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Ucraina: il fallimento delle armi USA cambia anche gli equilibri in Europa
Inizialmente celebrate come ‘game changer’, le armi occidentali in Ucraina mostrano i loro limiti di fronte all’adattabilità russa. Tra guerra elettronica che acceca i missili e sciami di droni che fermano i carri armati, la superiorità tecnologica non è più scontata.

Ricordate i titoli trionfalistici del 2022? Le batterie Patriot che, novelli scudi stellari, intercettavano i temibili missili ipersonici russi Kinzhal. I lanciarazzi HIMARS, descritti come la falce miracolosa in grado di decimare le colonne corazzate di Mosca. E come dimenticare il cannone francese CAESAR, assurto quasi a status di celebrità mediatica, definito “l’incubo degli artiglieri russi“. Per mesi, la narrazione sulla guerra in Ucraina è stata dominata da un dogma: la schiacciante superiorità tecnologica degli armamenti occidentali.
Eppure, come spesso accade, la realtà del campo di battaglia è più complessa e, per certi versi, più deludente di quanto la propaganda vorrebbe farci credere. Le rare volte in cui emergevano notizie di contro-performance, la colpa veniva sbrigativamente attribuita alla presunta inesperienza degli operatori ucraini. Kyiv, dal canto suo, ha a lungo preferito il silenzio, ben consapevole che il flusso vitale di armi e crediti da Washington e dalle capitali europee dipendeva anche dal mantenimento di questa immagine vincente. Dopotutto, meglio un sistema che funziona al 70% che nessun sistema.
Negli ultimi mesi, però, questo castello narrativo ha iniziato a mostrare crepe vistose. I rapporti entusiastici del 2022 e 2023 stanno lasciando spazio ad analisi più riservate e, francamente, preoccupanti. La guerra si è evoluta, e Mosca ha dimostrato una capacità di adattamento che ha messo a nudo le fragilità intrinseche di sistemi d’arma forse troppo sofisticati e lenti a evolvere.
La guerra elettronica russa “Acceca” le munizioni di precisione
Uno dei principali vantaggi tecnologici dell’arsenale NATO risiedeva nelle munizioni a guida satellitare (GNSS). Proiettili e razzi in grado di colpire con precisione chirurgica. Un vantaggio che, tuttavia, è stato eroso sistematicamente dall’adattamento russo, in particolare nel campo della guerra elettronica (EW).
Secondo rapporti interni ucraini, citati anche dal Washington Post, l’efficacia di diverse munizioni “intelligenti” è crollata drasticamente a causa del disturbo (jamming) e dell’inganno (spoofing) dei segnali GPS da parte russa. In alcune aree ad alta densità di contromisure elettroniche, i sistemi sono diventati quasi inutili.
I sistemi più colpiti da questo fenomeno includono:
- Proiettili d’artiglieria Excalibur: Inizialmente lodati per la loro infallibilità, hanno visto la loro precisione precipitare, al punto che Washington avrebbe rallentato o sospeso alcune consegne.
- Razzi GMLRS per HIMARS: L’arma simbolo della controffensiva di Kharkiv è stata localmente resa “completamente inefficace” dalle bolle di disturbo russe. I GMLRS
- Bombe guidate JDAM-ER: Anche l’aviazione ucraina ha riscontrato un calo significativo del tasso di successo di queste munizioni.
Carri armati: l’M1 Abrams contro i droni FPV da pochi Euro
Sul fronte terrestre, la sorte dei tanto attesi carri armati pesanti M1 Abrams non è stata migliore. Questi colossi d’acciaio, simbolo della potenza corazzata americana, si sono rivelati estremamente vulnerabili a una minaccia molto meno sofisticata ma onnipresente: i droni FPV (First Person View).
La proliferazione di questi piccoli droni suicidi, economici e facili da produrre, ha saturato il campo di battaglia di sensori e minacce aeree a bassa quota. Il risultato? Ad aprile 2024, era filtrata la notizia che 5 dei 31 Abrams consegnati erano già stati distrutti, costringendo Kyiv a ritirarli temporaneamente dalla prima linea per studiare nuove tattiche e contromisure.
