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Trump punta al Grande Nord: nominato un inviato speciale per la Groenlandia. La Danimarca non ci sta e convoca l’ambasciatore
Trump nomina il governatore della Louisiana inviato per la Groenlandia: l’obiettivo è l’annessione? Ira della Danimarca.

La diplomazia internazionale si muove spesso su binari prevedibili, fatti di note verbali felpate e sorrisi di circostanza. E poi c’è la diplomazia di Donald Trump. Con una mossa che unisce la Realpolitik più brutale a una certa visione immobiliare della geopolitica, il Presidente degli Stati Uniti ha deciso di nominare un “inviato speciale” per la Groenlandia. La scelta è caduta su Jeff Landry, governatore della Louisiana, sostenitore storico di Trump.
La reazione di Copenaghen non si è fatta attendere: convocazione immediata dell’ambasciatore statunitense e una dichiarazione congiunta con il governo locale groenlandese per ribadire che l’isola non è in vendita. Ma al di là del folklore diplomatico, cosa si nasconde dietro questa mossa? Siamo di fronte a una provocazione o all’inizio di una ridefinizione degli assetti artici?
Dal Bayou ai Ghiacci: la strana scelta di Landry
La nomina di Jeff Landry ha sollevato più di un sopracciglio, e non solo per le implicazioni politiche. Landry è il governatore della Louisiana, uno stato noto per le sue paludi, il jazz e il clima subtropicale, non certo per la gestione dei permafrost. Tuttavia, la scelta di Trump non è priva di una sua logica storica.
La Louisiana è, storicamente, il simbolo della più grande espansione territoriale pacifica degli Stati Uniti: il Louisiana Purchase del 1803, quando gli USA acquistarono dalla Francia un territorio immenso. Nominare il governatore di quello stato come inviato per la Groenlandia è un messaggio subliminale neanche troppo velato: “Lo abbiamo fatto una volta, possiamo farlo ancora”.
Landry, dal canto suo, non ha usato mezzi termini. Sulla piattaforma X ha definito un onore lavorare per “rendere la Groenlandia parte degli Stati Uniti”. Una frase che, diplomaticamente parlando, equivale a entrare in una cristalleria alla guida di un bulldozer.
La reazione “gelida” di Danimarca e Groenlandia
Il Ministro degli Esteri danese, Lars Løkke Rasmussen, ha definito la nomina “completamente inaccettabile“. La posizione del Regno di Danimarca è chiara e si fonda sul diritto internazionale: non si possono annettere territori altrui nel XXI secolo, nemmeno se si è la superpotenza egemone.
Il Primo Ministro danese Mette Frederiksen e l’omologo groenlandese Jens-Frederik Nielsen hanno ribadito in una nota congiunta:
“I confini nazionali e la sovranità degli Stati sono sanciti dal diritto internazionale. Non si può annettere un altro Paese. Lo abbiamo già detto. Ora lo ripetiamo.”
Tuttavia, c’è un dettaglio che non sfugge agli osservatori più attenti. La Groenlandia gode di ampia autonomia. La strategia americana, delineata già nei mesi scorsi dal vicepresidente Vance, potrebbe non essere quella di un acquisto diretto dalla Danimarca, bensì quella di favorire una piena indipendenza di Nuuk da Copenaghen, per poi negoziare un’adesione o un protettorato con la neonata nazione artica. Del resto la Groenlandia, per sua volontà , non è neppure parte dell’Unione Europea, ma solo in una sorta di “Unione temporanea” con la Danimarca, che ne cura la politica estera.
Perché la Groenlandia è così importante?
Non stiamo parlando solo di orgoglio nazionale o di cartine geografiche da ridisegnare. L’interesse americano è guidato da due fattori estremamente concreti: sicurezza nazionale e risorse strategiche.
Ecco un quadro sintetico delle motivazioni:
- Posizione Geostrategica: La Groenlandia è la porta dell’Artico. Con lo scioglimento dei ghiacci, si aprono nuove rotte commerciali a nord che fanno gola a Russia e Cina.
