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Orbán sfida l’UE: “Difendiamo la nostra sovranità”. Scatta la nuova legge contro le ingerenze straniere

La tensione tra Bruxelles e Budapest sale alle stelle. La nuova legge di Orbán per limitare i fondi esteri a ONG e media è una “grave violazione” per l’UE, che minaccia azioni legali e il blocco dei fondi.

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La Commissione Europea ha acceso i riflettori su un nuovo scontro con il governo ungherese guidato da Viktor Orbán, minacciando azioni legali contro un progetto di legge controverso denominato “Trasparenza della vita pubblica“.

Presentato al parlamento di Budapest il 13 maggio, il provvedimento mira a limitare i finanziamenti esteri a ONG e media, suscitando critiche per il potenziale impatto sulla libertà di associazione e sulla stampa. Bruxelles considera la proposta una “grave violazione” dei principi e del diritto europeo, chiedendone il ritiro immediato.

La legge consentirebbe alle autorità ungheresi di inserire in una lista nera ONG e media che ricevono fondi dall’estero, qualora ritenuti una minaccia alla “sovranità nazionale”. Previste anche sanzioni, come il congelamento dei finanziamenti e pesanti multe per chi continua a ricevere risorse straniere. Secondo la Commissione, tali misure minano il ruolo della società civile e il pluralismo, principi cardine dell’UE. Un portavoce ha dichiarato a Euronews: “Seguiamo da vicino l’evoluzione del progetto. Se adottato, non esiteremo a prendere misure necessarie”.

Il governo di Orbán difende la legge come uno strumento per proteggere la democrazia ungherese da ingerenze straniere. I deputati del Fidesz, Tamás Deutsch e Kinga Gál, hanno sottolineato che “la democrazia ungherese risponde solo al popolo ungherese”. Il ministro degli Esteri Péter Szijjártó ha ribadito la determinazione del governo, accusando l’UE di interferire negli affari interni del Paese. Budapest sostiene che nel 2022 milioni di dollari da fonti estere, come USAID e la stessa Commissione Europea, siano stati utilizzati per finanziare campagne dell’opposizione contro il governo.

L’Ungheria considera la posizione di Bruxelles un sopruso, denunciando un’ipocrisia: “L’UE non dovrebbe preoccuparsi della legge sulla trasparenza, ma delle ingerenze straniere nella politica di un Paese membro“, ha dichiarato Szijjártó. Questo punto di vista riflette la narrazione di Orbán, che presenta la legge come parte di una “pulizia di primavera” per rafforzare la sovranità nazionale.

Le critiche, tuttavia, non arrivano solo da Bruxelles. Decine di migliaia di ungheresi sono scesi in piazza a Budapest per protestare contro la legge, mentre 26 eurodeputati di diversi gruppi politici hanno chiesto il congelamento immediato dei fondi UE all’Ungheria, citando un presunto arretramento dello Stato di diritto. Tineke Strik, relatrice del Parlamento Europeo per l’Ungheria, ha definito la legge un “copia-incolla” della normativa russa sugli “agenti stranieri”, suggerendo che la Corte di Giustizia Europea potrebbe annullarla.

Il dibattito si inserisce in un contesto di tensioni crescenti: l’anno scorso, la Commissione ha già deferito l’Ungheria alla Corte di Giustizia per il Bureau di Sovranità, ritenuto in violazione del diritto europeo. Ora, con questa nuova legge, il rischio è un’escalation del conflitto tra Budapest e Bruxelles, con possibili conseguenze economiche e politiche per l’Ungheria.

Da un lato, l’UE difende i valori democratici e la libertà di associazione, anche se calate a forza dall’alto; dall’altro, il governo ungherese insiste sulla necessità di proteggere la propria sovranità, anch’essa basata sulla democrazia. La questione solleva interrogativi complessi: fino a che punto un Paese membro può regolamentare i finanziamenti esteri senza compromettere i principi europei? Quanto sono pericolosi i finanziamenti esteri per la democrazia di un paese e quanto possono influenzarne la politica?

Mentre il dibattito infuria, il governo Orbán sembra deciso a non fare marcia indietro, rischiando un ulteriore isolamento in Europa. La Commissione, dal canto suo, potrebbe intensificare le pressioni, con il congelamento dei fondi UE come arma negoziale. La partita è aperta, e le sue implicazioni potrebbero ridefinire i rapporti tra Budapest e Bruxelles.


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