Attualità
Trump morde, la lira turca cade
Trump ha a lungo minacciato la Turchia di reazioni pesanti nel caso in cui questo paese avesse perseguito nell’intenzione di acquistare il sistema antiaereo S400 di produzione russa. Il problema non è esclusivamente di carattere commerciale, ma anche strategico: un sistema d’arma russo è creato per combattere gli aerei non russi, cioè della NATO, e questo è scarsamente coerente con lo status della Turchia come, almeno teoricamente, paese parte della NATO….
Probabilmente Erdogan contava sul fatto che Trump fosse il classico “Cane che abbaia e non morde”, ma ha tirato troppo la corda. Ieri (16 maggio) la Casa Bianca ha annunciato la fine dello “Status di Nazione Commercialmente favorita” per Ankara, posizione che le era stata garantita dal 1975 come paese in via di sviluppo sotto le previsioni del Generalized System of Preferences (GSP). Questo le permetteva di esportare negli USA senza pagare dazi commerciali , ma ora Washington ha deciso che non siamo più in una situazione di sviluppo e che quindi possono essere applicati i dazi commerciali normalmente utilizzati in assenza di accordi specifici. L’unico favore concesso è relativo all’import di acciaio che, invece di essere tassato al 50%, vede applicata una aliquota ridotta al 25%, anche perchè nell’ultimo anno l’export di acciaio turco è calato del 48%. Sono anche stati concesse alcune esenzioni specifiche, ma nulla che comunque cambi in modo generale lo status imposto.
L’interscambio commerciale con Ankara era pari a 24 miliardi di dollari, secondo i dati ufficiali del dipartimento per il commercio USA, con un leggero avanzo commerciale USA, per circa 1,5 miliardi di dollari. Ora c’è da aspettarsi una contromossa da parte di Erdogan con dazi sull’export USA che però, in parte, è difficile da sostituire in quanto legato a macchinari ed aerei. Al contrario importazioni a stelle e strisce come cotone e lubrificanti sarebbero facilmente rimpiazzabili. Gli USA non avranno problemi a trovare fornitori per i tessili esportati dalla Turchia.
La Lira turca ha subito un forte contraccolpo perdendo quasi il 10%, in un momento in cui vi è una fuga dei capitali dal paese, con veendita anche di debiti in lira turca:
A questo aggiungiamo che vi è una stretta creditizia piuttosto sensibile. Dopo la crisi dei mercati emergenti del 2018 le banche nazionali erano intervenute pesantemente elargendo crediti a privati ed imprese, ma questa situazione si sta esaurendo e ci si avvia ad un nuovo credit crunch.
Tutto questo alla vigilia delle importatissime nuove elezioni a Istanbul, ripetizioni di quelle di aprile annullate dal potere giudiziario e che avevano visto il partito del presidente Erdogan uscire sconfitto. Il combinarsi di queste crisi non favorirà di sicuro il suo candidato..
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