Attualità
Una tranquilla inflazione turca… all’85%….
Il tasso di inflazione annuale in Turchia è salito ulteriormente all’85,5% nell’ottobre 2022, dall’83,5% del mese precedente e in linea con le previsioni del mercato dell’85,6%. Si tratta del tasso più alto dal giugno 1998, quando la lira ha toccato i minimi storici e la banca centrale ha ridotto i tassi di interesse. Le principali pressioni al rialzo sono arrivate dai prezzi di alimentari e bevande analcoliche (99,1% contro il 93,1% di settembre) e di arredi, attrezzature per la casa, manutenzione ordinaria dell’abitazione (93,6% contro 89,7%). I costi sono aumentati anche per l’abitazione e le utenze (85,2% contro 84,7%) e per l’abbigliamento e le calzature (41,3% contro 40,3%). Al contrario, l’inflazione è leggermente diminuita per i trasporti (117,2% contro 117,7%). Su base mensile, i prezzi al consumo sono aumentati del 3,5%, dopo un aumento del 3,1% nel mese precedente. Ecco il relativo grafico, con un profilo decennale che permette di comprendere meglio l’entità della spinta inflazionistica
La Turchia ha sempre avuto un fenomeno di inflazione più levantino che europeo, ma adesso siamo a livelli sudamericani spinti. Eppure la Banca centrale, sotto pressione di Erdogan, ha ancora tagliato i tassi. E sappiamo che Erdogan sa esercitare le proprie pressioni in modo molto efficace.
Quindi o sbagliano le banche centrali occidentali con la stretta monetaria che colpisce l’economia reale, o sbaglia la Banca centrale turca, o meglio il Presidente, che fa l’esatto opposto lasciando libero sfogo all’inflazione.
Intanto però la Lira va ai minimi storici verso il dollaro, e quando diciamo minimi lo intendiamo letteralmente
E tutto questo senza che neanche la bilancia commerciale torni in attivo…
Come dicevamo o sbaglia la banca centrale turca o sbaglia la BCE. Magari la strada giusta è quella intermedia: non rincorrere l’inflazione, ma neppure fare di tutto per esaltarla. Vedremo quale di questi paesi avrà per primo dei problemi politici e sociali.
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