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Trump e il ritorno delle corazzate: nostalgia, follia o un briciolo di ragione?

Trump vuole il ritorno delle corazzate: follia o genio? Analizziamo costi, fattibilità e perché, forse, su corazze e cannoni non ha tutti i torti.

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Donald Trump, in una delle sue classiche uscite che tanto piacciono ai media, ha rilanciato un’idea che odora di naftalina e acciaio pesante: rimettere in servizio le corazzate, quelle che in inglese si chiamano Battleship. Parlando con i vertici militari, ha espresso il suo apprezzamento per quelle “belle fiancate da sei pollici di acciaio solido”, contrapposte all'”alluminio che si scioglie solo a guardare un missile in avvicinamento”. E poi la chiosa, tanto semplice quanto potente: “I proiettili costano molto meno dei missili“.

Al di là della boutade, che fa sorridere chiunque abbia una minima infarinatura di strategia navale moderna, la provocazione di Trump tocca, forse involontariamente, alcuni nervi scoperti della US Navy e del futuro del combattimento di superficie. Analizziamo quindi la proposta: è pura fantapolitica o c’è un fondo di verità da considerare?

La via della nostalgia: Riattivare le vecchie glorie classe Iowa?

La prima opzione, la più romantica, sarebbe quella di recuperare dai loro moli una delle quattro corazzate classe Iowa, oggi trasformate in navi museo. Queste navi, entrate in servizio durante la Seconda Guerra Mondiale, hanno già vissuto diverse “seconde vite”, venendo riattivate per la Corea, il Vietnam e, infine, negli anni ’80 sotto Reagan, quando furono aggiornate con missili Tomahawk e Harpoon.

Tuttavia, un loro ritorno oggi appare a dir poco improbabile per una serie di ragioni schiaccianti:

  • Costi Esponenziali: Rimettere in sesto scafi fermi da decenni, con impianti a vapore ormai obsoleti, richiederebbe un investimento colossale, probabilmente superiore a quello per la costruzione di nuove unità.
  • Equipaggio: Una corazzata classe Iowa richiedeva un equipaggio di oltre 1.500 marinai. Un cacciatorpediniere moderno classe Arleigh Burke ne imbarca circa 300. In un’epoca di difficoltà nel reclutamento, dedicare così tanto personale a una singola piattaforma sarebbe un suicidio logistico.
  • Tecnologia Datata: Per quanto aggiornate negli anni ’80, l’elettronica, i sensori e i sistemi di combattimento di queste navi sono reperti archeologici rispetto agli standard odierni. Un ammodernamento completo sarebbe una ricostruzione di fatto.

Insomma, la via della riattivazione è un vicolo cieco, affascinante ma impraticabile. Avrebbe più senso ricostruire da zero, lasciando queste navi al loro lavoro di musei galleggianti  (e di protagonisti di film di fantscienza).

L’Ultima corazzata italiana, l’Andrea Doria, uscita dalla linea nel 1956

La lezione (costosissima) dei cacciatorpediniere Zumwalt

L’idea di una nave da guerra moderna incentrata sui cannoni non è, in realtà, nuova. La US Navy ci ha già provato con i cacciatorpediniere stealth classe Zumwalt (DDG-1000). Il cuore di queste navi dovevano essere due avveniristici cannoni da 155mm (Advanced Gun System – AGS) capaci di sparare proiettili di precisione a lunga gittata.

USS Zumwalt

Il risultato? Un disastro programmatico. Il costo di ogni singolo proiettile è lievitato a circa $800.000, una cifra talmente folle da spingere la Marina a non acquistarne neanche uno. Risultato: tre navi costosissime con due cannoni giganteschi e perfettamente inutili. Ora, la Marina sta spendendo altri soldi per rimuovere almeno uno dei cannoni e sostituirlo con lanciatori per missili ipersonici. Un monito potente contro i sogni di gloria dell’artiglieria navale.

Ma Trump ha proprio torto su tutto? Non proprio.

Se l’idea della corazzata è anacronistica, due punti sollevati da Trump meritano una riflessione più seria.

