Analisi e studi
UNA PILLOLA DI ECONOMIA POLITICA AI TEMPI DEL CORONAVIRUS (di Giuseppe Palma)
In uno Stato a sovranità monetaria, le tasse non servono a finanziare la spesa pubblica perché – come ovvio – lo Stato prima spende e poi incassa: la differenza tra ciò che ha speso e ciò che non ha incassato si chiama deficit pubblico, che in buona sostanza costituisce ricchezza privata. Questo sistema funziona se il Tesoro o la Banca centrale si fanno garanti dell’acquisto dei titoli di stato eventualmente rimasti invenduti sul mercato primario (quelli battuti mensilmente dal Tesoro), cioè se la banca centrale funge da prestatrice illimitata di ultima istanza. Ciò assicura, in linea teorica, tassi di interesse ragionevoli ed un rapporto debito pubblico/Pil molto basso. Vedesi l’andamento fino al 1981, prima dello scellerato divorzio Tesoro/Bankitalia.
Di contro, in uno Stato privo di sovranità monetaria, con una banca centrale che non funge per suo statuto da prestatrice illimitata di ultima istanza (il QE agisce sul mercato secondario e non su quello primario), benché anche in tal caso lo Stato prima spende e poi incassa, la spesa pubblica è finanziata dalle entrate. Ciò vuol dire che, se imprese, commercianti, artigiani e P. Iva non tornassero a lavorare in condizioni pre-virus (senza quelle scemenze dei protocolli previsti da governo e task-force), si troveranno nelle condizioni (come già lo sono ora) di non pagare le tasse. La conseguenza è ovvia: tra qualche mese saltano anche le pensioni e gli stipendi dei dipendenti pubblici, due delle voci più corpose della spesa pubblica. Le strade sono due: o lo Stato – come ha detto Mario Draghi al Financial Time a fine marzo – fa “alti e persistenti livelli di debito pubblico” per decenni, ma in tal caso servirebbe (come lo stesso Draghi ha precisato) un intervento massiccio della BCE a garanzia del maggior indebitamento, oppure salta tutto.
Il governo Conte ha solo rinviato le scadenze fiscali senza prevedere alcuno sconto o “sanatoria”. Ciò vuol dire che, di fronte alle evidenti difficoltà economiche delle imprese (che non incassando non possono pagare le tasse), l’Agenzia delle Entrate-Riscossione sarà costretta ad andare all’attacco al fine di reperire le risorse per far fronte alla spesa pubblica, desertificando il tessuto produttivo, imprenditoriale, professionale ed artigianale del Paese.
Dell’Italia non resterà nulla: chi oggi non è garantito perirà presto, chi invece è garantito vedrà venir meno i suoi diritti più avanti. E’ solo una questione di tempo.
Ora avete gli strumenti cognitivi di base per comprendere quello che sta accadendo e ciò che accadrà.
Prosit.
[di Giuseppe PALMA]
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Consigli letterari:
di Paolo Becchi e Giuseppe Palma, “DEMOCRAZIA IN QUARANTENA. Come un virus ha travolto il Paese“, Historica edizioni.
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