Economia
Svolta clamorosa di Trump: un fiume di Dollari per la Pace con l’Iran, ma a una condizione ferrea
Dopo settimane di tensioni militari sull’orlo del baratro, l’amministrazione Trump cambia radicalmente strategia. Sul tavolo un’offerta quasi incredibile: 30 miliardi dai Paesi del Golfo per un programma nucleare civile iraniano, in cambio della fine totale di ogni arricchimento dell’uranio. Un cambio di tono che spiazza Teheran e il mondo.

Dopo aver sfiorato il punto di non ritorno con attacchi militari incrociati, l’amministrazione Trump mette in scena un ribaltone degno di un thriller politico. Lontano dai toni bellicosi, Washington sta sondando il terreno per un’offerta che potrebbe cambiare la storia del Medio Oriente: un pacchetto di incentivi da capogiro per riportare l’Iran al tavolo dei negoziati, con una proposta centrale tanto generosa quanto rigida.
Fonti interne all’amministrazione, citate dalla CNN, parlano di un piano che si articola su più fronti, discusso in incontri segreti anche mentre i droni e i missili solcavano i cieli di Iran e Israele. Il cuore di questa nuova strategia è una vera e propria svolta copernicana rispetto alla politica di “massima pressione”.
L’Offerta da 30 miliardi: una proposta senza precedenti
Il punto più eclatante della bozza di accordo è la proposta di un investimento stimato tra i 20 e i 30 miliardi di dollari per la costruzione di un programma nucleare iraniano interamente nuovo, destinato a scopi puramente civili e per la produzione di energia.
La vera notizia, però, è chi pagherebbe il conto. Un alto funzionario dell’amministrazione Trump è stato chiaro: “Gli Stati Uniti sono disposti a guidare questi colloqui, ma qualcun altro dovrà pagare per la costruzione del programma nucleare”. Quel “qualcun altro” sono, secondo le indiscrezioni, i ricchi alleati arabi del Golfo, storici avversari dell’Iran.
In pratica, Trump offre a Teheran la possibilità di modernizzare la propria infrastruttura energetica con decine di miliardi forniti dai suoi stessi rivali regionali. Un’idea tanto audace da sembrare quasi irrealizzabile, ma che testimonia la volontà di trovare una via d’uscita creativa e definitiva.
Come extra premio gli USA promettono un allentamento dei dazi e la restituzione di 6 miliardi in fondi attualmente congelati nei paesi occidentali. l’Iran avrebbe di che effettuare interessanti investimenti.
La Condizione Non Negoziabile: Stop all’Arricchimento dell’Uranio
Questa monumentale offerta economica è legata a una condizione ferrea, un paletto su cui Washington si è mostrata irremovibile: zero arricchimento dell’uranio da parte dell’Iran.
Spieghiamolo chiaramente: l’arricchimento dell’uranio è il processo tecnologico che permette di aumentare la concentrazione dell’isotopo fissile U-235. A bassi livelli di arricchimento (3-5%), l’uranio è utilizzabile come combustibile per le centrali nucleari civili. Ad alti livelli (oltre il 90%), diventa il materiale fondamentale per la costruzione di una bomba atomica.
L’accordo del 2015 (JCPOA), da cui Trump si è ritirato, permetteva all’Iran un arricchimento limitato e sorvegliato. La nuova proposta americana è un cambio totale di paradigma: l’Iran potrebbe avere un programma nucleare per scopi pacifici, ma dovrebbe importare il combustibile già arricchito dall’estero, rinunciando per sempre alla capacità tecnologica di produrlo in casa. Sarebbe una garanzia totale, secondo la visione USA, che Teheran non possa mai, neanche in segreto, deviare il materiale per scopi militari. È questo il vero cuore della richiesta americana, un compromesso che l’Iran ha sempre fieramente rifiutato, considerandolo una limitazione della propria sovranità tecnologica.
Un Cambio di Tono Radicale
L’approccio, guidato dall’inviato speciale Steve Witkoff, è un allontanamento drammatico dalla retorica aggressiva. Si parla di allentare le sanzioni e di sbloccare miliardi di fondi iraniani congelati in banche estere. Addirittura, è stata ventilata l’ipotesi che i fondi del Golfo possano servire a rimpiazzare l’impianto nucleare di Fordow, recentemente colpito da bombe americane, con una nuova struttura non arricchibile.
Mentre il Presidente Trump, pubblicamente, ostenta indifferenza (“Non mi interessa se avremo un accordo o no”), i suoi consiglieri, tra cui il Segretario di Stato Marco Rubio, lavorano febbrilmente dietro le quinte. Credono che solo un accordo di lungo termine possa garantire che il recente cessate il fuoco non sia solo una tregua passeggera.
La palla passa ora a Teheran. L’Iran, colpito militarmente e messo di fronte a una proposta tanto allettante quanto esigente, si trova a un bivio storico. Accettare i miliardi del Golfo rinunciando per sempre all’ambizione di padroneggiare il ciclo del combustibile nucleare, o continuare sulla strada dell’isolamento e del confronto? Sinora l’arricchimento dell’uranio è stato, più che altro, un vero punto d’onore. Sarà disponibile a prendere i soldi in cambio di un accordo? Quanto sarà rigido Khamenei? Sinora lo è stato moltissimo.
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