Guardia Costiera degli Stati Uniti è già passata dalle parole ai fatti. Nel corso di questo mese sono state intercettate due petroliere cariche di greggio venezuelano, mentre una terza, la Bella-1, è stata protagonista di un inseguimento in pieno oceano. Secondo fonti vicine all’operazione, la nave, appartenente alla cosiddetta “dark fleet” (la flotta fantasma utilizzata per aggirare le sanzioni), si è rifiutata di spostarsi in acque più calme per l’abbordaggio ed è fuggita nell’Atlantico dopo essere stata braccata dalle forze USA.
Questo episodio evidenzia come il blocco navale stia già interrompendo i flussi petroliferi nel triangolo Venezuela-Cuba-Cina. Pechino, che secondo i dati della società di analisi Kpler riceve gran parte dei 900.000 barili giornalieri esportati da Caracas, ha già condannato duramente l’azione americana, ma difficilmente si esporrà direttamente nella vicenda.
Un dispiegamento di forze imponente
Non si tratta di semplici pattugliamenti. Il Pentagono ha accumulato una presenza militare nei Caraibi che non si vedeva dai tempi della Guerra Fredda. Le forze in campo includono:
Oltre 15.000 soldati dispiegati nella regione.
Una portaerei e 11 navi da guerra di supporto.
Squadriglie di caccia stealth F-35.
Molteplici unità della Guardia Costiera per l’interdizione marittima.
Tuttavia, come notano alcuni analisti, caccia stealth e portaerei sono strumenti di proiezione di potenza per una guerra convenzionale, poco adatti a fermare singole petroliere, compito che spetta a unità navali più agili. Questo suggerisce che il dispositivo militare sia pronto a scalare rapidamente verso un conflitto aperto se il blocco non dovesse funzionare.
Diplomazia o Guerra?
L’uso del termine “quarantena” non è casuale. Riecheggia deliberatamente il linguaggio usato dall’amministrazione Kennedy durante la crisi dei missili di Cuba del 1962. Robert McNamara, all’epoca Segretario alla Difesa, spiegò chiaramente che si usò quel termine perché “blocco è una parola di guerra”. Trump sta cercando di camminare su questa sottile linea rossa: applicare un atto di guerra (il blocco navale condannato dagli esperti ONU come aggressione illegale) chiamandolo con un eufemismo sanitario.
La scommessa è rischiosa. Se Maduro e la sua cerchia, o i suoi alleati cubani, non dovessero cedere entro i prossimi 40-60 giorni di fronte al collasso delle entrate, cosa accadrà? Con una tale potenza di fuoco già schierata, il passo successivo potrebbe essere quell’intervento militare diretto che Washington dichiara di voler evitare, ma per il quale si è chiaramente preparata.
Domande e risposte
Perché gli Stati Uniti usano il termine “quarantena” invece di “blocco navale”? La scelta lessicale è puramente strategica e politica. Nel diritto internazionale, un “blocco navale” è considerato a tutti gli effetti un atto di guerra che giustificherebbe una risposta armata. Utilizzando il termine “quarantena”, come fece Kennedy nel 1962, l’amministrazione Trump tenta di dare una parvenza di misura difensiva e limitata all’operazione, cercando di evitare un’escalation militare immediata pur ottenendo gli stessi effetti pratici di isolamento economico del Venezuela.
Cos’è la “dark fleet” e qual è il suo ruolo in questa crisi? La “dark fleet” o flotta fantasma è composta da centinaia di petroliere che operano spesso senza assicurazioni occidentali, disattivando i transponder per la localizzazione (AIS) e cambiando frequentemente nome o bandiera per aggirare le sanzioni internazionali. Per il Venezuela, che si affida a circa 400 di queste navi, questa flotta è essenziale per trasportare il greggio verso acquirenti come la Cina. L’intercettazione di queste navi da parte degli USA mira a chiudere l’unica valvola di sfogo finanziaria rimasta a Maduro.
Cosa succederà se Maduro non lascerà il potere entro fine gennaio? Questa è la vera incognita. L’ultimatum implicito scade tra circa due mesi. Se il blocco economico non causerà il collasso interno del regime o un colpo di stato da parte delle élite venezuelane affamate di risorse, gli Stati Uniti si troveranno a un bivio. Avendo già dispiegato portaerei, F-35 e 15.000 uomini, il ritiro senza risultati sarebbe una sconfitta politica per Trump. Lo scenario più inquietante è che la “quarantena” sia solo il preludio logistico per un intervento militare diretto volto al cambio di regime.









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