Non si tratta della “fine del carro armato”, come qualcuno ha frettolosamente dichiarato, ma della fine di un certo modo di impiegarlo. Un ambiente saturo di sensori a basso costo mette in crisi dottrine basate su piattaforme pesanti e costose, pensate per conflitti diversi in spazi aperti.
La lezione ucraina: adattabilità batte sofisticazione?
Il conflitto ucraino sta mettendo a nudo un problema strutturale dell’Occidente. La nostra tecnologia militare, per quanto avanzata, è costosa, complessa e soprattutto lenta nel suo ciclo di aggiornamento (il cosiddetto RETEX, Ritorno dall’Esperienza). Si scontra con un avversario che, pur partendo da una base tecnologica inferiore, ha dimostrato di poter sviluppare e implementare contromisure efficaci ed economiche in tempi rapidissimi. I russi sono noti per avere una capacità nelle modifiche e nelle riparazioni che gli occidentali, chiusi nei propri cicli di progettazione, non hanno più.
L’illusione della superiorità tecnologica come garanzia di vittoria si sta dissolvendo. La guerra moderna sembra essere sempre più un confronto tra cicli di adattamento. E in questa gara, la burocrazia e i costi esorbitanti del complesso militare-industriale occidentale potrebbero rivelarsi un handicap fatale. Anche acquistare solo armi ipertecnologiche e costose dagli USA può rivelarsi un errore fatale. Sarebbe molto più necessario sviluppare capacità tecnologiche interne, flessibili, adattabili, che partano anche dall’adattamento di sistemi civili per l’uso militare.
La vera domanda, a questo punto, è se i faraonici costi della tecnologia occidentale trovano ancora una giustificazione sul campo di battaglia. Che senso ha usare un Javelin da 220 mila dollari quando, al suo posto, si possono usare 10 droni da 1500 dollari l’uno che raggiungono lo stesso risultato? Il problema è avere un network di tecnici e piccole officine in grado di assemblare le migliaia di droni necessari. Gli USA non lo hanno, e l’Europa inizia ad accorgersene. Taiwan, ad esempio, si è invece resa conto del problema, ma i paesi europei, stretti dai vincoli di bilancio, dovranno fare altrettanto.
Domande e Risposte per il Lettore
1. Perché le armi a guida GPS, considerate così precise, stanno fallendo in Ucraina? La ragione principale è la guerra elettronica russa. Le forze di Mosca hanno dispiegato sistemi di disturbo (jamming) che “accecano” i ricevitori GPS delle munizioni, impedendo loro di ricevere il segnale dai satelliti. In altri casi, utilizzano lo “spoofing”, inviando segnali falsi per ingannare il sistema di guida e portarlo fuori rotta. Questo ha ridotto drasticamente la precisione di armi un tempo letali come i proiettili Excalibur e i razzi HIMARS, trasformandole in munizioni convenzionali molto costose.
2. I carri armati come l’americano Abrams sono diventati obsoleti a causa dei droni? Non sono obsoleti, ma il loro ruolo e il modo in cui vengono impiegati devono essere radicalmente ripensati. La minaccia principale non è un altro carro armato, ma sciami di droni FPV a basso costo che possono colpire i punti deboli della corazza. Il ritiro temporaneo degli Abrams dalla prima linea dimostra che le dottrine tradizionali sono superate. Servono nuove contromisure attive e passive (come le “gabbie” anti-drone) e una maggiore integrazione con sistemi di difesa aerea a corto raggio per sopravvivere sul campo di battaglia moderno.
3. Qual è la principale lezione strategica che l’Occidente dovrebbe imparare da queste difficoltà? La lezione fondamentale è che la superiorità tecnologica non è un vantaggio permanente né una garanzia di vittoria. L’eccessiva sofisticazione può diventare una debolezza se porta a costi esorbitanti e a cicli di aggiornamento lenti. Un avversario capace di adattarsi rapidamente con soluzioni più economiche ed “abbastanza buone” può erodere tale vantaggio. L’Occidente deve quindi riconsiderare il suo approccio, privilegiando la flessibilità, la velocità di innovazione e la sostenibilità economica dei suoi sistemi d’arma, anziché puntare unicamente su piattaforme complesse e costosissime.

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