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Economia

Turismo, il paradosso italiano: spiagge vuote ma prezzi alle stelle. Il mercato è rotto?

Mentre si discute di “overtourism”, molte località italiane, come la Riviera Romagnola, registrano un crollo del turismo interno. Le famiglie italiane, a causa del calo del potere d’acquisto, disertano le spiagge, ma i prezzi, inspiegabilmente, non scendono. Un cortocircuito che mette a nudo le fragilità del settore.

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Mentre il dibattito pubblico si infiamma sul concetto di “Overtourism“, la realtà per la stagione turistica italiana del 2025 sembra raccontare una storia ben diversa, quasi opposta. Se l’eccesso di turisti riguarda poche, iconiche città d’arte prese d’assalto dagli stranieri, gran parte del Paese, a partire dalla Riviera Romagnola, fa i conti con un turismo domestico fiacco, quasi in crisi. Il dato allarmante è che gli italiani in ferie sembrano essere sempre di meno, o comunque spendono molto meno.

I numeri, presentati da Repubblica,  parlano chiaro e descrivono un cambiamento radicale nelle abitudini. Sono finiti i tempi delle due settimane in pensione completa. Oggi il turismo italiano è sempre più “mordi e fuggi”: weekend lunghi, dal giovedì al lunedì, come confermano i dati autostradali che, a fronte di un traffico invariato, registrano un aumento di entrate e uscite dai caselli. Questa frammentazione, secondo il Sindacato Italiano Balneari, si è tradotta in un crollo secco del 25% di presenze e consumi sulle spiagge della Romagna a luglio. Le immagini di lettini vuoti e ombrelloni chiusi in pieno agosto sono un pugno nello stomaco.

A salvare (parzialmente) i bilanci sono solo gli stranieri. La piattaforma Big Data Mastercard certifica un abisso nel potere d’acquisto: a giugno, sulla Riviera, la spesa dei turisti tedeschi è stata superiore del 51,89% rispetto a quella degli italiani. Un divario che sale al +101,92% per gli svizzeri e al +36% per gli inglesi. Infrastrutture come i nuovi voli su Rimini e la tratta ferroviaria Monaco-Cattolica hanno certamente aiutato, ma evidenziano un modello di business sempre più dipendente dall’estero.

Anche le istituzioni, pur provando a mostrare ottimismo con i dati positivi del primo semestre, non possono nascondere la realtà. L’assessora regionale al turismo, Roberta Frisoni, ammette la “crescente difficoltà delle famiglie italiane che soffrono di un calo del potere d’acquisto”, un fattore che sta pesantemente influenzando le scelte per le vacanze.

Io ho un punto di osservazione privilegiato sulla Riviera romagnola, dall’autostrada (ahimé) posso già dirvi che agosto non vedrà nessuna ripresa del turismo degli italiani, semplicmente perché non stanno viaggiando, o meglio lo fanno a un livello molto inferiore rispetto agli anni scorsi, semplicmente perché non ci sono code, neanche nel weekend, sulla A14.

Qui emerge il grande paradosso, il punto di rottura del sistema. A fronte di una domanda interna palesemente in calo, con spiagge e alberghi che faticano a riempirsi, i prezzi non solo non scendono, ma sono alle stelle. Gli operatori, forse sperando nel turista straniero danaroso, mantengono listini insostenibili per le tasche degli italiani.

Qualcosa, evidentemente, non sta funzionando. Se il calo della domanda da parte di un’enorme fetta di mercato (quello domestico) non porta a una ricalibrazione dei prezzi, significa che le leggi fondamentali del mercato si sono inceppate. Il risultato è un cortocircuito economico e sociale: strutture vuote che non diventano più convenienti, e un popolo, quello italiano, sempre meno ricco e sempre più escluso dal piacere di una vacanza nel proprio Paese.


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