Attualità
Un modesto suggerimento ai gialloverdi: andate avanti, è il migliore dei governi possibili
Abbiamo tutti subito le convulsioni politiche degli ultimi giorni, con accuse incrociate di “tradimento” e ipotetici scenari di intrighi e macchinazioni degne di una corte del Rinascimento italiano. Pensiamo che pochi tra gli stessi simpatizzanti M5S abbiano apprezzato il voto dei loro portavoce europei a favore della von der Leyen: pochi politici sono agli antipodi del Movimento come la von der Leyen, ordoliberista fino al midollo, rappresentante aristocratica e ricca di quelle élite tedesche che ci hanno ridotto in mutande dopo aver spoliato la Grecia, con una carriera politica basata sulle conoscenze e sulla cooptazione (Merkel) piuttosto che sul processo democratico.
Nonostante tutto pensiamo che il governo gialloverde sia il minore dei mali, di fronte allo scenario alternativo da incubo di un nuovo governo tecnico (e i numeri ci sono, tranquilli) che avrebbe ben 4 anni per privatizzare, tagliare welfare, imporre patrimoniali completando il mandato della lettera di Draghi del 2011.
Pensiamo anche che i risultati del primo anno del governo Salvini-Di Maio siano positivi:
- spread in deciso calo al disotto dei livelli del 1 giugno 2018, archiviata l’ostile commissione Juncker dei chiacchieroni (a borse aperte) Moscovici Oettinger e Dijsselbloem
- occupazione ai massimi storici, al 59%
- disoccupazione ai minimi dal 2011, al 9,9%
- crollo dei contratti di lavoro a tempo determinato grazie al criticatissimo ed ora acclamato Decreto Dignità – e senza esborso per l’Erario a differenza del pasticcione Renzi coi suoi incentivi miliardari
- borsa ai livelli ante-giuramento del governo con Footsie-MIB a 21.600
- forte calo degli sbarchi di clandestini, proseguendo l’ottimo lavoro del criticatissimo (dal PD) Minniti
- importanti provvedimenti a favore dei poveri (RdC) pur con gli invitabili errori iniziali
- Quota 100, sacrosanta a dispetto di chi ci vorrebbe far lavorare fino a 90 anni
I nostri complimenti sia a Salvini che soprattutto a Luigi Di Maio, persona competente e preparata come riconosciuto dallo stesso alleato di governo. Non dev’essere semplice infatti per Gigino tenere a freno la fronda interna – da sinistra i Fichiani e da destra la pattuglia europea che ha votato con Macron – e al contempo arginare l’esuberanza dell’alleato leghista, specialmente dopo le legnate elettorali di amministrative ed Europee.
Non possiamo nasconderci però che il governo avrebbe bisogno di un bel tagliando, a iniziare da alcuni ministri grillini che hanno probabilmente fatto perdere milioni di voti: una per tutti, la ministra Grillo più vaccinista della Lorenzin è fonte di imbarazzo costante per il M5S e andrebbe rapidamente rimandata a fare il medico legale in quel di Catania.
E molto rimane da fare, sia per por rimedio alle pessime riforme renziane, sia per dar corpo al bel programma di governo. Iniziando dal salario minimo, checché ne pensino Borghi & C., primo punto del contratto di governo alla voce “Lavoro”.
Purtroppo le mosse stupide del gruppo M5S di Bruxelles – non vogliamo pensare al piano diabolico e non vogliamo entrare nelle folli dietrologie dei tifosi di una parte e dell’altra che impazzano in rete – hanno portato al potere europeo col loro voto decisivo una commissione che si annuncia forse peggiore della precedente. Chi ha letto il programma della von der Leyen (mero sviluppo delle linee guida del Consiglio d’Europa) ha potuto constatare che la sig.a Ursula intende proseguire sulla falsariga dei Dombrovskis e Dijsselbloem, promettendo investimenti per la crescita e fondi europei sì, ma sempre rispettando i vincoli di bilancio dei trattati e solo per chi accetta le riforme ordoliberiste propugnate dai tedeschi: privatizzazioni (a loro vantaggio e mai a casa loro), taglio del welfare (nostro) e austerità.
Speriamo infine che i 14 deputati europei del M5S non proseguano nel loro gioco di omologazione e allineamento ai poteri forti europei aderendo come ventilato al gruppo Renew Europe di Macron, Bonino e Dijsselbloem. Sarebbe il segno che Di maio non ha il controllo di un grosso pezzo del Movimento.
In sintesi: avanti così Luigi Di Maio, non dare spazio alle Legion d’Onore e ai traditori dell’Italia, interni ed esterni al Movimento e tieni la rotta, i voti torneranno solo così.
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