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USA-Venezuela: la tensione sale. Droni americani pronti a colpire i cartelli sul suolo venezuelano?

Gli USA valutano l’uso di droni contro i narcos direttamente in Venezuela. Una mossa ad altissimo rischio che fonde lotta alla droga e pressione geopolitica su Maduro, con il pericolo di rappresaglie sul suolo americano.

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La telenovela caraibica si arricchisce di un nuovo, esplosivo, capitolo. A poche settimane dalle prime indiscrezioni del New York Times, secondo cui il vero obiettivo del dispiegamento militare americano nell’area fosse un “regime change” a Caracas, un nuovo report di NBC News alza ulteriormente la posta. Citando quattro fonti anonime, tra cui due funzionari statunitensi, l’emittente parla di una possibile attacco imminente contro i cartelli della droga direttamente all’interno del Venezuela.

Secondo le fonti, che sarebbero a conoscenza diretta dei piani, gli Stati Uniti starebbero valutando l’uso di droni per colpire obiettivi strategici dei narcotrafficanti, come laboratori per la produzione di droga e centri di comando e controllo. L’operazione potrebbe scattare “entro le prossime settimane”, anche se viene precisato che il Presidente Trump non ha ancora dato il via libera definitivo.

Questa mossa rappresenterebbe una significativa escalation, dopo i recenti attacchi dell’esercito USA contro tre imbarcazioni di narcotrafficanti al largo delle coste del paese sudamericano. La situazione è tesa, e ogni parte gioca la sua partita a scacchi.

La giustificazione ufficiale e la risposta di Maduro

L’amministrazione americana non nasconde la propria determinazione. Un alto funzionario ha dichiarato che il presidente è “pronto a usare ogni elemento del potere americano per fermare l’inondazione di droga nel nostro paese e assicurare i responsabili alla giustizia“. Lo stesso Trump, interrogato sui piani, ha risposto con un laconico: “Vedremo cosa succede. Il Venezuela ci sta mandando i membri delle loro gang, i loro spacciatori e la droga. Non è accettabile”.

La motivazione ufficiale, quindi, è la devastante crisi interna causata dalle droghe, che miete circa 100.000 vittime all’anno negli Stati Uniti, in gran parte persone in età lavorativa. Questa strategia rientra in un concetto più ampio che a Washington chiamano “Difesa Emisferica” (Hemispheric Defense), che mira a:

  • Mettere in sicurezza l’intero emisfero occidentale con assetti militari.
  • Eliminare le gang transnazionali dai circuiti finanziari.
  • Interrompere le rotte dei cartelli che inondano gli USA di droghe, come il fentanyl, i cui precursori chimici provengono spesso dalla Cina.

Dal canto suo, Caracas rigetta ogni accusa. La Vicepresidente Delcy Rodríguez ha reso pubblica una lettera del Presidente Nicolás Maduro indirizzata a Trump, in cui nega con forza qualsiasi coinvolgimento nel narcotraffico, definendo le accuse “fake news propagate attraverso vari canali mediatici” e offrendosi per “una conversazione diretta e franca con il suo inviato speciale”.

 

I rischi di un “Effetto Boomerang”

Un attacco diretto sul suolo venezuelano, per quanto mirato, comporta rischi enormi. La strategia di Washington si scontra con una realtà complessa, dove i confini tra Stato, criminalità organizzata e politica sono spesso labili. Inoltre, le politiche di frontiera più permissive degli ultimi anni, secondo diverse analisi, hanno facilitato l’infiltrazione negli Stati Uniti di elementi legati a gang pericolose, come la venezuelana Tren de Aragua già presente in importanti numeri sul suolo americano.

Un’azione militare diretta in Venezuela potrebbe quindi innescare un pericoloso effetto boomerang, con possibili attacchi di rappresaglia da parte di cellule terroristiche legate ai cartelli già presenti sul suolo americano. La lotta al narcotraffico rischia così di trasformarsi in un conflitto asimmetrico con conseguenze imprevedibili per la sicurezza interna degli stessi Stati Uniti. La linea tra operazione di polizia internazionale e intervento militare a fini geopolitici si fa, ancora una volta, pericolosamente sottile.

Un RQ-4 Global Hawk US Army drone che potrebbe essere usato per un attacco

Domande e Risposte per il Lettore

1) Perché gli Stati Uniti starebbero considerando un’azione militare così rischiosa proprio ora? La giustificazione ufficiale è la crisi sanitaria interna senza precedenti causata dalle droghe sintetiche come il fentanyl, che provoca circa 100.000 morti l’anno. L’amministrazione USA vede questa crisi come una minaccia alla sicurezza nazionale. L’azione contro i cartelli in Venezuela rientrerebbe in una più ampia dottrina di “Difesa Emisferica”, volta a “ripulire” il vicinato strategico americano da quelle che considera minacce transnazionali. È anche un modo per aumentare la pressione geopolitica sul governo di Maduro, considerato ostile.

2) Si tratta davvero di lotta alla droga o è un pretesto per un cambio di regime in Venezuela? È la domanda chiave. Ufficialmente, l’obiettivo è smantellare le reti del narcotraffico. Tuttavia, la storia delle relazioni USA-Venezuela e le precedenti dichiarazioni di funzionari americani suggeriscono che l’obiettivo a lungo termine di un cambio di governo a Caracas non sia mai stato abbandonato. Molti analisti ritengono che le due motivazioni si fondano: indebolire i cartelli significa anche indebolire una potenziale fonte di sostegno (o un’entità tollerata) per il governo di Maduro, colpendo così il sistema su cui si regge.

3) Quali sarebbero i rischi concreti per gli Stati Uniti in caso di attacco? Il rischio principale è la rappresaglia asimmetrica. I cartelli e le gang, come la temuta Tren de Aragua, hanno dimostrato capacità di operare a livello transnazionale. Cellule dormienti o attive già presenti sul territorio statunitense potrebbero essere attivate per compiere attentati contro civili o infrastrutture come ritorsione. Questo trasformerebbe un’operazione militare esterna in un problema di sicurezza interna, un “effetto boomerang” che potrebbe costare caro in termini di vite umane e stabilità sociale.

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