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Un giro in pallone: il miglior modo per splorare Venere

La NASA sta sviluppando il progetto EVE di esplorazione venusiana, attraverso un pallone che possa navigare nell’alta, densa atmosfera, pure corrosiva, del pianeta

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L’esplorazione spaziale si concentra spesso su Marte, ma Venere, la nostra vicina più prossima, cela molti misteri. La sua superficie è un vero inferno, e non è visibile a occhio nudo, ma la sua atmosfera, a una certa altitudine, offre condizioni più temperate.

Una missione audace, il progetto “EVE”, propone di esplorare Venere utilizzando un pallone autonomo in grado di produrre il proprio gas di sollevamento e la propria energia, aprendo la strada a un’esplorazione senza limiti.

Le sfide dell’esplorazione di Venere

Diverse missioni hanno già esplorato Venere, in particolare le sonde sovietiche Venera. Tuttavia, la loro durata è stata limitata dalle condizioni estreme: temperature superiori a 450 °C e una pressione atmosferica schiacciante. L’uso di palloni stratosferici, come nelle missioni sovietiche Vega, offre un’alternativa per lo studio dell’alta atmosfera. Ma la perdita di gas e l’approvvigionamento energetico rimangono ostacoli.

EVE, il pallone d’esplorazione venusiana

Anche l’atmosfera corrosiva di Venere, carica di acido solforico, rappresenta una sfida per le apparecchiature. Questi vincoli hanno finora limitato la durata delle missioni su Venere. Il progetto EVE propone una soluzione innovativa per superare queste difficoltà e consentire un’esplorazione prolungata di Venere. Il team del MIT prevede di utilizzare rivestimenti resistenti, come il Teflon, per proteggere i componenti.

Una soluzione innovativa: il progetto EVE

Il progetto EVE (Exploring Venus with Electrolysis) propone un approccio innovativo. Ispirato all’esperimento MOXIE su Marte, che ha prodotto ossigeno dalla CO2 marziana, EVE utilizza l’elettrolisi a ossidi solidi (SOE) per estrarre ossigeno e monossido di carbonio (CO) dalla CO2 venusiana, abbondante nell’atmosfera.

Questo processo, già testato su Marte, prevede la scissione dell’anidride carbonica in ossigeno e monossido di carbonio. Questa tecnologia potrebbe essere adattata per funzionare nell’atmosfera di Venere, offrendo una potenziale fonte di gas e di energia.

Foto di Venere riprese dalla sonda Venera 9 (1981). Abbiamo solo sei foto di Venere

L’efficienza energetica del processo SOE deve essere ottimizzata per ottenere un’efficienza di conversione da CO2 a O2 e CO del 75%, sufficiente a mantenere la galleggiabilità e l’alimentazione.

Un pallone autonomo e durevole

L’ossigeno prodotto dall’EVE potrebbe sostituire il gas iniziale del pallone, garantendo una galleggiabilità costante. Inoltre, una frazione di CO e ossigeno potrebbe essere utilizzata per generare elettricità durante le notti venusiane, fornendo una fonte di energia rinnovabile. Il pallone diventerebbe così autonomo, in grado di funzionare indefinitamente.

La chimica alla base di EVE (NASA)

Questa autonomia energetica e la capacità di mantenere la galleggiabilità consentirebbero al pallone EVE di condurre missioni esplorative di lunga durata. Potrebbe studiare l’atmosfera, la meteorologia e la chimica di Venere, aprendo nuove prospettive su questo pianeta.

Molteplici vantaggi

La densa atmosfera di Venere facilita l’implementazione del processo SOE: sarebbe sufficiente una semplice ventola, a differenza delle complesse pompe necessarie su Marte. Inoltre, la vicinanza al Sole garantirebbe un’abbondante energia solare durante il giorno. EVE potrebbe servire come base per altre missioni, come i droni atmosferici, e potrebbe anche essere adattato ad altri pianeti o lune, come Titano.

Questi potenziali vantaggi rendono il progetto EVE una soluzione promettente per l’esplorazione di Venere. La sua capacità di produrre gas ed energia in autonomia gli conferisce un’autonomia che potrebbe permetterci di adottare un nuovo approccio a questo pianeta.


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