- Difesa: Gli USA operano già la Thule Air Base (ora Pituffik Space Base), essenziale per il rilevamento missilistico e le operazioni spaziali.
- Terre Rare: Il sottosuolo groenlandese è ricchissimo di minerali critici necessari per la transizione tecnologica, risorse che oggi l’Occidente è costretto a importare massicciamente dalla Cina.
L’unico modo per la Danimarca per impedire che, presto o tardi, gli USA acquistino il controllo della Groenlandia sarebbe la colonizzazione, cioè una minima reale popolazione della grande isola e lo sfruttamento delle risorse di questo enorme spazio vuoto. Qualcosa che Copenhagen non ha la forza, e la volontà, di fare.
Conclusioni: Diplomazia o Annessione?
La nomina di un inviato speciale, di per sé, non sarebbe un atto ostile. Gli Stati nominano inviati per le aree di crisi o per gestire dossier complessi continuamente. Il problema sorge nel mandato implicito ed esplicito conferito a Landry.
Se il compito dell’inviato fosse quello di rafforzare la cooperazione artica, gestire gli investimenti americani nelle miniere locali o potenziare la base di Pituffik, Copenaghen potrebbe storcere il naso, ma abbozzerebbe. Il problema è che Trump e il suo entourage sembrano trattare la Groenlandia come un asset in difficoltà in una procedura fallimentare, piuttosto che come un territorio abitato da un popolo con diritto all’autodeterminazione.
L’approccio “transazionale” di Trump si scontra con la rigida architettura istituzionale europea. Tuttavia, non bisogna sottovalutare la leva economica. Se gli USA offrissero alla piccola popolazione groenlandese (57.000 anime) un pacchetto di investimenti e sussidi diretto, in grado di sostituire il block grant annuale che arriva dalla Danimarca, la volontà popolare a Nuuk potrebbe anche vacillare verso Washington.
In definitiva, siamo di fronte al classico “elefante nella stanza”: tutti sanno che la Groenlandia è essenziale per la sicurezza americana, ma solo Trump ha l’ardire (o la sfrontatezza) di dire ad alta voce che vorrebbe che il padrone di casa gli consegnasse le chiavi. Resta da vedere se Landry sarà un diplomatico abile o solo un provocatore in un negozio di cristalli artici.
Domande e risposte
Perché Trump vuole la Groenlandia a tutti i costi?
Non è un capriccio immobiliare. La Groenlandia è fondamentale per il controllo delle rotte artiche, sempre più navigabili, e per contrastare la presenza russa e cinese nel Polo Nord. Inoltre, l’isola possiede vasti giacimenti di terre rare, materiali essenziali per l’industria tecnologica e militare, che oggi gli USA faticano a reperire autonomamente. Controllare l’isola significa garantire la sicurezza della catena di approvvigionamento americana.
Gli Stati Uniti possono davvero “comprare” un’isola nel 2025?
Secondo il diritto internazionale moderno, no. Non si possono acquistare territori e popolazioni come si faceva nel XIX secolo (vedi l’acquisto della Louisiana o dell’Alaska). Tuttavia, esiste una strada politica: se la Groenlandia decidesse democraticamente di diventare indipendente dalla Danimarca, potrebbe successivamente scegliere di associarsi liberamente agli Stati Uniti o diventarne un territorio, scambiando sovranità con protezione e investimenti economici massicci.
Chi è Jeff Landry e perché è stato scelto?
Jeff Landry è il governatore repubblicano della Louisiana e un fedelissimo di Trump. La sua scelta è simbolica e politica. La Louisiana fu acquistata dagli USA dalla Francia nel 1803, un precedente storico che Trump ama citare. Landry non ha esperienza artica, ma rappresenta la volontà di espansione territoriale e la fedeltà alla linea “America First”, segnalando che la questione verrà trattata come un affare interno di sicurezza e non come una delicata questione diplomatica.









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