  1. La questione della corazzatura: Trump deride l’alluminio, e non a caso. Le sovrastrutture in alluminio degli incrociatori classe Ticonderoga hanno sofferto di problemi di fessurazione, spingendo la Marina a preferire costruzioni interamente in acciaio per i successivi cacciatorpediniere Arleigh Burke. In un mondo dove le flotte sono minacciate non solo da missili antinave sofisticati, ma anche da sciami di droni a basso costo (come dimostrano gli Houthi nel Mar Rosso), l’idea di una maggiore protezione passiva non è affatto peregrina. Una corazza moderna, magari non spessa come quella delle Iowa, potrebbe aumentare la capacità di sopravvivenza di una nave, assorbendo danni che oggi la metterebbero fuori combattimento.
  2. Il futuro dei cannoni: i Railgun. L’idea di un’arma a proiettili a basso costo e alta efficacia non è morta con gli Zumwalt. La vera rivoluzione potrebbe arrivare dai cannoni elettromagnetici, o railgun. Queste armi usano campi magnetici per accelerare proiettili a velocità ipersoniche, promettendo gittate e capacità difensive (anche contro missili) impensabili per l’artiglieria tradizionale, il tutto a un costo per colpo drasticamente inferiore a un missile. La US Navy ha messo in pausa il suo programma, ma Cina e Giappone stanno facendo progressi significativi. La “corazzata del futuro” potrebbe essere una nave armata proprio con queste tecnologie.

Conclusione: Tra estetica e necessità strategica

La proposta di Trump di riportare in vita le corazzate è, nella sua forma letterale, irrealizzabile. È un’immagine potente che si scontra con la dura realtà dei costi, della logistica e della moderna dottrina navale, che privilegia la portata dei missili rispetto alla potenza bruta dei cannoni.

Tuttavia, le sue parole, forse dettate più da un’estetica personale (“Non mi piacciono alcune delle vostre navi, esteticamente… sono brutte”) che da un’analisi strategica, finiscono per evidenziare dibattiti reali e attuali: la necessità di navi più resilienti e la ricerca di alternative ai costosissimi missili.

Mentre la US Navy fatica a tenere il passo con la produzione navale cinese e a gestire programmi in ritardo e fuori budget come quello delle fregate Constellation, ogni spunto di riflessione, anche il più bizzarro, può rivelarsi utile. Magari non vedremo le Iowa solcare di nuovo gli oceani, ma l’idea di una nave da guerra più corazzata e con un’artiglieria di nuova generazione non è poi così fantascientifica.

Cannone elettromagnetico in servizio in Giappone

Domande e Risposte per il Lettore

1) È davvero fattibile, dal punto di vista tecnico ed economico, riattivare le vecchie corazzate classe Iowa? No, la fattibilità è estremamente bassa, quasi nulla. I costi di ripristino di scafi fermi da oltre 30 anni, con impianti propulsivi a vapore obsoleti e privi di pezzi di ricambio, sarebbero astronomici. A questo si aggiunge la necessità di addestrare da zero un equipaggio specializzato per tecnologie superate. Inoltre, l’elettronica e i sistemi d’arma dovrebbero essere completamente sostituiti per renderle minimamente efficaci, trasformando il progetto in una ricostruzione completa, più costosa e complessa della costruzione di una nuova nave da guerra moderna.

2) Perché i potenti cannoni da 16 pollici (406 mm) di una corazzata non sono più considerati un’arma decisiva nella guerra navale moderna? Il motivo principale è la portata. I cannoni delle Iowa avevano una gittata massima di circa 40 km. Oggi, i missili antinave standard hanno portate che superano facilmente i 150-200 km, mentre i missili balistici antinave possono colpire bersagli a oltre 1.500 km. Una corazzata dovrebbe avvicinarsi pericolosamente al nemico per usare le sue armi principali, esponendosi al fuoco di missili, aerei e sottomarini che potrebbero distruggerla molto prima che essa possa rispondere al fuoco. La precisione e la gittata dei missili hanno reso obsoleto il combattimento navale basato sull’artiglieria a corto raggio.

3) L’idea di Trump di navi più corazzate ha un qualche fondamento nel contesto delle minacce attuali? Sì, questo è l’aspetto più sensato della sua provocazione. Le moderne navi da guerra sono progettate per difendersi attivamente con missili e sistemi di contromisura, ma hanno una corazzatura relativamente leggera per massimizzare velocità e ridurre i costi. L’ascesa di minacce asimmetriche come sciami di droni suicidi a basso costo, dimostrata nel Mar Rosso, mette a dura prova le limitate scorte di missili difensivi. Una maggiore corazzatura passiva potrebbe permettere a una nave di assorbire danni da queste minacce minori senza essere messa fuori combattimento, aumentando la sua resilienza e capacità di sopravvivenza in scenari di conflitto ad alta intensità.

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